L'allievo di don Milani sembra continuare la missione del maestro. Cattolico, ex segretario della Cisl, è stato chiaro con i suoi familiari: "Non voglio interventi invasivi". Ma la Chiesa, anche quella di Firenze, tace
La lettera di Michele Gesualdi al Parlamento perché approvi la legge sul testamento biologico (qui la lettera integrale) scuote la società civile ma, per ora almeno, lascia alquanto indifferente la politica e la Chiesa. L’unico personaggio di rilievo che ha risposto è il presidente Piero Grasso che però non ha potuto far altro che rimettersi ai gruppi parlamentari per la calendarizzazione della legge, bloccata dall’ostruzionismo in commissione. Allievo di don Lorenzo Milani (assieme al fratello Francuccio viveva in canonica con il priore), Gesualdi con la sua lettera sembra continuare la missione del maestro. Che con le sue lettere di fuoco contro la guerra, a favore dell’obiezione di coscienza e contro la scuola classista. Con L’obbedienza non è più una virtù e Lettera a una professoressa pose problemi cruciali per la società italiana del Dopoguerra. Barbiana divenne un punto di riferimento per quanti si proponevano di cambiare la società italiana e la Chiesa. E, con la lettera di Gesualdi, continua ad essere un luogo scomodo per la politica e il mondo ecclesiale.
Cattolico, ex segretario della Cisl ed ex presidente della Provincia di Firenze, sostituito poi da Matteo Renzi, con il quale non ha mai avuto buoni rapporti, Gesualdi da tre anni è malato di Sla e il suo corpo è divenuto uno “scheletro rigido come se fosse stato immerso in una colata di cemento”, scrive nella lettera.
Fin dagli inizi della malattia, consapevole delle “torture” a cui andava incontro – la più grande forse la perdita della parola, lui che con gli altri ragazzi di Barbiana era stato cresciuto dal priore nel segno dell’importanza del possesso, appunto, delle parole -, Gesualdi è stato chiaro con i suoi familiari, la moglie Carla Carotti, anche lei allieva di don Milani, e i figli, tra i quali Sandra che sta girando l’Italia a presentare il libro del papà, Don Lorenzo Milani. L’esilio a Barbiana: “Sia chiaro, non voglio interventi invasivi”. Che sono due, come spiega Gesualdi nella lettera: “I medici mi hanno informato che in caso di grave crisi respiratoria può essere temporaneamente superata con tracheotomia come in caso di ulteriore difficoltà a deglutire si può ricorrere alla Peg (gastrotomia endoscopica percutanea)”.
Poiché questi interventi non sono curativi, ma servono solo a ritardare la morte certa solo di qualche settimana o al massimo di qualche mese, Gesualdi si oppone all’inutile “martirio” e lo ha scritto alla moglie in un foglio da presentare ai medici in caso di grave crisi respiratorie.
I familiari di Gesualdi conoscono quindi la volontà del loro caro, ma gli altri malati e le loro famiglie? Da qui la volontà dell’ex allievo di don Milani di uscire allo scoperto e di trasformare il suo dramma personale in una grande battaglia civile: premere perché il parlamento si affretti ad approvare la legge sul testamento biologico. A parole la volontà politica e i numeri ci sarebbero – favorevoli Pd e M5s – ma i tempi sono strettissimi, se le elezioni ci saranno ad esempio nel marzo prossimo con la chiusura del parlamento a metà gennaio. “Io sono ottimista. Basta che il Senato non modifichi il testo”, spiega il parlamentare toscano Federico Gelli, uno degli estensori della proposta di legge.
E sia Gelli che Sandra Gesualdi, la figlia dell’ex presidente della provincia di Firenze, precisano che la lettera non ha nulla a che vedere con l’eutanasia proprio per rassicurare il mondo cattolico diviso e incerto. Ad esempio il cardinale di Firenze Giuseppe Betori, che pure un anno fa presentò il libro di Gesualdi su don Milani, ha evitato qualsiasi commento. Barbiana continua ad essere scomoda per la Chiesa.