Due mesi fa Nunzia Di Palma, direttrice dell’unità operativa di pediatria dell’ospedale di Trento, disse che bisognava attendere di conoscere il ceppo per stabilire se il contagio della malaria che ha ucciso Sofia Zago, 4 anni, fosse avvenuto in ospedale a Trento. Quell’ipotesi, stando alla ricostruzione del Corriere della Sera, si è rafforzata. Dalle prime indiscrezioni sui risultati dei test eseguiti dai consulenti tecnici nominati dalla Procura di Trento che indaga per omicidio colposo emerge proprio che il ceppo del parassita che ha ucciso la piccola, morta a Brescia dopo il ricovero agli Ospedali Civili di Brescia, corrisponde a quello identificato in due bimbe del Burkina Faso, ricoverate nell’ospedale di Trento e poi dimesse. Il direttore generale dell’Apss (Azienda provinciale dei servizi sanitari) del Trentino, Paolo Bordon aveva escluso categoricamente che ci potesse essere stata una procedura errata alla base del contagio: sembrava impossibile che scatenare la malattia potesse essere stato un errore, magari compiuto durante un prelievo.
Il Plasmodium falciparum infatti è un parassita viene veicolato da un individuo all’altro solo attraverso un vettore, la zanzara Anopheles, non presente nel nostro perché si riproduce in condizioni climatiche che prevedono temperature molto alte. Del resto nessuno degli insetti catturati nella zona del nosocomio appartenevano a quel tipo di zanzara. La Procura di Trento, già a inizio inchiesta, aveva escluso che la malattia potesse essere stata veicolata da una zanzara africana arrivata in una valigia. Un’ipotesi sostenuta da molti virologi, anche se le consulenze degli esperti avevano evidenziato come l’insetto non potesse sopravvivere a temperature inferiori ai 20 gradi, condizione incompatibile con un viaggio dal Burkina Faso al Trentino. Bordon però aveva sottolineato: “Non usiamo aghi per più persone in questa struttura. Questo nell’ospedale di Trento non accade”.
“Avremo adesso il report finale dell’Istituto superiore di sanità. Ci sono state varie ricerche su questo. Possiamo escludere assolutamente che la malaria sia stata presa in un contesto esterno all’ospedale – dice il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che già a settembre aveva ipotizzato che il contagio potesse essere avvenuto in ospedale – e questo mi sembra da un certo punto di vista confortante, perché vuol dire che non abbiamo ceppi di zanzare che sono vettore malarico e da questo punto di vista siamo tutti più sicuri. Le autorità competenti interverranno sull’ospedale di Trento nel modo più consono e appropriato possibile”.
“I nostri consulenti hanno chiesto una proroga per la consegna delle relazioni sul caso di Sofia. Una proroga per le difficoltà tecniche nel giungere ad ottenere qualche dato” spiega il procuratore capo di Trento, Marco Gallina. “La Procura non ha alcuna novità ufficiale, di nessun tipo” precisa il magistrato. L’assenza di novità viene affermata anche dall’Istituto superiore di sanità, che sta svolgendo a sua volta gli accertamenti di rito. “L’accordo – precisa il procuratore – è stato dall’inizio di uno scambio informativo tra la Procura e l’Iss, che non è tra i consulenti della Procura. Dall’Iss ad oggi non è pervenuto nulla e i nostri consulenti non hanno ancora prodotto le relazioni“.