Il leader del Movimento Cinque Stelle annuncia che martedì sera non andrà in tv per confrontarsi con il segretario del Pd: "Dopo il terremoto del voto in Sicilia, Renzi non è più il primo candidato di quel partito". Immediata risposta: "Hai scelto tutto tu e scappi?". Esponenti dem all'unisono: "Ridicolo, coniglio, cuor di leone". A DiMartedì andrà Di Battista, ma in un'altra puntata
Era tutto pronto, mancavano su per giù ventiquattr’ore. Poi è arrivato il cambio di programma: “Da candidato premier del Movimento Cinque Stelle mi confronterò con i candidati premier dei partiti. Dopo il voto di oggi il Pd non ha più un leader”, scrive Luigi Di Maio. Addio confronto con Matteo Renzi negli studi de La7 e giù con il botta e risposta tra i due leader. Perché se da un lato si rigira il dito nella piaga dopo il flop nelle urne in Sicilia, dall’altra è tutto un fiorire di “coniglio”, “scappi”, “ridicolo”, “hai paura”. La sintesi è del segretario del Pd, che aveva accettato il faccia a faccia – proposto dal vice presidente della Camera – sancendo di fatto l’apertura della campagna elettorale: “Hai scelto la data, la tv, il conduttore. E adesso scappi? Un leader non fugge“, risponde l’ex presidente del Consiglio al candidato premier del M5s. Di Maio molto probabilmente sarà invece ospite domenica di Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’, anche se è già partito – dai dem come da Ap – il coro di proteste: “Fosse vero, saremmo di fronte a un episodio di servilismo senza precedenti”, attacca Michele Anzaldi. “La Rai – gli fa eco Maurizio Lupi – fa servizio pubblico o servigi ai 5 stelle?”.
“Voto Sicilia ha cambiato prospettiva” – Ed è proprio questo il punto: secondo Di Maio, Renzi non è più il leader del Pd. Un tentativo di delegittimazione – rincarato con “Renzi non è più il nostro competitor” – che spinge però gli esponenti dem a ricompattarsi: “Noi scegliamo chi è il candidato con un metodo democratico”, ribadiscono diverse voci importanti del partito, compreso il ministro della Giusizia Andrea Orlando che fu tra gli sfidanti alle primarie. Ma il candidato dei Cinque Stelle è categorico: a suo avviso, la leadership di Renzi non c’è più. “Avevo chiesto il confronto qualche giorno fa, quando lui era il primo candidato di quel partito politico – ha scritto in un post su Facebook – Il terremoto del voto in Sicilia ha completamente cambiato questa prospettiva. Mi confronterò con la persona che sarà indicata come candidato premier da quel partito o quella coalizione”. A monte della decisione, però, c’è probabilmente un dibattito interno al Movimento – anticipato venerdì da Il Fatto Quotidiano – sull’opportunità di “ridare fiato” all’ex premier.
Da candidato premier del @Mov5Stelle mi confronterò con i candidati premier dei partiti. Dopo il voto di oggi il Pd non ha più un leader.
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) 6 novembre 2017
Renzi: “I leader non fuggono” – L’ex presidente del Consiglio ha gioco facile nel ricordare in maniera martellante come le condizioni fossero state dettate da Di Maio: “Hai scelto la data, la tv, il conduttore. E adesso scappi? Un leader non fugge”, scrive su Twitter per poi ampliare il suo ragionamento su Facebook. Prima era toccato a Matteo Richetti ed altri esponenti dem replicare. Per il responsabile della comunicazione, il leader del M5s è “ridicolo”. Il senatore Andrea Marcucci lo definisce “coniglio”. Alessia Morani ricorda che Di Maio “scappa di nuovo” (il riferimento è al confronto con Maria Elena Boschi, che twitta anche lei) e Matteo Orfini chiede a Floris di confermare il confronto con “una sedia vuota”. Mentre il ministro della Giustizia Andrea Orlando sottolinea che il Pd sceglie il proprio leader “in maniera democratica”. I Cinque Stelle sembravano comunque intenzionati a schierare un “big” nella puntata di DiMartedì: ma la presenza di Alessandro Di Battista – che pareva confermata, ma in un momento diverso rispetto a Renzi – è in realtà prevista per martedì 14. Una settimana dopo.
“Nostro competitor non è più Renzi” – Resta lo scossone imposto dal voto siciliano – con il Partito democratico che, stando alle proiezioni, non viaggia attorno al 13 per cento delle preferenze mentre il M5s arriva al 28 – che ha portato il vice-presidente della Camera a cambiare idea sul duello televisivo: “Il Pd è politicamente defunto. A quello che leggo oggi sui giornali in interviste di esponenti Pd, non sappiamo neanche se Renzi sarà il candidato premier del centrosinistra – sottolinea il vicepresidente della Camera – Anzi, secondo le ultime indiscrezioni riportate dai media, a breve ci sarà una direzione del Pd dove il suo ruolo sarà messo in discussione. Il nostro competitor non è più Renzi o il Pd”.
“Ha scelto tutto lui, ora scappa” – La lunga replica dell’ex presidente del Consiglio è affidata a Facebook: “Ha fatto tutto lui. Io ho semplicemente accettato perché Di Maio è il leader del Movimento 5 stelle che in tutti i sondaggi se la batte con il Pd per il primo posto nel proporzionale – scrive Renzi – E siccome due milioni di italiani mi hanno chiesto sei mesi fa di guidare il Pd, ho pensato fosse un gesto di rispetto accettare un confronto pubblico e trasparente davanti agli italiani. Mi sembra un modo giusto e onesto di far politica. Oggi Di Maio scappa“. Poi aggiunge che “da giorni sapevamo che stavano litigando al loro interno dopo i precipitosi tweet dell’onorevole campano”.
La proposta di Di Maio – Era stato proprio Di Maio infatti a proporre il confronto tv e il segretario del Partito Democratico aveva accettato l’invito. Nelle ore successive l’okay definitivo era scoppiata la polemica riguardo al ‘salotto’ dove tenere il primo faccia a faccia tra i due candidati alle prossime elezioni Politiche. Il vice presidente della Camera aveva proposto La7 e il Pd, pur sottolineando di preferire un confronto su una rete Rai, aveva alla fine dato il via libera all’appuntamento a DiMartedì, la trasmissione di Giovanni Floris.
Il dibattito interno – Ma proprio nel Movimento Cinque Stelle in quelle ore teneva banco un vivace dibattito sull’opportunità del confronto, che avrebbe aperto ufficialmente la campagna elettorale: “Così rischiamo di ridare fiato a Renzi, anche se il risultato nelle urne fosse positivo per noi”, ragionavano negli scorsi giorni alcuni parlamentari pentastellati con Il Fatto. E con un risultato ormai definitivo in Sicilia – pur a urne ancora aperte – ecco la giravolta di Di Maio. Che provoca una pioggia di tweet e post su Facebook da parte degli esponenti del Pd.
Gli esponenti dem: “Di Maio ridicolo, un coniglio” – Il fuoco è stato aperto da Matteo Richetti: “È talmente ridicolo che ogni commento rovinerebbe questa commedia”, ha affermato il responsabile comunicazione dem. Poi quando ha iniziato a concretizzarsi l’ipotesi di Di Battista al posto di Di Maio ha rincarato: “Alla terza ci proporranno un confronto Di Maio-Di Battista”. Mentre Matteo Orfini spera “che Floris mantenga il confronto. Al limite con una sedia vuota. Tanto non si noterà granché la differenza”. Poi sono arrivati i “carichi” del senatore Marcucci e della deputata Morani, renziani di stretta osservanza. “Di Maio ha paura del confronto con Renzi, quindi lo annulla senza mezza motivazione. Con il M5S ce la vedremo nei collegi. #coniglio“, twitta Marcucci. Commento ironico per Morani: “Giggino cuor di leone scappa di nuovo. Dopo la Boschi ora fugge da Renzi con una scusa patetica #braveheart”. Nel primo pomeriggio è intervenuta anche Maria Elena Boschi, che nelle scorse settimane aveva invitato Di Maio a un confronto pubblico. La sottogretaria alla presidenza del Consiglio scrive su Twitter: “Leggo che Di Maio fugge anche da Renzi. Come è noto, il coraggio non è proprio il suo forte. #dacciladata”.
Mentana: “Non si fa così” – Un commento arriva anche da Enrico Mentana, direttore del Tg La7: “Premetto che so che qualsiasi cosa io dica in questo momento può sembrare una reazione al fatto che La7 ha perso la possibilità di ospitare il confronto – dice – Ma io so che direi le stesse parole anche se il confronto fosse stato cancellato da un altra rete. Non è così che si fa in generale”. Il gesto di Di Maio, secondo il giornalsita che afferma di non sapere “cosa sia giusto o sbagliato”, “può essere letto o come eccesso di presunzione o eccesso di paura“. Se si lancia sfida e qualcuno lo raccoglie, aggiunge Mentana, “e poi tu lo ritiri non è mai calcolo vincente”.