Giustizia & Impunità

Riciclaggio, Giancarlo Tulliani arrestato a Dubai per l’affaire della casa di Montecarlo che ha inguaiato Fini

Su di lui pendeva un ordine di arresto dal 20 marzo scorso per l'affaire della casa di Montecarlo che rischia di costare il processo per riciclaggio a Gianfranco Fini e a Elisabetta Tulliani

Su di lui pendeva un ordine di arresto dal 20 marzo scorso per l’affaire della casa di Montecarlo che rischia di costare il processo per riciclaggio a Gianfranco Fini e alla consorte Elisabetta Tulliani. Oggi Giancarlo Tulliani è stato arrestato a Dubai ed è in attesa di estradizione in Italia. L’ordinanza del gip di Roma non era stata eseguita perché risultava irreperibile. Tulliani era in aeroporto quando ha notato qualcuno che lo pedinava, “credendo che fossero giornalisti – spiega al Fattoquotidiano.it l’avvocato Titta Madia, difensore di Tulliani – si è presentato al posto di polizia. La polizia, nel raccogliere la sua denuncia, ha visto il mandato cattura internazionale e lo ha arrestato. Tulliani è ora con un avvocato del posto, in attesa del procedimento di estradizione”. A Roma, se non ci saranno opposizioni all’estradazione, ci saranno ad attenderlo i pm di Roma che ne avevano chiesto l’arresto e il gip di Roma che lo aveva disposto.

La misura era arrivata dopo le indagini seguite agli arresti del 13 dicembre scorso. In manette erano finiti anche Francesco Corallo, l’imprenditore delle slot e re dei casinò ai Caraibi e l’ex parlamentare Amedeo Laboccetta (scarcerato dal Riesame pochi giorni dopo), diventato la gola profonda dell’inchiesta che ha inguaiato l’ex numero uno di An. Secondo la Procura di Roma l’organizzazione di Corallo&co riciclava in tutto il mondo i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco on-line e sulle video-lottery. I soldi, oggetto di riciclaggio, una volta depurati, secondo chi sarebbe stato impiegato da Francesco Corallo in attività economiche e finanziarie, in acquisizioni immobiliari, e destinato anche ai membri della famiglia Tulliani.

È negli atti dell’inchiesta che venne svelata anche la storia della casa di Montecarlo, che nel 2010 creò non pochi imbarazzi a Fini che interpellato all’epoca dal Fatto Quotidiano aveva dichiarato di essere “un coglione, ma non un corrotto”. La vicenda inizia nel 2008 quando l’immobile di boulevard Princesse Charlotte, 14, di proprietà del partito Alleanza Nazionale (lo aveva ricevuto come donazione) viene venduto alla offshore Printemps, società che – si leggeva nell’ordinanza – è “riconducibile a Giancarlo Tulliani, che ha abitato nell’appartamento in questione e ha lì trasferito la sua residenza il primo gennaio 2009. Tulliani, de resto, risulta iscritto all’Aire-Ambasciata d’Italia Monaco, proprio dal primo gennaio 2009, con l’indirizzo “BD Princesse Charlotte 14 – Montecarlo(Principato di Monaco)”. Pochi mesi dopo, l’immobile viene nuovamente venduto, dalla Printemps alla società caraibica Timara: “Il prezzo di quest’ultima compravendita veniva fissato in € 330.000,00 (€ 330.000,00 e costi di € 30.100,00), vale a dire proprio la cifra bonificata dal conto caraibico di Corallo”. Già anni fa la procura di Roma aveva indagato sul prezzo della vendita tra An e e Printemps, archiviando il fascicolo. In questa vecchia indagine c’è anche una nota dell’allora Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, indirizzata al Procuratore di Roma, “con la quale veniva trasmessa una missiva del Primo Ministro di Saint Lucia (EE) King Stephenson, datata 2010, nella quale, il Primo Ministro affermava che Tulliani Giancarlo era il titolare effettivo delle società Printemps Ltd, Timara Ltd e Jaman Directors Ltd”. La stessa lettera poi è stata ritrovata nell’ufficio di Corallo nella sede dell’Atlantis Casino, in Sint. Maarten, durante una perquisizione.

Giancarlo Tulliani vive da tempo a Dubai e, come emerso da alcune intercettazioni telefoniche, il suo auspicio non era quello di tornare in Italia. Il motivo? “Per evitare guai giudiziari”, come aveva scritto il gip Simonetta D’Alessandro nell’ordinanza di custodia cautelare. Per il giudice per le indagini preliminari, la richiesta di arresto è motivata da una “strategia criminale reiterata” di Tulliani, favorita da contatti politici e dalla abilità a muoversi a livello internazionale. Emblematico, per il magistrato, il tentativo – fallito – dell’indagato di trasferire 520mila euro da un suo conto in Mps ad un altro aperto presso gli Emirati Arabi. Secondo il gip la volontà di Tulliani di restare all’estero è evidenziata anche dalle relazioni avviate negli Emirati Arabi. Pertanto, per il gip il cognato di Fini deve essere arrestato in quanto, come responsabile di “numerosi episodi di riciclaggio” che hanno coinvolto anche la sorella Elisabetta e lo stesso ex leader di An, “potrebbe reiterare i reati accertati in un periodo di tempo che va dal 2008 al 2015″.

Una storia che aveva convinto il gip a firmare, lo scorso maggio, anche un provvedimento di sequestro nei confronti di Fini inquadrandolo non come vittima di una manovra ai suoi danni, ma consapevole di chi fosse era Francesco Corallo “titolare di un’impresa eminentemente criminale”. Anzi: nella vicenda Fini avrebbe avuto una “centralità progettuale e decisionale”.