Al momento non ci sono conferme ulteriori ma l’agenzia di stampa Ansa ha battuto una notizia piuttosto grave: al magistrato di Siena, Aldo Natalini, sarebbe stata inviata una lettera di minacce con un proiettile inesploso. Natalini è uno dei due pm che si occuparono della prima indagine sulla morte di David Rossi, il manager di Mps trovato morto la sera del 6 marzo 2013 nel vicolo sotto il suo ufficio. Una indagine chiusa frettolosamente e archiviata con errori e superficialità, ormai ammessa anche dallo stesso procuratore capo, Salvatore Vitello. Natalini è il magistrato che, fra l’altro, nell’agosto 2013 dispose la distruzione di reperti fondamentali come i sette fazzoletti sporchi di sangue trovati nell’ufficio di Rossi senza prima analizzarli e soprattutto senza attendere che il gip decidesse se archiviare o disporre un supplemento di indagini.
Questo per inquadrare a pieno l’argomento considerato che l’Ansa collega la busta con il proiettile alle indagini su Rossi. Si tratta di un gesto vile e da condannare in ogni modo. Natalini deve poter svolgere serenamente il suo lavoro, esponendosi a legittime critiche ma mai e per nessun motivo a minacce di nessun genere, tanto meno a vere e proprie intimidazioni.
Per quello che può valere esprimo la mia totale solidarietà a Natalini e ai pm della procura di Siena. Lo dico perché dalle pagine del Fatto Quotidiano e de ilfattoquotidiano.it ho più volte criticato le indagini svolte dai magistrati e ho pubblicato per Chiarelettere un libro, uscito lo scorso 12 ottobre, dal titolo eloquente: “Il caso David Rossi, il suicidio imperfetto”. Libro nel quale passo al setaccio proprio ciò che la procura non ha fatto per arrivare alla verità. Ma appunto il diritto di cronaca e quello di critica sono legittimi, le minacce no.
Natalini fra l’altro è il magistrato che ha indagato la vedova di Rossi, Antonella Tognazzi, e ha rinviato a giudizio lei e me trascinandoci a processo per una presunta violazione della privacy per aver pubblicato lo scambio di mail tra David e Fabrizio Viola, all’epoca dei fatti amministratore delegato di Mps. Ma questa vicenda si concluderà il giorno 1° dicembre in un’aula di tribunale. Ogni evento ha i suoi legittimi toni e spazi per essere affrontati. Le critiche e la cronaca attraverso i giornali, le udienze nelle aule di tribunale. Ciò che non deve avere mai spazio sono le minacce.
Per questo sento la necessità di esprimere la mia piena e assoluta solidarietà a Natalini. Nella speranza che nessuno si trovi con una carenza di neuroni tale da sostenere che questa lettera sia frutto del clima di odio creato dal lavoro giornalistico svolto da me, da Le Iene e dal mio libro sul caso Rossi. Perché non c’è alcun clima d’odio e perché i giornalisti fanno i giornalisti. Così come i magistrati fanno i magistrati. Per giornalisti e magistrati la ricerca della verità sul caso David Rossi deve essere e rimanere l’obiettivo comune, qualunque cosa accada.