“Nessun dittatore deve sottovalutare la determinazione e la risolutezza degli Stati Uniti”. Appena iniziato il suo viaggio in Asia, Donald Trump è tornato ad attaccare la Corea del Nord. Il presidente Usa, riferendosi alla situazione geopolitica nella penisola coreana, durante il suo discorso alle truppe militari della base aerea giapponese di Yokota, ha nuovamente parlato di una “ferma volontà” di fermare il programma nucleare di Kim Jong-un con “totale determinazione” perché “negli ultimi 25 anni l’approccio è stato troppo debole”. Immediata la risposta di Pyongyang che ha bollato come “stupidi commenti” quelli dell’inquilino della Casa Bianca minacciando una “punizione spietata”.

“Ora cambierà tutto. Siamo in grado di controllare lo spazio aereo e quello terrestre – ha spiegato – Chiuderemo presto questa situazione”. Trump – sottolineando che probabilmente incontrerà Vladimir Putin nei prossimi giorni e aggiungendo che “molto presto” verrà presa una decisione sull’inserimento del regime nord-coreano tra i Paesi che sostengono il terrorismo – ha ricordato come in passato “tutte le volte che ci hanno sottovalutato non è stato un piacere per loro” perché “nessun Paese può rivaleggiare con la forza militare americana”.

Immediata la risposta da Pyongyang. A ribattere al presidente degli Stati Uniti è stato il Rodong Sinmun: “Si tratta di stupidi commenti”, ha detto l’organo del Partito dei Lavoratori minacciando una “punizione spietata” quando mancano due giorni alla visita a Seul del tycoon. Le parole di Trump hanno irretito “seriamente” Pyongyang: “Deve dare retta alle affermazioni di altri esperti Usa – ripetono dalla Corea del Nord – secondo cui lui dovrebbe fermare l’incauto ricatto e tirarsi fuori dagli affari della penisola coreana”. “Se volete evitare la rovina – conclude il Rodong Simun – Astenetevi da commenti insensati”.

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