Il Napoli pareggia, la Juve soffre col Benevento e la Lazio invoca Giove Pluvio per evitare la mattanza. Si salva solo la Roma. Ha più infortuni Calabria che elettori Alfano
Benvenuti a Ten Talking Points, l’unica rubrica che ha il poster in camera di Olivia Newton John in Grease mentre spinge a terra col tacco 12 John Travolta. Altre considerazioni.
1. Il match chiave è Inter-Torino: 1-1, decisiva la traversa di Culovic allo scadere. Il pareggio inatteso dei padroni di casa cortocircuita i rivali, che destabilizzati si smarriscono. Il Napoli pareggia, la Juve soffre col Benevento e la Lazio invoca Giove Pluvio per evitare la mattanza. Si salva solo la Roma, ma Spalletti – uno dei migliori allenatori italiani per distacco – è così forte che, quando fa un passo falso, costringe anche gli avversari a farlo. Pazzesco.
2. Juve mai bellissima, e anzi ieri bruttina. Ma intanto è a un solo punto dalla vetta. È così che si vincono gli scudetti. Agili, in scioltezza e atarassia.
3. Il Napoli deve “sperare” di uscire al più presto dalla Champions League e pure dalla Europa League. Non ha una panchina all’altezza, i gran complimenti quando perdi (vedi Manchester City) sono spesso il preludio del calvario e l’infortunio grave di Ghoulam si somma a quello di Milik. Il Che Gue Sarri, tra una bestemmia e l’altra, dovrà essere molto bravo. E molto calmo. Della prima cosa non dubito, della seconda onestamente un po’ sì.
4. Applausi a Di Francesco, che dopo tre 1-0 alla Capello scudiscia con sadismo inverecondo il Chelsea per poi dare spettacolo a Firenze. Eusebio signoreggia, non senza sicumera crassa. Qualora vincesse il recupero con la Samp e se la Lazio fiaccasse l’Udinese, avremmo cinque squadre in due punti dopo dodici giornate. D’accordo, ciò accade anche perché in fondo classifica il livello pare non elevatissimo, ma un campionato così è proprio divertente.
4 bis. Adoro la parola “qualora”.
5. La velocità delle prime 5 è tale che la splendida Sampdoria di Giampaolo, sempre più sosia di Gasparri, è “solo” sesta nonostante il suo migliore inizio di sempre (persino più di quella di Vialli & Mancini). Ma la stagione sin qui mirabile resta.
5 bis. A proposito di Vialli: non si capisce perché, nello spot Sky in cui fa drammaticamente il verso a “Doc” Brown di Ritorno al futuro, indossi la parrucca dei Jackson Five, parli come la Boldrini e abbia lo sguardo indemoniato di Freddy Krueger. Mah.
6. Ogni volta che pare prossimo all’esonero, Conte si inventa l’impresa. Ieri ha battuto Mourinho. Il commento tecnico, su Sky, era di Zola. Giocatore sublime. Solo che, per pronunciare correttamente “Bakayoko”, si è slogato dodici volte le corde vocali. Lo abbraccio.
7. La vita è dolore e ce l’ha dimostrato Viviani della Spal. Segna un gol pazzesco su punizione contro l’Atalanta, ma la pedanteria colpevolmente prosaica dell’arbitro gliela fa ripetere. Niente gol. Non solo: a fine partita, sull’1-1, tira a colpo sicuro ma Berisha gli nega ancora la rete. Ne consegue che Federico Viviani assurge a emulo inconsapevole di Schopenhauer: laddove la liberazione esistenziale non trova sbocco in un’agnizione manifesta, l’essere umano si vede trascinato in un gorgo di estraneità, inettitudine, senso di debolezza e malattia.
8. Il Crotone regna, il Cagliari rifiata. Capolavoro doppio di Verdi. La Spal dà segno di sé, il Benevento soffre oltre ogni demerito effettivo. Il Verona sconta la pena. E il Genoa riscrive i confini del nichilismo.
9. Ma che cazzo ho scritto al punto 7?
10. Il Milan ha perso con tutte quelle che ha davanti (alla ripresa vivrà la macellazione a Napoli) e ha vinto con tutte quelle che ha dietro (Genoa a parte). Ne consegue che, per ora, vale il settimo posto che ha. Primi quaranta minuti di bruttezza musumecica, poi il gol di Romagnoli cambia l’inerzia. Bene Abate e Zapata, e questa è una notizia. Il migliore nuovo acquisto, a oggi, è Borini. Kalinic sempre più bravo nell’imitare i paracarri.
10 bis. Ha più infortuni Calabria che elettori Alfano.
10 ter. Suso ha fatto un gol che non esiste. Questo ragazzo produce gesta da playstation. Quasi come Garrincha, Egli fa sempre la stessa finta. E non lo prendono mai. Osservatelo bene: non appena decide di dribblare, gli orologi si rifiutano di proseguire la loro corsa. Egli cristallizza il tempo. Tutto si ferma, in uno stand by di prodigiosa tensione. E l’epifania avvolge il Creato. Egli, con ciò, assurge a Luce terrena e al contempo ultraterrena. Così facendo, Suso intende poi rammentarci che la Bellezza, come diceva Dostoevskij, salverà il mondo. Sia dunque Lode.
Ci risentiamo tra due settimane. Fate i bravi. E smettetela di bucare di notte la bici a Nardella, che poi lui ci rimane male.