Il 26 luglio l'inquilino della Casa Bianca aveva annunciato lo stop all’apertura decisa dal Barack Obama esattamente un anno prima e già posticipata dal Pentagono poche settimane prima del suo cambio di rotta. Adesso un giudice federale accoglie il ricorso di un gruppo di militari transessuali
Donald Trump non potrà impedire alle transessuali di arruolarsi nelle forze armate. È la decisione presa da un giudice federale di Washington, secondo il quale il presidente degli Stati Uniti non potrà annullare la norma voluta da Barack Obama nel 2016 che apriva le porte di esercito, aeronautica e marina alle persone transgender. A settembre un gruppo di militari transessuali ha presentato ricorso contro il progetto di riforma di Trump, in quanto tale manovra avrebbe violato i loro diritti costituzionali. Nel motivare la sua decisione, il giudice ha spiegato che i ricorrenti hanno pieno diritto ad un’azione di ingiunzione che di fatto impedisce l’esecuzione del divieto fino alla risoluzione del caso.
Era il 26 luglio quando l’inquilino della Casa Bianca aveva annunciato lo stop all’apertura decisa dal suo predecessore esattamente un anno prima e già posticipata dal Pentagono poche settimane prima del suo cambio di rotta. “Dopo essermi consultato con i miei generali e gli esperti militari, siete avvisati che il governo degli Stati Uniti non accetterà o permetterà agli individui transgender – aveva scritto Trump su Twitter – di servire in alcuna unità la potenza militare statunitense”. Secondo il presidente, i militari americani “devono concentrarsi su una vittoria decisiva e schiacciante e non possono essere caricati con costi medici e disagi che i transgender avrebbero sulle truppe”.
La misura era stata caldeggiata dal segretario alla difesa di Obama, Ash Carter, che nel luglio 2016 aveva aperto alle donne soldato impegnate al fronte e ai transgender nelle forze armate. Entrambi i provvedimenti rientravano nel piano, voluto da Obama nel 2010, di revisione del Don’t ask don’t tell, una regola che prevedeva la radiazione per i militari che si dichiaravano omosessuali. A inizio luglio, Dana White, portavoce del Pentagono, aveva annunciato che il segretario alla Difesa Jim Mattis aveva firmato il rinvio dell’entrata in vigore. Nella comunicazione inviata ai capi di Stato Maggiore, si spiegava il timore che il maggior numero di transgender nell’esercito potrebbe minare la velocità di reazione delle truppe sul campo.
La decisione di Trump era stata rallentata anche dai vertici militari. Nelle ore successive ai suoi tweet, il capo di Stato maggiore interforze degli Usa, il generale Joseph Dunford, aveva spiegato che non sarebbe cambiato “nulla, per ora”. Dunford aveva comunicato con una lettera che non vi saranno modifiche alle norme in vigore fino a quando le direttive del presidente Trump non sarebbero state ricevute dal Pentagono.