Troppo distante dalle richieste iniziali. E così la proposta del governo sull’esenzione di alcune categorie di lavoratori dallo scatto automatico, che porterà nel 2019 l’età pensionabile a 67 anni, ferma per il momento la trattativa con i sindacati. Al secondo giorno di tavolo tecnico tra l’esecutivo e le parti sociali è stata avanzata l’ipotesi di bloccare l’aumento per le 11 categorie di lavori gravosi già fissate dall’Ape social e altre quattro, ossia agricoltori, parte dei siderurgici (gli altri già rientrano nei lavori usuranti), marittimi e pescatori. Una platea di 15-20mila lavoratori, che sono circa il 10 per cento di quelli che dovranno andare in pensione nel 2019.

“Per noi non è sufficiente – ha detto a ilfattoquotidiano.it il segretario confederale Cgil, Roberto Ghiselli – anche perché ci è stato spiegato che l’eventuale blocco dell’innalzamento riguarda solo le pensioni di vecchiaia e non quelle di anzianità, quindi quelle persone dovranno comunque andare in pensione con 43 anni e 3 mesi di contributi“. E intanto continua la levata di scudi contro il blocco dello scatto. Dopo i rilievi di Istat e Confindustria, martedì sono state Bankitalia e Corte dei Conti a osteggiare, pur lasciando spazio ad alcuni aggiustamenti, il congelamento dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni.

LA PROPOSTA DEL GOVERNO – “Sulla proposta il governo si è detto disponibile ad accettare suggerimenti limitati”, spiega Ghiselli. Restano in piedi per le 15 categorie i requisiti dei 36 anni di contributi e dei 6 anni di lavori gravosi negli ultimi sette, anche se su questo punto il governo si è mostrato disponibile a trattare. Questo è quello che si può fare in questa fase, perché – sempre senza sospendere gli effetti dell’aumento – è stata anche proposta la previsione di una commissione tecnica che si metta al lavoro per calcolare le differenze nella speranza di vita a seconda del lavoro che si svolge. Ma il lavoro di questa commissione, che i sindacati avevano chiesto, potrebbe eventualmente dare i suoi frutti solo nella prossima legge di Bilancio.

“La posizione della Cgil – ha commentato Ghiselli – è che le distanze sono tali che ci impediscono di fare una trattativa vera”. Dunque si passerà direttamente al tavolo politico con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, lunedì 13 novembre, sperando che Gentiloni apra qualche spiraglio. A meno che non si decida di riconvocare un ultimo tavolo tecnico in extremis lunedì mattina.  “Al momento non ci sono le condizioni per rilanciare”, ha aggiunto. Perché i sindacati vogliono una platea più ampia, che non riguardi solo quelli che hanno i requisiti per la pensione di vecchiaia, ma anche i lavoratori che arrivano alla pensione di anzianità.

E se il presidente dell’Inps Tito Boeri ha sostenuto proprio martedì che “non serve bloccare l’aumento dell’età di pensionamento legato all’aspettativa di vita”, ma piuttosto bisognerebbe “fare cambiamenti annuali” e non triennali in modo che l’adeguamento sia graduale, Ghirelli ha un’opinione diversa a riguardo. “Se l’adeguamento avviene con l’attuale meccanismo si tratta di una proposta cervellotica –  ha commentato – e rende ancora più aleatoria la posizione dei lavoratori. Non solo si fa dipendere la pensione dai trend legati al tasso di mortalità, ma addirittura si ampia la casualità dando la cadenza annuale. Si potrebbe ragionare su questa proposta se venisse accompagnata da altri accorgimenti”.

LE POSIZIONI DI BANKITALIA E CORTE DEI CONTI – Chiare, intanto, le posizioni di Corte dei Conti e  Bankitalia emerse nel corso delle audizioni sulla legge di Bilancio: bisogna proseguire sulla linea di quanto previsto dalla legge Fornero, che adegua l’età pensionabile alla speranza di vita. “Ai fini della tutela degli equilibri di fondo della finanza pubblica gli interventi al margine del sistema pensionistico – ha detto il presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci di Scarfizzi –  devono essere disegnati in maniera tale da limitare la platea dei destinatari alle situazioni di effettivo disagio, anche per minimizzare gli ovvi effetti di frammentazione che finiscono per produrre”. Analogamente per via Nazionale “è importante non fare passi indietro”, come ha detto il vicedirettore di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, secondo cui “è necessario mantenere, preservare, difendere l’equilibrio pensionistico”. “Questo non vuol dire – ha aggiunto – che non ci possano essere aggiustamenti su singoli casi”, ma significa “preservare la stabilità complessiva”.

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