Carles Puigdemont e quattro suoi ministri si sono presentati in un commissariato di Bruxelles. Nelle scorse ore fonti della magistratura belga, citate dai media, aveva anticipato che l’ex presidente catalano sarebbe stato arrestato in attesa di comparire davanti a un giudice che dovrà decidere sul mandato d’arresto internazionale per ribellione spiccato dalla polizia spagnola. In serata la decisione: il giudice belga ha liberato tutti i membri dell’ex governo di Barcellona. Lo scrive il sito de La Vanguardia. I cinque sono stati interrogati oggi nella sede della procura a Bruxelles.
I cinque sono negli uffici della procura, dove saranno interrogati nel pomeriggio – come riferice il quotidiano belga Le Soir – nel corso del pomeriggio. Una decisione del giudice istruttore è attesa in serata, tra le 20 e le 22, visto che i termini entro i quali dovrà pronunciarsi sull’arresto o la libertà su cauzione è fissato per lunedì mattina alle 9.17.
“Perché un giudice entri nel merito, le persone ricercate devono essere prima private della libertà – ha sostenuto il portavoce della magistratura belga Gilles Dejemeppe – Se non faranno resistenza e se non esiste un reale rischio di fuga potrebbero anche non essere ammanettati al momento del fermo”.
We zijn bereid tot volledige medewerking met Belgische justitie nav het Europees aanhoudingsbevel uitgevaardigd door Spanje
— Carles Puigdemont ? (@KRLS) 4 novembre 2017
Nella giornata di ieri, Puigdemont si era detto pronto a collaborare con le forze dell’ordine: “Siamo pronti a cooperare pienamente con la giustizia belga in seguito al mandato d’arresto europeo emesso dalla Spagna” ha scritto in olandese sul suo profilo twitter l’ex President. L’ex capo del parlamento catalano è a Bruxelles dallo scorso lunedì 30 ottobre, dopo che il procuratore generale spagnolo José Manuel Maza lo aveva dichiarato indagato per ribellione, sedizione e malversazione. Non una fuga per chiedere asilo politico alle autorità locali ma una trasferta utile per “portare la questione nel cuore dell’Europa“aveva detto Puigdemont. Una visione condivisa anche dal suo avvocato Paul Bekaert: “Abbiamo chiesto di non fare una richiesta di asilo, ma di lottare contro qualsiasi estradizione. Che sia interrogato qui, non a Madrid”.
Nel frattempo in Spagna continuano le proteste per chiedere la liberazione degli otto ex deputati e dei leader dell’Assemblea nazionale catalana e Omnium Cultural in carcere. Centinaia di persone si sono radunate nella piazza dell’Università di Barcellona. Le proteste di oggi aprono la “settimana della libertà“, una serie di contestazioni che culmineranno con una grande marcia prevista per il prossimo 11 novembre. In vista delle elezioni del 21 dicembre, invece, sarà Carles Puigdemont a guidare l’eventuale coalizione indipendentista. Lo ha deciso il consiglio nazionale del PdeCat, il partito democratico europeo catalano. L’ex capo del governo catalano si era detto pronto a candidarsi in un’intervista alla tv pubblica belga Rtbf: “La Catalogna ha bisogno di un governo legittimo che sia al riparo dai rischi della giustizia spagnola, che non può garantire niente. Le elezioni devono svolgersi nel modo più normale possibile”.