L'ex Cavaliere in Sicilia: "Ci saranno 3 ministri di Forza Italia, 3 della Lega e 2 di Fratelli d'Italia". Il leader del Carroccio: "Non ne parli, non mi interessa". Poi sostiene che serve il vincolo di mandato per i parlamentari, proprio mentre escono le motivazioni con cui i giudici hanno dichiarato la sua prescrizione nel processo sui 3 milioni versati a De Gregorio. Che uscì dalla maggioranza facendo cadere Prodi
Per Silvio Berlusconi i giochi sul prossimo governo nazionale sono già fatti. “Nel Cdm 12 ministri su 20 saranno della vita civile, delle imprese, della cultura. Solo 8 devono essere politici e di questi 3 di FI, 3 della Lega e 2 di Fdi“, ha detto l’ex Cavaliere durante la convention forzista al Teatro Politeama a sostegno di Nello Musumeci per le regionali siciliane di domenica. “Ho fatto leggere il programma a Matteo Salvini e Giorgia Meloni e sono d’accordo. Nel centrodestra c’è concordia su come deve essere formato il prossimo Consiglio dei ministri e sul programma”. Neanche mezz’ora dopo, però, da Palagonia è arrivata la smentita del leader leghista, che riguardo all’incontro in agenda per domani sera a Catania ha frenato: “L’incontro con Berlusconi? Interessa di più ai giornalisti. E’ inutile che parli di ministri, viceministri, non mi interessa…”.
L’altro scivolone è sul vincolo di mandato: “Bisogna introdurlo, basta con i cambi di casacca in Parlamento”, arringa Berlusconi. “Chi lascia un gruppo deve lasciare il Parlamento, prenderà il suo posto chi viene dopo di lui”. Proprio oggi però Il Fatto dà conto delle motivazioni depositate dai giudici della Corte d’appello di Napoli a suggello del processo di secondo grado sulla compravendita dei senatori. Vi si legge che la condanna inflitta in primo grado all’ex premier non è stata confermata solo perché è intervenuta la prescrizione. Nel merito però “ha agito, pacificamente, come privato corruttore e non come parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni”. La vicenda è quella che portò alla caduta del governo Prodi per effetto dell’uscita dalla maggioranza – a proposito di cambio di casacca – dell’ex parlamentare dipietrista Sergio De Gregorio, che ricevette da Berlusconi 3 milioni di euro sotto forma di finanziamenti al suo movimento Italiani nel mondo.
Incidente di percorso pure quando è stato il momento proposte elettorali sempreverdi in chiave nazionale: “Via il bollo sulla prima auto, no a imposte sulla prima casa, no a tasse sulla successione e sulle donazioni“. Ma l’Imu sull’abitazione principale l’ha già tolta il governo Renzi. Il catalogo comunque non è finito: “Abbassare la pressione fiscale con la flat tax unica“, “zero tasse per le start-up e accesso facile al credito” e ovviamente mari e monti per la Sicilia: “Se torneremo al governo”, ha promesso, “faremo quello che abbiamo già fatto – abbiamo fatto tornare l’acqua a Palermo. E il governo darà un aiuto per la statale Palermo Agrigento e per la ferrovia Palermo Messina. E poi stop con le autorizzazioni preventive: con una misura del genere noi aumenteremo di un milione i posti di lavoro nell’edilizia“. E ancora: “I siciliani che rientrano non paghino le tasse per 10 anni”, perché “25mila giovani lasciano la Sicilia ogni anno, 800mila siciliani vivono lontano dalla loro terra, sei ragazzi su 10 non hanno un lavoro, siamo terzultimi in Europa anche per questo”.
Parlando della sfida per Palazzo d’Orleans, Berlusconi ha sminuito la polemica sui candidati “impresentabili“: “Siamo in un sistema democratico, se non vi piacciono non votateli“. Nello Musumeci “non ha mai avuto un avviso di garanzia”, “è garanzia di onestà, trasparenza e competenza”, ha sottolineato, evitando di commentare gli altri nomi entrati nelle liste di Forza Italia.