Rosario Crocetta

Rosario Crocetta ha improntato la suacampagna elettorale in sostegno di Micari ripetendo fino alla nausea una frase: “Abbiamo salvato la Sicilia dal default“. Non potrebbe essere altrimenti visto che il rettore di Palermo ha dovuto indicare in giunta come assessore al Bilancio in pectore Alessandro Bacceri, cioè lo uomo inviato in Sicilia da Renzi e Graziano Delrio per fare da commissario dei conti. Ora è vero che il governo Crocetta ha evitato di farsi pignorare gli arazzi e gli affreschi di Palazzo dei Normanni, mettendo ordine tra i disastrati conti ricevuti in eredità dai governi precedenti. Ed è vero pure che sempre lo stesso governo Crocetta ha firmato con Matteo Renzi il Patto per il Sud: 2,3 miliardi di euro per interventi in tutti i 390 comuni dell’isola, dei quali – come ricordava l’edizione locale Repubblica – solo 300 milioni sono stati ancora spesi. Secondo la Corte dei conti, però, “al 31 dicembre 2016 il debito della Regione ammonta complessivamente a 8.035 milioni di euro, con un incremento rispetto all’inizio del quinquennio del 41,4 per cento. Sebbene il dato, sia al lordo che al netto delle anticipazioni di liquidità, si ponga ben al di sotto del limite d’indebitamento previsto dalla legge, il suo recente andamento, nonché la relativa struttura depongono per un significativo deficit tra flussi di cassa in entrata e spesa”. Insomma dal 2011 ad oggi la situazione finanziaria dell’isola non sembra essere migliorata.  E infatti nell’ultimo lustro anche il “debito pro capite segna un incremento di 400 euro nel periodo 2012-2016, attestandosi a un valore, 1.583 euro, di oltre il 45 per cento superiore rispetto alla media nazionale (nel 2014, 1.088 euro)”. Un aumento record di 100 euro l’anno.

Ma con chi è indebitata la Sicilia? “Per quanto riguarda la struttura del debito, 5.334 milioni di euro riguardano mutui interamente a proprio carico (per una quota pari al 97,54%), mentre la restante parte, 135 milioni di euro (2,46%), è il residuo di due mutui a tasso fisso”, annotano i magistrati contabili, che segnalano una sorta di falla perpetua nei conti di mamma Regione. “Nel corso del 2005 (quando il presidente era Cuffaro ndr) a valere su tali prestiti sono stati stipulati alcuni contratti derivati, successivamente ristrutturati. Quelli in atto vigenti sono stati negoziati con cinque diverse controparti (Nomura, Merrill Lynch, Deutsche Bank, Banca Nazionale del Lavoro e Banco di Sicilia oggi Unicredit S.p.A.), al fine, da un lato, di cautelare l’Ente dalle oscillazioni di tasso e, dall’altro, di alleggerire l’esborso delle quote capitale in ammortamento negli anni 2006 e 2007, ritenuti di maggiore criticità. Nel solo anno 2016 la Regione ha sostenuto, in esecuzione di tali contratti, un esborso aggiuntivo, rispetto ai mutui originari, di oltre 37 milioni di euro, di cui 34 attribuibili a maggiori interessi: nel quinquennio 2012-2016 lo scambio netto, capitale e interessi, ascende a 159 milioni di euro negativi per la Regione”. Un vero e proprio affare. 

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