Tatiana Gjerco è accusata di circonvenzione di incapace. Secondo il pm, la donna avrebbe approfittato delle condizioni di mente del marito della scienziata per farsi intestare casa e beni della coppia. Dopo la morte dell'uomo - scomparso pochi mesi dopo l'astrofisica - spuntò un foglio in cui erano contenute le sue volontà: “Desidero che dopo la mia morte tutti i miei beni vengano dati alla signora Gjerco”
L’astrofisica Margherita Hack non aveva soltanto la testa tra le stelle, ma anche i piedi ben piantati sulla terra. Così negli ultimi anni della sua vita aveva pensato e programmato come e a chi lasciare i propri averi. Infatti, aveva fatto testamento due volte, tenendo conto delle condizioni del marito Aldo De Rosa, che era malato di demenza senile. Eppure, nonostante la cautela nell’indicare le proprie volontà, dopo la morte è scoppiata a Trieste una guerra sui beni della scienziata e sui risparmi di una vita conservati in banca. Adesso, a distanza di quattro anni dalla sua scomparsa, finirà in Tribunale la donna che si occupò della Hack e di suo marito. Si tratta di una sessantenne, di origine albanese, che più che una badante era una amica di famiglia. È stato l’esito testamentario, dopo la morte dell’uomo, a portare all’apertura di un’inchiesta giudiziaria, conclusa con il rinvio a giudizio per circonvenzione di incapace. Si tratta di una storia controversa, dolorosa, con verità tra loro contrapposte, come accade spesso in questi casi.
Tatiana Gjerco, che è difesa dall’avvocato Paolo Pacileo, ha già chiesto il rito abbreviato. Secondo il pubblico ministero Federico Frezza, la donna avrebbe approfittato delle condizioni di mente del marito di Margherita Hack per farsi intestare casa e beni della coppia. La scienziata morì il 29 giugno 2013, mentre il marito la seguì nella tomba il 26 settembre 2014. Fu dopo quest’ultima data che spuntò un foglio in cui erano contenute le volontà dell’uomo: “Desidero che dopo la mia morte tutti i miei beni vengano dati alla signora Gjerco”. Si trattava innanzitutto della casa dove la coppia viveva, che in realtà era stata intestata alla badante ancora prima che De Rosa morisse. Secondo una perizia della Procura, in quell’epoca l’uomo versava già in uno stato di condizioni mentali precarie, non era autonomo e aveva perdite di memoria. Fu allora, stando all’accusa, che la donna si sarebbe fatta intestare il patrimonio.
In vita Margherita Hack aveva steso due testamenti, a distanza di 8 anni uno dall’altro, in cui assegnava, tra l’altro, 20mila euro ciascuna a due associazioni animaliste, Astad ed Ente Nazionale Protezione Animali. Nel primo testamento, scritto nel 2003 su carta intestata del Dipartimento di fisica dell’università, la scienziata aveva lasciato erede dei propri beni Aldo De Rosa. I titoli e il denaro in suo possesso avrebbero dovuto servire per le esigenze di cura e di assistenza del marito. Nel 2011 aveva aggiunto di lasciare e al marito l’usufrutto generale vitalizio su tutto il patrimonio mobiliare e immobiliare, disponendo i lasciati agli enti animalisti, nonché a persone di famiglia. Tra queste aveva indicato anche Tatiana Gjerco, a cui erano assegnati 100mila euro e la casa. Soltanto dopo la morte del marito Aldo era spuntato il terzo testamento, che aveva modificato il lascito a solo beneficio della donna.
Nel 2013 quest’ultima aveva dichiarato a Il Piccolo: “Margherita considerava me e mia figlia parte della famiglia. La conosco da quando mia figlia aveva 10 anni. Prima di entrare nella sua casa abbiamo avuto un lungo rapporto di affetto ed amicizia. Adesso sto cercando di rispettare il suo desiderio, di stare vicino ad Aldo. Non mi ha mai considerato come una donna, mi trattava come una di famiglia. Ed ora assisto Aldo come uno di famiglia”. In quell’epoca, infatti, su alcuni giornali erano apparse notizie secondo cui il marito di Margherita Hack non riceveva la dovuta assistenza. Secondo l’impostazione della pubblica accusa, il danneggiato in questa guerra postuma sarebbe il fratello di Aldo De Rosa, rimasto escluso dall’eredità.