“I cinque stelle sono pauperisti e giustizialisti, senza nessuna preparazione amministrativa, d’altronde in tutte le città dove sono al governo è un disastro, Roma in testa”. Il Cavaliere torna a Catania dopo 8 anni, in occasione della candidatura a governatore di Nello Musumeci, concentrando gran parte del suo discorso sul movimento di Grillo, senza mai sfiorare il Pd di Renzi o la minoranza della sinistra. Ad attenderlo una folla di sostenitori che riempie ogni angolo della sala, e molti big del forzismo siciliano a partire dagli ex ministri Stefania Prestigiacomo e Gianfranco Micciché, ma anche Gaetano Armao designato vicepresidente e assessore al Bilancio in caso di vittoria del governo Musumeci, insieme a Vittorio Sgarbi scelto per la delega alla Cultura. L’ex Premier si sente già in campagna elettorale per le nazionali, proponendo per la Sicilia un “piano Marshall” con massicci investimenti in infrastrutture, compreso l’ormai trasversale ponte sullo Stretto, oltre al rafforzamento dei porti e al Casinò a Taormina. Ma non mancano anche progetti turistici che coinvolgono Baleari e Malta. Nel corso del lungo discorso, l’attenzione è sempre rivolta ai grillini, con la stoccata a Luigi Di Maio che “si è presentato nella sua cittadina per essere eletto consigliere ed ha preso cinquantanove voti”, mentre “con 159 telefonate è diventato presidente della Camera”. Per i tanti sostenitori del Cavaliere presenti in sala, non è un problema se le liste sono piene di ‘impresentabili’, perché “anche gli altri partiti ne sono pieni”. Se invece si fa riferimento all’indagine di Firenze sulle stragi di mafia che vede coinvolti Berlusconi e l’ex fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, la risposta è unanime: “Lo attaccano solo quando ci sono le elezioni”
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