Un lungo e allucinato catalogo di meschinerie, bassezze, lordure, olezzi, bassifondi, in uno stile ossessivo e visionario, al cui interno pulsano divagazioni storiche, culturali, pop. Si tratta di Roma, di Vittorio Giacopini (il Saggiatore), romanzo che narra la storia del borderline Lucio Lunfardi, un ex giornalista e ora neosovversivo con un piano ben definito in testa: incapace di convivere con la Città Eterna dei giorni nostri vuole annegarla, e con lei i suoi abitanti, ritenuti dal protagonista sempre più volgari e culturalmente inutili.
Lunfardi, chiuso in una cripta sotto Santa Maria in Trivio a cospirare e ordire rivolte acquatiche, o sul Lungotevere a scrutare le architravi dei ponti, le mura, gli acquedotti, per carpire come farli saltare in aria, è un antieroe contemporaneo, un anarchico che ha perso il faro di Trebisonda in una qualsiasi delle tante notti buie che costellano la sua quotidianità. Un disperato che mette in piedi una corte dei miracoli per realizzare il suo diabolico piano. Su tutti: un borgataro, suo malgrado, che millanta trascorsi con la Banda della Magliana e una scapestrata graffitara il cui marchio di fabbrica sono rappresentazioni di pennuti da muro.
Per il linguaggio immaginifico di Giacopini ho provato lo stesso piacere di quando ho letto Lo stato selvaggio di Georges Conchon e Morte a credito di Louis-Ferdinand Céline. Lucio Lunfardi (Jack, quando si immerge nelle notti periferiche della metropoli) come il giovane Ferdinad céliniano si trova travolto nella marea delle situazioni sfavorevoli e mediocri. Vede intorno a sé un tripudio di energie sprecate, uomini e donne che si lasciano corrompere dalla pigrizia, coinvolti in goffi tentativi di guadagno, e cerca di trovare una soluzione per salvare il salvabile. Le situazioni più drammatiche sono stemperate da accenti ironici, e ci vuole molta intelligenza e maestria nell’usare le parole per riuscirci senza scadere nel ridicolo o nel patetico.
Roma è un flusso continuo di pensieri, parole, azioni sfumate. Quello che traspare è l’immagine di una città perdente, vittima della Storia, colpevole di essersi lasciata sopraffare dai propri impalpabili e triviali sogni, trasformatisi ben presto, uno dopo l’altro, in incubi. È la rappresentazione di un quasi-nichilista che vede nella propria città il manifesto della capitale della criminalità organizzata, delle borgate che hanno perso tutto il loro fascino popolare, delle strade colonizzate da pizza takeaway, nutrie e sale da massaggio. Il tempo intanto scorre, pagina dopo pagina, senza che Lunfardi riesca a concludere niente di utile, collezionando fallimenti, ma senza mai cadere nella disperazione.
Per certi versi, il testo mi ha ricordato London Orbital di Iain Sinclair. Nel libro dello scrittore e film-maker anglosassone si compie un viaggio a piedi lungo duecento chilometri, camminando a fianco della M25, l’arteria autostradale che circonda Londra, svelando gli scheletri nell’armadio della capitale inglese e narrando di storie quotidiane e di antiche leggende metropolitane. Visto sotto questo punto di vista, anche il protagonista di Roma vaga nelle notti capitoline in cerca di storie e vecchie credenze popolari. Per imprimersele in testa, per confrontare il passato con il presente, e sommergere tutto sotto un diluvio di acqua marrone e fangosa.
Lorenzo Mazzoni
Scrittore
Cultura - 29 Ottobre 2017
Il requiem di ‘Roma’ nelle parole di Vittorio Giacopini
Un lungo e allucinato catalogo di meschinerie, bassezze, lordure, olezzi, bassifondi, in uno stile ossessivo e visionario, al cui interno pulsano divagazioni storiche, culturali, pop. Si tratta di Roma, di Vittorio Giacopini (il Saggiatore), romanzo che narra la storia del borderline Lucio Lunfardi, un ex giornalista e ora neosovversivo con un piano ben definito in testa: incapace di convivere con la Città Eterna dei giorni nostri vuole annegarla, e con lei i suoi abitanti, ritenuti dal protagonista sempre più volgari e culturalmente inutili.
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Acquista su AmazonLunfardi, chiuso in una cripta sotto Santa Maria in Trivio a cospirare e ordire rivolte acquatiche, o sul Lungotevere a scrutare le architravi dei ponti, le mura, gli acquedotti, per carpire come farli saltare in aria, è un antieroe contemporaneo, un anarchico che ha perso il faro di Trebisonda in una qualsiasi delle tante notti buie che costellano la sua quotidianità. Un disperato che mette in piedi una corte dei miracoli per realizzare il suo diabolico piano. Su tutti: un borgataro, suo malgrado, che millanta trascorsi con la Banda della Magliana e una scapestrata graffitara il cui marchio di fabbrica sono rappresentazioni di pennuti da muro.
Per il linguaggio immaginifico di Giacopini ho provato lo stesso piacere di quando ho letto Lo stato selvaggio di Georges Conchon e Morte a credito di Louis-Ferdinand Céline. Lucio Lunfardi (Jack, quando si immerge nelle notti periferiche della metropoli) come il giovane Ferdinad céliniano si trova travolto nella marea delle situazioni sfavorevoli e mediocri. Vede intorno a sé un tripudio di energie sprecate, uomini e donne che si lasciano corrompere dalla pigrizia, coinvolti in goffi tentativi di guadagno, e cerca di trovare una soluzione per salvare il salvabile. Le situazioni più drammatiche sono stemperate da accenti ironici, e ci vuole molta intelligenza e maestria nell’usare le parole per riuscirci senza scadere nel ridicolo o nel patetico.
Roma è un flusso continuo di pensieri, parole, azioni sfumate. Quello che traspare è l’immagine di una città perdente, vittima della Storia, colpevole di essersi lasciata sopraffare dai propri impalpabili e triviali sogni, trasformatisi ben presto, uno dopo l’altro, in incubi. È la rappresentazione di un quasi-nichilista che vede nella propria città il manifesto della capitale della criminalità organizzata, delle borgate che hanno perso tutto il loro fascino popolare, delle strade colonizzate da pizza takeaway, nutrie e sale da massaggio. Il tempo intanto scorre, pagina dopo pagina, senza che Lunfardi riesca a concludere niente di utile, collezionando fallimenti, ma senza mai cadere nella disperazione.
Per certi versi, il testo mi ha ricordato London Orbital di Iain Sinclair. Nel libro dello scrittore e film-maker anglosassone si compie un viaggio a piedi lungo duecento chilometri, camminando a fianco della M25, l’arteria autostradale che circonda Londra, svelando gli scheletri nell’armadio della capitale inglese e narrando di storie quotidiane e di antiche leggende metropolitane. Visto sotto questo punto di vista, anche il protagonista di Roma vaga nelle notti capitoline in cerca di storie e vecchie credenze popolari. Per imprimersele in testa, per confrontare il passato con il presente, e sommergere tutto sotto un diluvio di acqua marrone e fangosa.
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Washington, 22 dic. (Adnkronos) - Il presidente eletto Donald Trump ha suggerito che gli Stati Uniti dovrebbero prendere il controllo del Canale di Panama, definendolo come una “risorsa nazionale vitale” e chiedendo a Panama di restituire il canale se i “principi, sia morali che legali” degli Stati Uniti che consentono a Panama di gestire il canale vengono violati.
Trump ha raddoppiato la proposta, lanciata per la prima volta sui social media ieri, durante un discorso all'evento Turning Point Usa a Phoenix, sostenendo che gli Stati Uniti hanno un "interesse acquisito" nel far sì che il canale venga gestito senza che Panama addebiti "prezzi e tariffe di passaggio esorbitanti" alle navi gestite da aziende e personale militare statunitensi.
"La nostra Marina e il nostro commercio sono stati trattati in modo molto ingiusto e sconsiderato. Le tariffe applicate da Panama sono ridicole, profondamente ingiuste, soprattutto sapendo la straordinaria generosità che è stata concessa a Panama, molto scioccamente, dagli Stati Uniti", ha detto Trump. "Questa completa truffa ai danni del nostro Paese cesserà immediatamente". "Se i principi, sia morali che legali, di questo magnanimo gesto di donazione non saranno rispettati, allora chiederemo che il Canale di Panama venga restituito agli Stati Uniti", ha continuato. "Quindi, funzionari di Panama, vi prego regolarvi di conseguenza".
Roma, 22 dic. (Adnkronos) - Martina, la studentessa fiorentina di 21 anni ferita con trenta coltellate dall'ex fidanzato a Oslo, in Norvegia, "non sarebbe in pericolo di vita". Lo ha detto all'Adnkronos la Farnesina, aggiungendo che "la famiglia è arrivata a Oslo ieri e che l'ambasciata segue la situazione da venerdì con la massima attenzione, prestando assistenza alla famiglia".
Roma, 22 dic (Adnkronos) - "Maria Ruggia è morta in ospedale, esattamente nell’ospedale Ingrassia a Palermo. L’hanno lasciata su una barella del pronto soccorso dal 10 dicembre al 18 dicembre. Solo il 19 è stata trasferita a Medicina Generale, quando stava già malissimo, il 20 è deceduta”. Lo scrive sui social Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera.
“La figlia ha fatto una denuncia: suppone che potrebbe avere contratto un’infezione in ospedale perché è stata tenuta al pronto soccorso senza somministrarle adeguata terapia antibiotica preventiva, visto che si trattava di paziente fragile, esponendola a un ambiente sanitario non idoneo per troppo tempo, se ne capirà di più con le indagini. Una cosa però è certa", prosegue.
"Una paziente, ancor di più fragile, non dovrebbe stare 10 giorni in barella al pronto soccorso prima di essere trasferito in un reparto o in una clinica. E invece Maria ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita nelle stesse condizioni in cui sono costretti a stare i siciliani che hanno la sfortuna di finire in un pronto soccorso", dice ancora Faraone.
(Adnkronos) - "Lo abbiamo documentato con le foto, lo abbiamo testimoniato con i nostri blitz nei pronto soccorso siciliani, abbiamo chiesto interventi urgenti, ma nulla è cambiato, se non in peggio. Per il Presidente della Regione, Renato Schifani, va bene così e in Sicilia regna l’assuefazione, in attesa di scandalizzarsi per il prossimo morto al pronto soccorso”, conclude Faraone.
Roma, 22 dic. (Adnkronos) - "Appena avuta notizia dell'attentato di Magdeburgo, l'ambasciata italiana in Germania ha chiesto alle autorità locali se vi fossero coinvolti degli italiani. Ci è stato risposto che non risultavano cittadini italiani". Lo ha detto all'Adnkronos la Farnesina, parlando di Marco Forciniti - originario di Pietrapaola, in Calabria - "cittadino italo-tedesco, del cui ferimento - ha aggiunto il ministero degli Esteri - l'Unita di Crisi ha appreso dai media. Funzionari dell'ambasciata si sono recati presso l'ospedale per conoscere le condizioni di salute dell'uomo e fornirgli assistenza".
Washington, 22 dic. (Adnkronos) - Elon Musk "non diventerà presidente, questo ve lo posso dire. Ne sono sicuro, sapete perché? Non può esserlo, non è nato in questo Paese". Parlando ai sostenitori durante un evento a Phoenix, il presidente eletto Donald Trump ha affermato che il fondatore di Tesla - che è nato in Sudafrica - ha "fatto un lavoro straordinario" e ha respinto gli attacchi dei democratici che sostengono che Musk si stia comportando come un presidente 'de facto', dopo che la scorsa settimana l'imprenditore ha guidato con successo un tentativo di bloccare un disegno di legge bipartisan sui finanziamenti governativi.
"No, non prenderà la presidenza. Mi piace avere accanto persone intelligenti", ha detto Trump. "La nuova bufala è che il presidente Trump ha ceduto la presidenza a Elon Musk. No, no, non succederà".
Roma, 22 dic (Adnkronos) - "La migliore risposta alla irresponsabilità della magistratura e delle sinistre, che hanno voluto un inutile e persecutore processo a Salvini, sarà la rapida approvazione del disegno di legge sicurezza. Terremo conto di ogni osservazione. Ma ognuno stia al suo posto. Non ci sono altre istituzioni che si sostituiscono al parlamento". Lo dice il presidente dei senatori di FI Maurizio Gasparri.
"Valuteremo le obiezioni, soprattutto quelle autorevoli, e valuteremo eventuali miglioramenti. Ma il disegno di legge sicurezza sarà approvato. Per rafforzare le forze dell'ordine. Noi vogliamo tutelare il popolo in divisa a cui abbiamo dato un nuovo contratto di lavoro. Invece la sinistra ed i grillini stanno dalla parte dei teppisti che aggrediscono le forze di polizia. E anche le altre Istituzioni devono guardare alla difesa della legalità", prosegue.
"Aspettiamo, ad esempio, dal massimo esponente del CSM qualche segnale dopo la sentenza di Palermo. I procuratori che si sono alternati chiedendo condanne senza fondamento resteranno al loro posto? Il CSM discuterà di questa scandalosa vicenda di Palermo? Chi lo guida avrà qualche esternazione da fare anche cogliendo l'occasione di fine anno? O la magistratura può impunemente sabotare le istituzioni politico-parlamentari e tentare di sostituirsi al potere legislativo e a quello esecutivo con la complicità delle sinistre?", dice ancora Gasparri.
(Adnkronos) - "Nelle prossime ore parlerò chiaro anche in Parlamento sullo scandalo della vicenda Open Arms. La mia proposta che feci da Presidente della giunta per le elezioni e le immunità parlamentari era quella giusta: non processare Salvini e arrivare alle stesse conclusioni che dopo anni di ingiustizie e sprechi sono arrivate dal tribunale di Palermo”, conclude Gasparri.
Washington, 22 dic. (Adnkronos) - Una donna è stata bruciata viva stamattina a New York mentre dormiva sul treno F della metropolitana di Coney Island. Lo riportano i media americani che, citando fonti della polizia, riferiscono di un uomo che le avrebbe lanciato addosso un fiammifero acceso, facendola andare a fuoco.
Gli agenti della polizia di New York sono intervenuti in seguito alla segnalazione di un incendio avvenuto poco prima delle 7,30 presso la stazione della metropolitana di Coney Island-Stillwell Avenue e hanno trovato la donna avvolta dalle fiamme mentre era seduta sul treno. È stata trovata circondata da bottiglie di liquore, anche se non è ancora chiaro se abbiano avuto un qualche ruolo nell'incendio.