Nel 1992, sull’onda emotiva del film di Oliver Stone, JFK un caso ancora aperto, l’allora presidente George Bush decise di anticipare all’ottobre 2017 (anziché al 2039) i documenti relativi all’omicidio del presidente John Fitzgerald Kennedy, avvenuto a Dallas il 22 novembre 1963. Come noto, il presidente venne colpito sulla Limousine scoperta che percorreva le vie della città.
Negli Stati Uniti è stato l’evento più analizzato e discusso. Oltre all’immediata indagine del Fbi, ci sono state dal 1964 al 1978 ben 4 commissioni di inchiesta. L’omicidio è documentato da due noti filmati amatoriali (quello di Abraham Zapdruder e di Orvill Nix) girati da prospettive opposte.
I momenti successivi all’attentato sono stati altrettanto eclatanti e convulsi con l’arresto quasi immediato di uno dei suoi killer, Lee Oswald, seguito e individuato in un cinema dopo che aveva ucciso anche l’agente di polizia J.D.Tippit. Due giorni dopo, nei sotterranei della polizia, è lo stesso Lee Oswald a essere eliminato, anche qui sotto gli occhi delle telecamere, da un gestore di locali notturni di Dallas, Jack Ruby, che dichiarò di avere voluto vendicare la morte del suo presidente.
I nuovi documenti sono ora scaricabili on line, che cosa aspettarsi?
Occorrerà tempo e capacità di inserire i dati in un quadro di insieme, senza considerare che molte carte sono incomplete o alterate. A fronte di una dichiarata disponibilità a rendere pubblici tutti i documenti, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha però bloccato la pubblicazione di 300 file per sei mesi, forse per filtrarne contenuti sgraditi.
La prima Commissione Warren aveva stabilito che Lee Oswald, da solo, uccise il presidente e che c’erano stati tre spari. Nessuna congiura, ma l’azione di un individuo squilibrato. Tuttavia, quattro dei sette membri della Commissione hanno manifestato nel tempo perplessità su questa ricostruzione. Innanzitutto gli spari sono stati probabilmente sei anziché tre e la traiettoria del colpo alla gola che raggiunge Kennedy è stato calcolato che sia stata frontale e non proveniente dal sesto piano del Texas School Book Depository dove Oswald era appostato. La presenza di un secondo attentatore è certa.
La quarta commissione del 1978 è giunta a definire un quadro più completo. Le ipotesi più convergenti hanno individuato il secondo uomo in David Ferrie, un pilota che in passato per conto della Cia ha trasportato armi a Cuba, ma che in quel momento lavora come investigatore privato e si occupa di affari legati a Carlos Marcello (nato come Calogero Minacori in provincia di Agrigento) potente boss mafioso del Sud degli Stati Uniti. Ferrie, Marcello e Oswald sono stati visti assieme nell’estate del 1963, inoltre, Ferrie e Marcello conoscono Jack Ruby. Un possibile e coerente quadro del crimine, ma non la soluzione del caso.
Gli aspetti suscettibili di nuova valutazione nei documenti resi noti non sono i rapporti di Oswald con l’Urss, già ampiamente risaputi. Oswald si dichiara marxista, è sposato con una donna di Leningrado – Marina Prusakova -, conosciuta durante il suo lungo soggiorno nell’Unione sovietica. Tornato negli Stati Uniti nel 1962, Oswald partecipa ad attività a favore di Castro, ma al tempo stesso è in contatto con il leader degli anticastristi e con un ex agente del Fbi, Guy Banister, conosciuto anche da David Ferrie. Dai documenti desecretati riemerge un quadro di informative di difficile valutazione, e al tempo ritenute infondate, come le voci che vedrebbero, quale secondo uomo a sparare, l’agente J.D Tippit in contatto con Ruby e ucciso, come fu appurato, da Oswald.
Il lato oscuro della vicenda resta il movente. Kennedy era un uomo tanto amato quanto odiato. Gli anticastristi erano furenti nei suoi confronti e accusavano il presidente dell’insuccesso della missione per rovesciare Fidel Castro: lo sbarco nella Baia dei Porci, organizzato dalla Cia, era stato bloccato da un’inaspettata resistenza cubana e Kennedy si era rifiutato di inviare un appoggio militare, attirandosi il biasimo del direttore della Cia, Allen Dulles, che definì il presidente “un po’ confuso”. Anche la mafia detestava John e Robert Kennedy per il loro impegno nel 1959 nella commissione che indagava sui rapporti tra sindacati e criminalità organizzata. I Kennedy puntavano a eliminare il sistema di potere di Carlos Marcello. Il boss mafioso fu deportato in Guatemala, ma riuscì a tornare e a dare tangibili segni della sua presenza.