“Le nuove linee guida di Regione Lombardia mettono a rischio l’esistenza di un’eccellenza come la nostra”. L’accusa arriva da Pietro Bisinella, presidente del Centro non vedenti di Brescia che da anni favorisce l’inclusione scolastica di alunni non vedenti e ipovedenti, per esempio attraverso il lavoro del tiflologo, una figura simile al pedagogista per persone con disabilità visiva, attraverso l’intervento dell’assistente alla comunicazione e la messa a disposizione di materiale didattico speciale. Il tutto gestito da 32 dipendenti che si occupano di 120 ragazzi. “Non so se nel 2018 potremo continuare a prenderci cura di loro con lo stesso livello di qualità di oggi”, dice Bisinella. Fino a ora il centro era finanziato dai due enti fondatori, la provincia di Brescia per 750mila euro all’anno e il comune per 250mila. Ma da quest’anno Regione ha deciso di assumere le deleghe per il supporto ai disabili sensoriali che erano della provincia. E qui, secondo il presidente della struttura bresciana, sono iniziati i problemi.
Se prima le famiglie di un bimbo non vedente si rivolgevano direttamente al centro, ora hanno dovuto attendere il bando delle Ats (le vecchie Asl) per l’accreditamento anche di altre strutture, prima di poter scegliere a chi rivolgersi. Con un problema già evidente, secondo Bisinella: “Si sono accreditate anche strutture che difficilmente saranno in grado di garantire servizi di qualità adeguati ai ragazzi non vedenti”. E a questo si aggiunge “il pantano burocratico in cui siamo finiti”. Così tra i disagi che hanno dovuto affrontare le famiglie un mese fa, all’inizio della scuola, c’è stato il ritardo nella consegna dei libri di testo ingranditi o tradotti in braille, tanto che i 150 alunni con deficit visivo del bresciano hanno dovuto farne a meno per diversi giorni. E alle famiglie dell’associazione Bambini in Braille non è restato che organizzare un sit di protesta davanti al Pirellino, la sede della regione a Brescia. Le linee guida approvate dalla giunta Maroni hanno poi definito i servizi erogabili dai centri accreditati, prevedendo per ogni alunno un massimale di spesa all’anno. Con una conseguenza per il Centro non vedenti: “Non ci stiamo più dentro né dal punto di vista economico, né da quello pedagogico-educativo – sostiene Bisinella -. Anziché andare a vedere quali realtà funzionavano già bene, salvaguardandole ed esportando il loro modello, la regione ha cercato di standardizzare i processi livellando un’eccellenza come la nostra verso il basso”.
Per andare incontro alle richieste del centro, il consiglio regionale in agosto ha approvato uno stanziamento straordinario da 250mila euro. Misura giudicata però non sufficiente da Bisinella: “Quei soldi non sappiamo nemmeno quando arriveranno. E sono stati votati solo per quest’anno. L’anno prossimo come faremo?”. Delle preoccupazioni di Bisinella si sono fatti portavoce anche il sindaco di Brescia Emilio Del Bono e il presidente della provincia Pier Luigi Mottinelli in una lettera inviata a Roberto Maroni. E una lettera aperta l’ha scritta lo scorso luglio anche Daniele Cassioli, campione di scinautico paralimpico e cieco dalla nascita, per fare presente al governatore che “strutture come quella di Brescia andrebbero replicate, non messe in discussione”.
Contattati da ilfattoquotidiano.it, gli uffici dell’assessorato all’Inclusione sociale guidato da Francesca Brianza fanno presente che “la regione si è fatta carico dei servizi di supporto all’inclusione scolastica per i disabili sensoriali in seguito alle lamentele di diverse associazioni sulla mancanza di uniformità nei servizi a disposizione delle famiglie sul territorio regionale”. Per questo è stato calcolato il costo medio dei servizi erogati nelle diverse province, un dato da cui si è partiti per definire un livello standard di servizi da offrire. Gli uffici ritengono inoltre che i 250mila euro decisi dal consiglio regionale sono finalizzati proprio a consentire al centro di Brescia di continuare a garantire livelli di assistenza analoghi a quelli di prima. “Le linee guida sono sperimentali – continuano dalla regione – dopo un anno potranno essere apportate eventuali correttivi necessari. è attivo un tavolo di monitoraggio con assessore e associazioni con l’obiettivo di rendere il sistema efficace ed equanime su tutto il territorio”. Ed è proprio il carattere sperimentale delle misure a rendere parzialmente fiduciosi i vertici di un altro centro sentito da ilfatto.it, l’Istituto dei ciechi di Milano: “L’applicazione delle nuove norme è stata sinora un po’ confusa – dice il presidente Rodolfo Masto – e le risorse non sono sufficienti a garantire un servizio di qualità come quello a cui eravamo abituati in Lombardia fino a un po’ di anni fa, ma quantomeno siamo usciti dal tunnel in cui ci siamo ritrovati dal 2012 in poi, con le province sempre meno in grado di assicurare i fondi necessari”.