Politica

Sicilia, voto tra disinteresse e disillusione. Nei quartieri popolari o della classe media pochi sanno i nomi dei candidati

Non sanno, non rispondono, rimangono in silenzio oppure allargano le braccia. E lo fanno gli ambulanti dei mercati popolari e gli avventori dei quartieri storici, le donne che fanno la spesa di buon mattino, ma anche la classe media a passeggio nel centro della città all’ora dell’aperitivo. Tra le bancarelle del Capo o davanti al maestoso teatro Massimo, tra i vicoli stretti di via bara dell’Olivella o tra le vetrine di via Ruggero Settimo, che espongono cappotti di lana nonostante i venti gradi serali, la musica è sempre la stessa: il 5 novembre? Che succede il 5 novembre? I siciliani non lo sanno. Lo dicono anche i sondaggi: un abitante su quattro non sa che domenica si vota.

Nonostante da settimane, anzi mesi, è in corso una campagna elettorale senza esclusione di colpi, antipasto di quello che è l’ultimo test dei partiti in vista delle politiche del 2018. “Le elezioni regionali? Ah già ci sono le elezioni regionali”, è la risposta quasi unanime dei tanti strati sociali che nel centro di Palermo si mischiano e confondono. A destra il pizzo di Nello Musumeci, a sinistra la chioma brizzolata del dem Fabrizio Micari, al centro la faccia rotonda del pentastellato Giancarlo Cancelleri e poi quella più squadrata del bersaniano Claudio Fava: i loro volti sono ovunque, giornali, comitati elettorali, manifesti. Eppure a Palermo nessuno o quasi riesce ad elencarli tutti i principali candidati alla carica di governatore.

Non li conosce chi a votare ha deciso di non andarci (si parla di un’astensione al 54%) perché tanto “niente è mai cambiato e niente mai cambierà”. Ma anche chi nonostante una sicurezza granitica nell’irredimibilità dell’isola (“I siciliani si vendono sempre“) la sua scheda nell’urna ha deciso di metterla. Piccolo problema: anche chi va a votare non pare avere familiarità con gli aspiranti presidenti. La ragazza fuorisede tornata apposta per le elezioni promette di studiare prima di entrare in cabina elettorale. La signora al mercato è in attesa dell’indicazione del figlio: “Lui mi deve dire chi votare. Lo fa sempre, lo dice a tutta la famiglia”. Quanti sono in famiglia: “Ho 8 sorelle”.

Poi c’è chi anche chi ha le idee chiare. Come il pescivendolo del mercato del Capo: voterà Berlusconi anche se l’ex premier non è candidatocandidabile. “Qui, a Ballarò e alla Vucciria votiamo tutti per lui: prenderà ventimila voti”, profetizza. Sono ancora legati all’ex premier anche gli abitanti della zona di Porta Carini. “Gli altri sono tutti truffaldini“. E Berlusconi no? “Eh un pochino in effetti pure lui”. Ha votato Forza Italia, ma anche il Pd e l’Udc l’anziano che adesso ha deciso di dare il suo voto al Movimento 5 Stelle: e pazienza se non ha idea di chi sia il candidato governatore dei grillini: “Non me lo ricordo”, rivendica.  “Il voto deve essere libero, dobbiamo essere liberi nel votare e nella maggior parte dei casi non lo siamo”, catechizzano nel centro della città. Dove, però, il voto disgiunto non è considerato sconveniente: “Purtroppo ho un amico candidato al quale devo dare il voto”. Perché deve? “Devo perché devo“. A questo giro per il voto libero solo mezza razione.