Due scioglimenti per infiltrazione mafiosa nel giro di pochi anni. L’ex sindaco Romano Loielo arrestato nel 2015 per truffa aggravata e oggi imputato nel processo “Uniti nella truffa”. Nardodipace torna al voto dopo un lungo periodo di commissariamento. Ufficialmente si sono presentati tre candidati a sindaco ma, in realtà, nel paesino al centro delle serre vibonesi (salito anni fa agli onori della cronaca perché il Comune con il pil più basso d’Italia) è stata una sfida a due tra Antonio De Masi e Piero Tassone. Perché una lista, Per Nardodipace, è considerata una lista civetta. Tra la speranza che le cose migliorino e la rassegnazione che chiunque salga non cambierà nulla, i cittadini di Nardodipace si sono recati al seggio. “Non mi interessano le elezioni. – dice un ragazzo – Io vedo scioglimenti e arresti. Ma alla fine il totale dov’è?”. Pensa la stessa cosa una signora, madre di 8 figli tutti emigrati in Svizzera per lavoro: “Ci hanno mangiato perché non avevamo un sindaco apposto. È stato sciolto due volte e adesso tenta di rientrare”. “Spero che Nardodipace trovi un sindaco che possa affrontare i problemi. – commenta uno dei componenti dei commissari prefettizi – Durante la nostra commissione tutte le procedure si sono svolte con gare d’appalto regolari. Cosa che non avveniva prima”.
A proposito del passato, fuori dal seggio c’era anche l’ex sindaco Romano Loielo per il quale la Cassazione, nelle settimane scorse, ha decretato la sua incandidabilità. Non potendo presentarsi personalmente, ha accompagnato il “suo” candidato Piero Tassone. “Gli scioglimenti per mafia, – sostiene Loielo – in un Paese come l’Italia sono la vergogna dello stato di diritto. Faccio politica da quando ero ragazzino. Non smetterò sicuramente adesso e do il mio contributo. Se avessi voluto ricandidarmi, lo avrei fatto”. Però non poteva essere eletto. “Questo è tutto da vedere”.
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