Vincenzo Pastore, ex presidente del comitato campano della Federcalcio, è accusato anche di false comunicazioni sociali. Secondo la procura di Napoli, ha intascato 225mila euro lordi di stipendio in qualità di direttore generale della società Calcio Campania Immobiliare, un incarico cucitogli addosso solo per assicurargli una retribuzione e senza svolgere un effettivo lavoro
Dalla giustizia sportiva a quella penale, piovono nuovi guai per Vincenzo Pastore. La Procura di Napoli gli ha notificato un avviso conclusa indagine per truffa e false comunicazioni sociali al termine di un’inchiesta della Guardia di Finanza sull’allegra gestione di ‘Calcio Campania Immobiliare srl’, la società che ha amministrato gli immobili napoletani di proprietà della Lega Nazionale Dilettanti-Figc (Lnd). Quattro gli indagati.
Il pm Giancarlo Novelli accusa Pastore di aver intascato 225mila euro lordi di stipendio per un incarico di direttore generale della società immobiliare cucitogli addosso solo per assicurargli una retribuzione e senza svolgere un effettivo lavoro. L’incarico di presidente Lnd Campania, infatti, secondo la ricostruzione inquirente lo aveva costretto a lasciare lo stipendio di dirigente di Lega, di qui l’assunzione ritenuta “fittizia”. Pastore, difeso dagli avvocati Arturo Frojo e Antonio Zecca, potrà replicare alle contestazioni e difendersi attraverso una memoria o un interrogatorio se ne farà richiesta entro i 20 giorni dalla notifica. L’avviso firmato dal pm e vistato dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino è però il preludio di una probabile richiesta di rinvio a giudizio.
La notizia arriva una settimana dopo la mazzata della giustizia sportiva. La Corte d’Appello federale della Figc infatti gli aveva aumentato da 18 mesi a cinque anni la durata dell’inibizione inflitta in primo grado, accogliendo la richiesta del procuratore federale. Anche Pastore aveva fatto ricorso per vedersi diminuita la sanzione, che invece è stata aggravata. Pastore era stato deferito per aver “concretizzato un sistema incentrato sulla costante, deliberata violazione delle norme, legittimando l’utilizzazione di un numero elevatissimo di calciatori risultati privi di tesseramento e di certificazione di idoneità sportiva”. I numeri: quasi mille giocatori fantasma, 357 società coinvolte, 1272 gare irregolari, 533 risultati falsati. Dati relativi alla sola stagione 2014-15 e ai soli campionati campani. Uno scandalo di “gravità assoluta”, aveva scritto la Procura della Figc nel processo di primo grado.
‘Campania Calcio Immobiliare srl’ fu una delle società create appositamente per amministrare il patrimonio immobiliare della Lega Calcio Dilettanti, secondo le direttive dell’allora presidente Carlo Tavecchio (oggi presidente Figc ed estraneo alle accuse). In questo particolare caso, la srl immobiliare ha gestito due appartamenti nella zona delle ferrovie di Napoli, zona di non particolare pregio. La Finanza ne ha spulciato i bilanci fino al 2014 e ha segnalato anomalie.
A cominciare da un dato: se ‘Campania Calcio Immobiliare srl’ aveva come unica entrata i 90mila euro annui derivanti dal fitto degli immobili alla Lega Calcio Dilettanti, come faceva a giustificare una uscita di 225mila euro annui per il suo manager? In sostanza, sarebbe stato predisposto scientificamente un buco annuo di circa 135mila euro. Coperto e camuffato in bilancio appostando le retribuzioni di Pastore alla voce “spese di studio, ricerca e progettazione” – e quindi facendole passare per investimenti – e contemporaneamente rivalutando il capitale sociale a 1 milione e 924.000 euro. Per due appartamenti che valgono al massimo circa mezzo milione, secondo fonti di Procura. Di qui il reato di false comunicazioni sociali, riqualificato dal pm che in un primo momento aveva iscritto Pastore nel registro degli indagati per appropriazione indebita.