Quella in cui Paul Manafort e Rick Gates si costituiscono all’Fbi è solo l’ultima puntata. Attacchi hacker, dimissioni illustri, accuse incrociate, colpi di scena. Il Russiagate, l’inchiesta che scuote alle fondamenta l’amministrazione Trump, affonda la sue radici nell’ultima campagna elettorale americana, quando il Federal Bureau of Investigation nel massimo della riservatezza aprì (parallelamente all’inchiesta sulle mail di Hillary Clinton) un’indagine sulle possibili interferenze di Mosca, volte a influenzare il voto e a favorire il candidato del Partito Repubblicano. La cui condotta è finita anche sotto la lente del Congresso. Ecco le principali tappe.

MARZO 2016 – IL CASO PODESTA – Parte il primo attacco in piena sfida per le primarie. Ad essere colpito il responsabile della campagna di Hillary Clinton, che riceve una falsa mail con cui gli hacker riescono ad accedere ai contenuti della casella postale.

GIUGNO 2016 – ATTACCO AI DEM – Arriva un’offensiva ben più vasta contro la rete informatica del partito democratico. Tempo dopo Wikileaks pubblica 20mila mail che testimoniano un boicottaggio ai danni di Bernie Sanders per favorire Clinton, creando imbarazzo alla ex first lady. La presidente del Democratic National Committee è costretta a dimettersi.

LUGLIO 2016 – I SOSPETTI SU MOSCA – Gli 007 per la prima volta ammettono di avere la quasi certezza che dietro a tutto ci sia il governo russo. Intanto gli hacker sferrano un nuovo attacco alla campagna della Clinton.

AGOSTO 2016 – MANAFORT SI DIMETTE – Il 19 agosto il capo della campagna elettorale di Trump si dimette per il lavoro svolto per il Partito delle Regioni dell’ex presidente ucraino e filo-russo Viktor Yanukovich, in cambio del quale aveva ricevuto pagamenti illegali per milioni di dollari.

DICEMBRE 2016 – L’ATTO DI ACCUSA – Trump è ormai presidente. E per l’intelligence Usa non ci sono più dubbi: il Cremlino ha tentato di interferire per danneggiare Clinton e favorire Trump. Lo stesso Obama parla di prove che portano direttamente a Vladimir Putin.

FEBBRAIO 2017 – I CASI FLYNN E SESSIONS – L’ex generale Michael Flynn scelto da Trump come consigliere per la sicurezza nazionale è silurato per aver celato al vice presidente Mike Pence i contenuti del suo incontro con l’ambasciatore in Usa Sergei Kislyak. Anche il ministro della giustizia Jeff Sessions viene coinvolto per incontri non dichiarati con Kislyak ed è costretto ad auto ricusarsi dalla gestione dell’inchiesta. Nel mirino pure il genero del tycoon, Jared Kushner, per aver incontrato Kislyak, con lo scopo di creare un canale segreto con Mosca, e il capo della banca russa Veb (sotto sanzioni Usa).

MAGGIO 2017 – VIA COMEY – Con una mossa clamorosa Trump licenzia James Comey, capo dell’Fbi che indaga sul Russiagate. Sarà lo stesso Comey davanti al Congresso a parlare di pressioni subite dal presidente per insabbiare l’inchiesta. Intanto viene nominato dal Dipartimento di giustizia un procuratore speciale, Robert Mueller, per coordinare le indagini.

GIUGNO 2017 – TRUMP INDAGATO – E’ il Washington Post a svelare che il procuratore speciale sta indagando sul presidente in persona, sospettato di aver ostacolato la giustizia nelle indagini sul Russiagate. Il suo avvocato nega.

LUGLIO 2017 – PRIMO INCONTRO TRUMP-PUTIN. BUFERA SU TRUMP JR – Il presidente assicura di aver incalzato il leader russo sulle interferenze nel voto, ma il Cremlino sostiene che Trump ha accettato il diniego di Mosca. Gli ultimi sviluppi sono l’incontro tra Donald Trump jr, il figlio maggiore del presidente, e una avvocata russa che gli aveva promesso materiale compromettente su Hillary Clinton. Intanto a Washington emerge che il procuratore Mueller sta prendendo in considerazione come oggetto dell’inchiesta anche le finanze del tycoon eletto presidente. Alla fine del mese poi si apprende che agenti dell’Fbi hanno perquisito l’abitazione di Manafort, sequestrando diverso materiale grazie ad un apposito mandato.

AGOSTO 2017 – MUELLER CONVOCA GRAND JURY a Washington, che è al lavoro da alcune settimane e ha già emesso i primi mandati.

OTTOBRE 2017 – GRAND JURY APPROVA PRIME INCRIMINAZIONI – Manafort si costituisce, insieme al suo ex socio Rick Gates. Qualche ora dopo l’ex collaboratore della campagna di Trump, George Papadopolous, si dichiara colpevole per aver reso false dichiarazioni all’Fbi.

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