Una serie di tavoli tecnici per discutere di possibili ritocchi dell’età pensionabile per i lavori gravosi. Questa l’unica promessa che i sindacati sono riusciti a strappare dopo il pressing per fermare l’automatismo dell’incremento che, con i cinque mesi di aumento dell’aspettativa di vita certificati dall’Istat, porterà dal 1 gennaio 2019 l’età per l’uscita di vecchiaia a 67 anni. Dopo circa due ore e un quarto d’incontro a Palazzo Chigi sulla legge di Bilancio, il governo non arretra e imbocca una strada diversa da quella indicata dal leader Pd Matteo Renzi e dai suoi. “Sulla questione dell’età pensionabile il principio dell’adeguamento resta assolutamente confermato”, sono le parole del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Che, al termine dell’incontro, ha anticipato “un tavolo che avrà aspetti tecnici e politici” e che riguarderà “la possibilità di estendere le categorie assoggettate ai lavori gravosi per vedere di staccarle dal meccanismo di aumento automatico”.
Il premier Paolo Gentiloni secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa ha ricordato che “l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita non è una decisione di questa legge di bilancio, ma è una norma varata dai governi precedenti che è già stata attuata due volte in questi anni”. Niente rinvio, dunque. “Il Parlamento è naturalmente sovrano – ha aggiunto, secondo fonti presenti alla riunione a Palazzo Chigi – ma noi non escludiamo che si possa correggere qualcosa in un tavolo tecnico di confronto con le parti sociali”.
IL PRESSING DI PD E SINDACATI – Tre le strade di cui si è discusso nelle ultime settimane. La prima, caldeggiata dal Pd, era appunto quella far slittare di sei mesi la scadenza di fine anno del decreto ‘direttoriale’ Lavoro-Economia che dà attuazione all’adeguamento automatico dell’età pensionabile. La seconda via è quella di emanare il decreto nei tempi previsti dalla legge (quindi entro il prossimo 31 dicembre) per poi intervenire nel 2018 con un intervento legislativo per rivedere il meccanismo. La terza opzione prevede l’esclusione dall’innalzamento dell’età a 67 anni dei lavori gravosi, tutte o una parte delle undici categorie già indicate per l’Ape social (che vanno dalle maestre agli infermieri che fanno i turni di notte, a camionisti e macchinisti). La Cgil si è sempre detta non favorevole al ‘semplice’ rinvio, ma a una “vera svolta”, mentre per la Cisl una ‘moratoria’ di sei mesi, bloccando lo scatto, servirebbe comunque per rivedere il meccanismo e individuare con attenzione le categorie, sulla base del confronto con i sindacati. La Uil ha sempre insistito sulla necessità di congelare l’aumento dell’età pensionabile. Lo strumento attraverso il quale agire presto per rinviare lo scatto tout court sarebbe il decreto fiscale. Sulla questione, un emendamento al dl, ora al Senato, è stato presentato intanto da Mpd. Si chiede lo slittamento a giugno 2018 della decisione sull’aumento dell’età per la pensione.
LUNEDÌ IL PRIMO TAVOLO TECNICO – “Abbiamo concordato che nel tavolo tecnico – ha spiegato Padoan – si considererà la possibilità di modificare e migliorare i meccanismi che attualmente determinano la cadenza di adeguamento dell’età pensionabile sotto il vincolo che eventuali modifiche non intacchino la sostenibilità del sistema previdenziale che è un pilastro fondamentale della sostenibilità finanziaria del Paese”. Governo e sindacati si sono dati appuntamento a una serie di tavoli tecnici, a partire da lunedì prossimo, per arrivare il 13 novembre a fare una verifica, tirando le fila sul lavoro dei tavoli tecnici che dovranno valutare lo stop all’automatismo dell’innalzamento dell’età pensionabile alla luce delle considerazioni sulle categorie di lavori gravosi. In quella data “verificheremo se davvero c’è la disponibilità a cambiare i meccanismi dell’età pensionabile e a differenziare i lavori, oppure se non c’è” ha commentato la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, al termine dell’incontro, ribadendo “per noi il meccanismo sull’aspettativa di vita è ingiusto” ed evidenziando che davanti c’è “un tempo ragionevolmente stretto, altrimenti – ha aggiunto – bisognerà scegliere altre strade”.
La segretaria Cisl, Annamaria Furlan ha commentato: “Non tutti i lavori sono uguali e di conseguenza non lo sono tutte le aspettative di vita. Per cui considerarlo ci sembra una cosa giusta, corretta e in piena sintonia e coerenza con quello che abbiamo sottoscritto”. Una richiesta accolta. “Ci sono una decina di giorni per la verifica – ha aggiunto – i tempi tecnici sono stretti ma possiamo fare questo lavoro importante”. Non sarà una passeggiata però. Perché se Susanna Camusso, parafrasando il ministro Padoan ha detto “c’è stata una discussione su un sentiero difficile”, fanno riflettere anche le parole del segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: “Padoan ha messo dei paletti che per noi sono tutti da verificare”.
CRITICI I GRILLINI – Molto critica la posizione dei parlamentari dei Movimento 5 Stelle in Commissione Lavoro. “Questi statisti da strapazzo non sanno far altro che buttare la palla in calcio d’angolo e scaricare il problema sul prossimo governo”, hanno dichiarato. Aggiungendo: “Di fronte al tema scottante dell’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, invece di stoppare un meccanismo infernale che massacra i lavoratori, Pd e governo si stanno preparando a rinviare il decreto che dovrebbe formalizzare lo scatto di cinque mesi della soglia di accesso alla quiescenza. Non hanno il coraggio di prendersi le loro responsabilità e di rimediare al danno compiuto dalla Lega ai tempi del ministro Maroni e dalla Fornero”. Gli esponenti grillini hanno poi ricordato la risoluzione da loro proposta che prevede di sospendere la procedura almeno fino al 2023 e poi di ragionare e operare in base a un calcolo statistico quinquennale. “Loro invece – è stato il commento dopo l’incontro a Palazzo Chigi – pensano di rinviare la stangata a dopo il voto e puntano a mettere il randello in mano al prossimo esecutivo”.