Nel libro di Maurizia Lorenzetti, 30enne romana affetta da emiparesi all’arto inferiore sinistro, tutti gli ostacoli che le persone diversamente abili devono affrontare per muoversi nella Capitale. "Ho girato parecchio, sia in Italia che in Europa: mai visto un contesto così desolante"
Metropolitane e autobus off-limits, e lo stesso varrebbe per attrattive turistiche come la Fontana di Trevi, dove i disabili non possono “lanciare la monetina”. Poi i parcheggi riservati col contagocce e “ostruiti, occupati, distribuiti male”. Tutto raccontato nel libro Roma è una barriera architettonica, scritto da Maurizia Lorenzetti, 30enne romana affetta da emiparesi all’arto inferiore sinistro. Una denuncia documentata (pubblicata con Youcanprint) dell’arretratezza della capitale in fatto di norme e infrastrutture a favore dei cittadini diversamente abili come lei.
Un capitolo del libro è dedicato ai parcheggi per i disabili. “Sono scarsi in centro, figuriamoci in periferia e spesso occupati da gente che sta benissimo. In altri casi sono malridotti e mal strutturati, magari con una transenna di ferro all’uscita del guidatore e privi di scivolo e strisce zebrate. Di conseguenza, ci viene negato il diritto di metterci noi stessi al volante. Non riusciremmo a scendere una volta giunti a destinazione. Un disabile dovrebbe potersi spostare liberamente nella propria città, anche senza accompagnamento”. A piedi o in carrozzella le cose andrebbero ancora peggio. “Il problema sono i pochi scivoli, e laddove questi sussistono sono incredibilmente diversi tra loro o manca il corrimano. Anche nelle blasonate vie del centro. Da un lato trovi uno scivolo, dall’altro un gradino. A mio avviso, Roma è accessibile solo al dieci per cento. E quest’accessibilità è puramente casuale”.
Ci sono poi quelli che lei definisce i muri architettonici: dalle pubblicità abusive alle montagne di immondizia agli alberi non potati. “Il palo del semaforo è una barriera architettonica perché si trova quasi in mezzo al marciapiede e non consente ai passanti di percorrerlo con facilità. E capisco i rari parcheggi, ma sostare all’altezza di un attraversamento pedonale è una mancanza di rispetto nonché un segno di inciviltà”, spiega ancora l’autrice. Altrove il quadro non sarebbe tanto desolante. “Ho girato parecchio, sia in Italia che in Europa e in nessun altro posto ho visto un contesto così desolante. La sporcizia contribuisce a peggiorare le cose: Roma rigurgita di cartacce e oggetti gettati per terra e fogliame ed erba lasciati a lievitare sui marciapiedi. Tutti ostacoli insormontabili per noi disabili”.
Eppure Maurizia ama la sua città, e lo spiega bene nella prefazione del libro. “Ogni vicolo – scrive – ogni punto ha qualcosa di meraviglioso. È eterna. T’incanta. Ti coinvolge. Non riesci ad abbandonarla. Fa parte di te. T’ipnotizza. Ed è proprio questo che mi ha ingannato. Non sono mai riuscita ad andarmene”. Il pensiero di abbandonarla, prosegue, “mi deprime, poi mi accorgo che è lei che sta abbandonando me. Le sue strade, le sue piazze, i suoi luoghi sembrano come se mi rigettassero. Percorrerla è quasi impossibile”.