L'inquilino della Casa Bianca preso in contropiede dagli scienziati che lavorano per il suo stesso governo e rilanciano l'allarme. Ma Trump non ci vuol sentire e minimizza, così come aveva fatto in passato definendo il cambiamento climatico "una cagata". Condita da teorie complottiste secondo le quali dietro la battaglia per la riduzione delle emissioni nocive ci sarebbero interessi economici e un piano per colpire con le tassa le imprese a stelle strisce
Non era ancora presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump quando postava allegramente sui social frasi del tipo “Bisogna smetterla con questa costosissima cagata del riscaldamento globale”, sottolineando poi: “Il nostro pianeta sta congelandosi, temperature basse record, coi nostri scienziati del riscaldamento globale intrappolati nel ghiaccio”. Chissà se qualcuno di loro non si sia liberato dal ghiaccio e abbia dato il suo contributo nella stesura del rapporto sul cambiamento climatico, pubblicato nei giorni scorsi proprio dagli scienziati che lavorano per il governo degli Stati Uniti e che contraddice, però, le posizioni di diversi esponenti dell’amministrazione di Trump, compreso il presidente, in merito agli effetti che le attività umane hanno sull’aumento delle temperature globali. Secondo il ‘Climate Science Special Report’ il cambiamento climatico è una realtà che ha già un impatto sulla vita degli americani, mentre per quanto riguarda i soli Stati Uniti, dal 1980 le catastrofi naturali influenzate dal cambiamento climatico, come le alluvioni e gli uragani, sono costate al paese più di mille miliardi di dollari. Secondo il New York Times l’amministrazione Usa ha dato l’ok al rapporto perché in questo periodo è concentrata soprattutto sull’approvazione della riforma fiscale. E una ragione deve pur esserci visto che non è difficile, facendo una veloce ricerca sul web, trovare frasi di Trump e dei suoi a supporto della clamorosa marcia indietro sugli accordi di Parigi, su cui tuttora c’è molta ambiguità.
IL TRUMP-PENSIERO SUL CLIMA – Un’ambiguità meno presente qualche tempo fa, come quando in un tweet del 2012, non ancora eletto a capo della Casa Bianca, ha scritto: “Il concetto del riscaldamento globale è stato creato dai e per i cinesi, per rendere non competitiva l’industria americana”. Affermazione smentita da Trump durante la campagna elettorale contro Hillary Clinton, ma effettivamente vera. Poco gli importò, allora come oggi, ciò che pensa la stragrande maggioranza degli scienziati di tutto il mondo (il 97,1%) sull’esistenza riscaldamento globale. Prova ne è stata la valanga di tweet pubblicati dal presidente Usa negli ultimi anni. “Tutti gli eventi meteo – postava a gennaio 2014 – vengono usati dagli impostori del riscaldamento globale per giustificare l’aumento delle tasse per salvare il nostro pianeta! Loro non ci credono (lo fanno per soldi)!”. E otto mesi dopo: “Appena uscita – Le calotte polari sono alle massime altezze di tutti i tempi, la popolazione di orsi polari più forte che mai. Dove diavolo è il riscaldamento globale?”. Sconcertanti anche le dichiarazioni rilasciate a gennaio 2016, intervistato durante la trasmissione Fox & Friends: “Si tratta solo di una nuova forma di tassa molto, molto costosa. Un sacco di gente ci sta facendo su una montagna di soldi”. E non sono da meno le parole pronunciate nel corso di un’intervista al Washington Post a marzo 2016, a otto mesi dalle elezioni da cui sarebbe uscito presidente degli Usa. “Penso che sia in atto un cambiamento del clima – ha dichiarato Trump – ma non credo molto che sia provocato dall’uomo. Non ci credo molto”. Quindi? “Vi è certamente un cambiamento del clima in corso. A guardar bene, avevamo un raffreddamento globale nel 1920 e ora abbiamo un riscaldamento globale, anche se ora non si sa bene se ci sia, questo riscaldamento globale. Lo chiamano con ogni sorta di nomi diversi; ora credo che sia molto in voga la frase ‘condizioni meteo estreme’. Io non ci credo molto… Forse c’è un minimo effetto dell’uomo, ma non ci credo granché”.
LE PAROLE SULL’ACCORDO DI PARIGI – Dopo le elezioni le cose non sono andate meglio. Trump ha definito l’accordo di Parigi come “una delle cose più stupide che abbia mai sentito nella storia della politica” e “un accordo che azzoppa gli Stati Uniti e favorisce altri Paesi”. Poi, agli inizi di ottobre ha fatto il primo passo per rottamare le misure contro il riscaldamento globale messe in campo da Barack Obama, annunciando di voler annullare il Clean Power Plan, fulcro delle politiche climatiche attuate dal suo predecessore alla Casa Bianca, volto a ridurre le emissioni di gas serra del settore energetico. Per Trump un piano “stupido” e “ammazza-lavoro”. D’altro canto già nel marzo scorso il presidente Usa ha firmato un ordine esecutivo con cui ha dato mandato all’Epa (Enviromental Protection Agency), l’equivalente del nostro ministero dell’Ambiente, di revisionare il piano. Il capo dell’Epa, Scott Pruitt non aspettava altro. E all’emittente televisiva americana Cnbc ha dichiarato che l’attività umana non è “la causa primaria del riscaldamento globale”, negando – anche lui – il concetto alla base degli accordi di Parigi sul clima. “Penso sia molto difficile misurare l’impatto dell’attività umana sul clima – ha detto – e che vi sia enorme disaccordo sul grado di questo impatto”. E il rapporto appena pubblicato? Si fa sempre il tempo a sminuirlo. Come ha fatto un portavoce della Casa Bianca, Raj Shah: “Il clima è cambiato e cambia continuamente. Ciò che accadrà in futuro dipende da alcune incertezze sulla sensibilità del clima della Terra”.