L’Europarlamento si schiera dalla parte della lobby bancaria italiana e del Tesoro nella querelle con la Bce sulle nuove regole relative allo smaltimento dei crediti deteriorati. Su richiesta del suo presidente Antonio Tajani, il servizio giuridico del Parlamento europeo è stato incaricato di pronunciarsi sulla competenza dell’Eurotower ad adottare il cosiddetto addendum, cioè le nuove linee guida sui livelli minimi di accantonamento prudenziale da garantire a fronte di esposizioni deteriorate. E il verdetto è che l’istituzione guidata da Mario Draghi non ha “nessuna competenza” per adottare il piano nella forma attuale perché l’Addendum proposto impone “regole vincolanti di portata generale applicabili a tutte le banche” vigilate dal Single supervisory mechanism. Si tratta dunque di un atto che va al di là del mandato della Bce, invadendo il campo del legislatore.
Il pronunciamento mette pressione sulla vigilanza unica della Bce, presieduta dalla francese Daniele Nouy, affinché cambi la sua proposta sulla gestione dei crediti deteriorati. La Bce ha presentato a ottobre nuove linee guida sugli Npl per le banche dell’area dell’euro sotto la sua vigilanza. Gli obiettivi su accantonamenti e svalutazioni potrebbero diventare più rigidi a partire da gennaio 2018. Svalutazione o copertura totale devono essere effettuate entro sette anni per un prestito garantito o entro due per uno unsecured. Una prospettiva contestata dagli istituti di credito, secondo i quali una mossa del genere avrebbe conseguenze negative sul flusso del credito alla clientela e quindi anche sullo sviluppo economico. Posizione condivisa dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, secondo cui le regole più stringenti proposte per accantonamenti e svalutazioni presentano “qualche forzatura” legale proprio perché il supervisore unico prefigura un “vincolo generralizzato” per gli istituti, mentre “il mandato del Ssm riguarda casi singoli, banca per banca”. Il governo italiano si oppone soprattutto alla possibile applicazione delle regole all’attuale stock di sofferenze e non soltanto ai nuovi flussi di crediti deteriorati. “Sarebbe fonte di preoccupazione”, ha detto Padoan, perché significa che le banche italiane potrebbero dover accantonare molto più delle concorrenti estere.
La proposta della Bce è attualmente in fase di consultazione e Francoforte ha fatto sapere che non stava lavorando a modifiche significative al piano originale. Gli esperti legali dell’Eurocamera osservano che la formulazione delle disposizioni contenute nell’Addendum fa sì che esse siano destinate a essere percepite dalle banche come “obbligatorie”. Una conclusione che, secondo gli stessi esperti, non può essere invalidata dall’indicazione giunta dalla vigilanza Bce, secondo la quale invece le regole indicate nell’Addendum non sarebbero vincolanti. La Commissione europea, che detiene il potere esclusivo di proporre leggi nell’Ue, sta a sua volta lavorando per presentare entro la prossima primavera nuove misure sui crediti inesigibili.