La bus station di Roma, la più importante d’Italia, è tecnicamente “abusiva” da un anno e mezzo. Il contratto fra la società che gestisce l’autostazione Tiburtina – dove si incrociano ogni anno 8 milioni di passeggeri provenienti da tutta Europa – e il Campidoglio, infatti, e’ scaduto nel marzo 2016, al termine di una concessione che durava dal 1999 e che aveva collezionato la bellezza di 9 proroghe. Ora la Ti.Bus srl – un sorta di consorzio formato da ben 34 delle principali autolinee italiane – e il Comune di Roma si trovano in una sorta di limbo amministrativo dal quale sembra difficile uscire: l’infrastruttura è di proprietà del privato che, stando alla convenzione, dovesse andare via dovrebbe smontarla pezzo per pezzo e lasciare libero il piazzale; dall’altra parte c’e’ un servizio pubblico che non si può interrompere per alcun motivo (come se a Londra da un giorno all’altro chiudesse la Victoria Bus Station).

E sempre da marzo 2016 si attende dal Dipartimento Mobilità un nuovo bando di gara che però non è mai arrivato. In mezzo ci sono come sempre i passeggeri, costretti ad usufruire di un servizio ai limiti dell’accettabile, tenendo conto che il gestore privato ha smesso di investire su un’infrastruttura che potrebbe dover smobilitare da un momento all’altro. La questione è stata sollevata dal consigliere capitolino del Pd, Orlando Corsetti, che ha presentato anche un esposto in Procura e ne preannuncia uno all’Anac “per ripristinare la legalità”. Sull’area, tra l’altro, pendono le mire dei costruttori privati che vorrebbero sfruttare le cubature previste dal vecchio piano regolatore, con il presidente del Consiglio del II Municipio, Valerio Casini (in quota Pd) vorrebbe addirittura realizzarvi un parcheggio per le auto private.

DA RUTELLI A OGGI, FRA PROROGHE E RICORSI – L’autostazione Tiburtina viene creata nel 1997 dall’amministrazione guidata da Francesco Rutelli, quando l’allora assessore ai Trasporti, Walter Tocci, mise le società di trasporto su gomma attorno a un tavolo e spinse affinché si creasse un’alternativa valida ai parcheggi selvaggi di fronte alla Biblioteca Nazionale di Castro Pretorio. La prima convenzione con la Ti.Bus parte nel 1999 e si conclude nel maggio 2008, nove anni a cui seguono le prime due proroghe. Subito dopo, nel settembre 2009 (sindaco Gianni Alemanno) arriva un nuovo contratto di concessione, della durata di 15 mesi, a cui seguono altre 6 proroghe giustificate con il completamento dell’iter progettuale della nuova – e limitrofa – Stazione Tiburtina, oggi divenuta uno dei tre hub romani per l’Alta Velocità.

Per il diritto di superficie, il concessionario dovrà corrispondere al Comune di Roma un canone di appena 56.000 euro l’anno, nel gennaio 2016 elevato a quota 60.000. Al momento del nuovo contratto del 2009, il presidente del cda di Ti.Bus srl è Antonio Pompili (oggi figura fra i consiglieri) ex numero uno del Consorzio Roma Tpl, che l’anno successivo si aggiudicherà un contratto da 100 milioni di euro l’anno per 8 anni, con lo 0,6% di ribasso, per la gestione del 20% del trasporto su gomma nella Capitale (perlopiù linee periferiche). Gli azionisti con le quote più importanti, invece, sono vettori noti come la pugliese Ferrovie del Gargano (23%), l’abruzzese Arpa (19%), Umbria Mobilità (7,8%) e Baltour srl, mentre piccole quote percentuali sono detenute da associazioni di categoria come Anav e Asstra e da altre 28 imprese fra cui Marozzi, Sit, Busitalia Simet (da non confondere con Busitalia Fs) e Ticketbus.

Nel maggio 2016 il Ministero Infrastrutture e Trasporti aveva prima revocato e poi rinnovato alla Ti.Bus il nulla osta per l’esercizio dell’autostazione, autorizzazione inizialmente sospesa per motivi di sicurezza poi sanati. La decima proroga, invece, non è mai arrivata, soprattutto a causa dei continui moniti dell’Authority Anticorruzione che ne vieta l’utilizzo se non contestuali a gare d’appalto formalmente impeccabili.

PROJECT FINANCING O NUOVO BANDO? – Oggi che l’autostazione viene utilizzata anche da vettori internazionali come Flixbus e Megabus, l’infrastruttura meriterebbe di essere modernizzata. La Ti.Bus srl ha presentato un avveniristico project financing del valore di 9 milioni complessivi, di cui 3 da spendere per realizzare una bus station “di livello europeo” e altri 6 da investire sul territorio circostante, compresa la riqualificazione dell’area (oggi preda del degrado) e il miglioramento della viabilità: in cambio, il privato chiede la gestione dell’autostazione fino al 2038 (o comunque per 20 anni).

“Il Comune non dovrebbe sborsare un euro”, spiega a IlFattoQuotidiano.it l’attuale presidente di Tibus, Giovanni Antonio Bianco. Il progetto però sembra non convincere il Campidoglio, che ha chiesto alla società privata di lasciare l’infrastruttura per assegnarla, a quanto si è potuto apprendere, alla municipalizzata Roma Servizi per la Mobilità. Peccato che proprio all’articolo 4 della convenzione vi sia scritto che “alla scadenza di tale periodo la Concessionaria si impegna a restituire l’area nelle condizioni di fatto e di diritto originariamente esistenti”. E’ anche per questo che l’assessora capitolina Linda Meleo, oltre ad annunciare che “riporteremo la legalità mettendo a gara il servizio” ha comunicato di stare ipotizzando “di individuare aree alternative da destinare all’attività dell’Autostazione, garantendo il pubblico servizio”. Il problema è sempre lo stesso: i fondi con cui realizzarla. Nel frattempo, il limbo rimane.

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