Il segretario del Pd nella sua newsletter: "Hanno studiato vari modi per dirmi di farmi da parte: da Consip alle banche, alle accuse sulla mancata crescita. Ogni mezzo per togliere di mezzo l'avversario scomodo. E infatti Di Maio e Berlusconi attaccano me"
Cosa ha capito Matteo Renzi sul flop del candidato Pd alle elezioni regionali in Sicilia? Primo: “Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno nemmeno stavolta”. Non è una novità, scrive, “visto che hanno studiato vari modi per dirmelo: le prove false di Consip, la polemiche sulle banche, le accuse sulla mancata crescita, i numeri sbagliati sulle tasse e sul Jobs Act“. Ora il voto in Sicilia. Il segretario Pd scrive nella newsletter personale in cui ribadisce questa sindrome dell’accerchiamento: “In tutti i casi è bastato dare tempo al tempo e la verità è emersa, o sta emergendo, limpida – sottolinea – Dire che il problema sono io per il voto in Sicilia si colloca nello stesso filone: utilizzare ogni mezzo per togliere di mezzo l’avversario scomodo. Che poi è l’obiettivo di chi è contro di noi. Non a caso Di Maio rinuncia al confronto, non a caso Berlusconi per prima cosa attacca me e il Pd”.
Cosa ha capito Matteo Renzi dopo il voto in Sicilia sul centrosinistra? “Alle elezioni, se il Pd fa il Pd e smette di litigare al proprio interno, possiamo raggiungere, insieme ai nostri compagni di viaggio, la percentuale che abbiamo preso nelle due volte in cui io ho guidato la campagna elettorale: il 40%, raggiunto sia alle Europee che al referendum“. Secondo Renzi “già oggi siamo in coalizione”. Ribadisce: “Siamo pronti ad allargare ancora al centro e alla nostra sinistra. Condivido a questo proposito le riflessioni di Dario Franceschini. Non abbiamo veti verso nessuno, noi”. E Grasso? Nessuno gli ha dato la colpa: “Si è solo detto che se Grasso si fosse candidato, come gli era stato chiesto, i risultati sarebbero stati diversi. Ma Grasso ha rinunciato, dicendo che da presidente del Senato non poteva sobbarcarsi un impegno politico in prima persona. Il che dimostra anche rigore istituzionale, intendiamoci. Rispetto per la sua scelta, nessuna polemica, ma semplice constatazione”. Per contro “forse sarebbe il caso di dire che se qualcuno dentro il Pd pensa di passare i prossimi mesi a litigare fa un grande regalo a Silvio Berlusconi e a Beppe Grillo. Sono mesi che si discute, si media, si fanno compromessi, si limano documenti: una vita fantastica, lo immaginate. Personalmente penso che sia arrivato il momento di cominciare la campagna elettorale”.
Cos’ha capito Renzi invece sul Pd? Ha perso, sì, ma è cresciuto. “pur avendo mantenuto gli stessi voti delle Regionali del 2012 (che avevamo vinto grazie alle divisioni della destra e al 10% dell’Udc, ripeto 10% Udc). Gli stessi. E rispetto alle politiche la coalizione di Bersani nel 2013 prese 21,4%, quella di Micari il 25,2%. Dunque noi, pur avendo perso, siamo cresciuti rispetto al 2013. Ma ovviamente non lo leggerete da nessuna parte”. Ma se il Pd non sta bene, non è che gli alleati vadano tanto meglio. “Del resto le liste della Sinistra radicale sono passate dal 6,5 per cento delle scorse regionali al 5,3 di ieri, eleggendo un solo consigliere regionale. Questo grande trionfo a sinistra io non l’ho visto, almeno in Sicilia. È vero che oggi è il 7 novembre 17 e dunque sono cento anni esatti: ma non vedo alle porte una rivoluzione comunista. Penso che un elettore di sinistra, anche radicale, voglia unità. Non le divisioni che fanno vincere la destra“. Ecco allora rinnovata l’idea della grande alleanza, proposta che dall’intervista di Franceschini al Corriere della Sera rimbalza nei retroscena di tutti i giornali.
Insomma, non è successo niente. Ha vinto la destra “come accade sempre, da decenni, in Sicilia”. A Musumeci Renzi fa gli auguri “perché riesca a governare bene la Sicilia. Dirò di più: spero che ci riesca perché prima vengono i cittadini, poi gli schieramenti. Ne dubito, per la compagnia di giro che ha, ma glielo auguro”. A proposito di compagnia di giro: “Sono molto fiero che ci siamo liberati di qualche personaggio che nel 2013 stava con noi – dice – Per esempio Francantonio Genovese, già deputato di Messina, poi condannato in primo grado a 9 anni. Quando è uscito dal carcere Genovese ha lasciato il Pd in polemica con la mia decisione di votare a favore dell’arresto in Aula. E si è iscritto a Forza Italia. A Messina Genovese, per il tramite del figlio, ha portato a Forza Italia 17mila voti. Ma io preferisco guidare il partito che candida il figlio di La Torre anziché il figlio di Genovese. Anche se magari qualche volta si perde”.
Invece i Cinquestelle “hanno perso” perché i commenti di queste ore “non fanno i conti con i numeri reali“. Il Movimento “aveva preso alle politiche del 2013 in Sicilia il 33% e a livello nazionale il 25%. La Sicilia era stata dunque la loro Toscana, il loro bacino di voti più forte. Oggi hanno preso il 26% in Sicilia, dopo che tutti i sondaggi li davano ampiamente sopra il 30%. Il voto alla lista, al simbolo passa dal 33 al 26%: dunque hanno perso sette punti percentuali su base regionale, chissà a quanto sono davvero su base nazionale. Se a questo si aggiunge che Di Maio e Di Battista hanno passato quattro mesi in Sicilia, Grillo ha detto che era l’ultima spiaggia, hanno speso centinaia di migliaia di euro in questa campagna ci rendiamo conto che i Cinque Stelle hanno perso. Eppure in tv raccontano di aver vinto e nessuno che gli faccia una domanda su questo. Ecco perché scappano dal confronto. Perché che hanno perso, loro lo sanno benissimo”.