MY NAME IS EMILY di Simon Fitzmaurice. Con Evanna Lynch, George Webster, Michael Smiley. Irlanda 2015. Durata: 90’ Voto 3/5 (DT)
Dublino, Irlanda. La madre è morta, mentre il padre, eccentrico professore e scrittore di best seller ossessionato da sesso e riproduzione finisce in manicomio, così la 16enne Emily dopo due anni d’attesa di un biglietto di auguri da parte del padre, decide di rintracciarlo fisicamente dov’è rinchiuso nel profondo Nord del paese. A darle un aiuto concreto alla guida di un auto sbuca Arden, un compagno di classe innamorato di lei. Lucente e spigliato coming of age, on the road mai scatenato su una Diane gialla, My name is Emily ha tre marce di stile: una decina di minuti iniziali da urlo con un approccio energico e molecolare alla regia con la voce fuori campo della protagonista ad annodare i fili di un’esistenza ancora giovane e già travagliata con tutta la fascinosa enfasi di un turbinio spaziotemporale espressivamente alla Malick; poi una parte più statica e silenziosa dell’incontro con Arden tra aule scolastiche e strade di città in cui il film sembra virare sul dramma; infine il lungo viaggio in macchina che conosce gioiosi momenti di solare e innocente comicità, fino ad un conciliante finale. Stimolante e riuscito, nell’economia di significati del racconto, il richiamo all’acqua, prima come preludio alla morte e che poi diventa infine preludio alla nuova vita. Tanto, ma tanto easy pop irish in colonna sonora tra cui Liza Flume e James Vincent Mcmorrow. Durante la preparazione del film allo sceneggiatore/regista Fitzmaurice è stata diagnosticata una malattia neurologica degenerativa che lo ha portato alla paralisi. Fitzmaurice è morto il 27 ottobre 2017 a 43 anni.