Cultura

Pietro Cheli, morto a Milano il giornalista culturale e vicedirettore di “Amica”

Addio a una voce autorevole e infaticabile del mondo editoriale cittadino e non solo. Aveva lavorato con Montanelli al Giornale e alla Voce, poi con Deaglio a Diario. Infine, l'approdo ai "femminili". Fra i sui libri "Sono razzista ma sto cercando di smettere". Aveva 52 anni

di F. Q.

E’ morto nella notte a Milano Pietro Cheli, vicedirettore di Amica, ma soprattutto una delle voci più autorevoli del giornalismo culturale cittadino e non solo. Cinquantadue anni, genovese trapiantato nel capoluogo lombardo, generoso protagonista di un numero incalcolabile di incontri, presentazioni, dibattiti, lettore e spettatore avido, amico di tanti scrittori (immancabile la coppia con Luis Sepúlveda nei frequenti tour italiani dell’autore cileno), Cheli aveva lavorato al Giornale e alla Voce con Indro Montanelli.

Poi, a cavallo fra gli anni Novanta e Duemila, è stato l’eclettico responsabile della sezione cultura e spettacoli di Diario, il settimanale diretto da Enrico Deaglio. Infine, il passaggio ai periodici femminili, da Gioia alla storica testata Rcs di cui era vicedirettore. Del 2003 è il libro Carte da decifrare (Einaudi), una deliziosa chiacchierata-intervista con il musicista e conterraneo Ivano Fossati; nel 2008 ha invece pubblicato, con il genetista Guido Barbujani, Sono razzista ma sto cercando di smettere (Editori Laterza), una risposta ironica, colta e scientificamente fondata alla xenofobia montante. Ma i libri soprattutto li leggeva e li recensiva, anche nella sua rubrica-blog Il criticone, il cui titolo rimandava tanto alla sua stazza imponente quanto al suo temibile acume di giudizio. Lascia la moglie Alba, anche lei giornalista. (Foto”La Bottega dell’arte”). 

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