Le colline di minerali, da sempre a cielo aperto, verranno coperte da due strutture lunghe 700 metri e larghe mezzo chilometro: per gli esperti il progetto è credibile. Il sindaco di Taranto: "Vigileremo sui tempi, non accettando ritardi sul cronoprogramma"
Un’opera mastodontica per dire addio alle polveri sottili nel cielo di Taranto entro il 2020, tre anni prima della data indicata nel piano industriale presentato dai futuri proprietari dell’Ilva. Con una mossa voluta dal ministero dello Sviluppo Economico e dai commissari straordinari del gruppo siderurgico in procinto di passare ad Am Investco – la cordata composta da Arcelor Mittal, Gruppo Marcegaglia e Banca Intesa – è stata anticipata la copertura dei parchi minerari, ritenuti tra le prime fonti d’inquinamento dell’acciaieria. Quelle colline di minerale stoccate a cielo aperto su un’area di 70 ettari verranno coperte da due capannoni che avranno una lunghezza di 700 metri, saranno larghi circa 500 e alti 80.
Il progetto esisteva già: venne redatto quando Ilva era sotto la guida di Enrico Bondi. Ma era stato richiuso in cassetto, come avvenuto diverse volte negli ultimi 7 anni. La copertura era infatti prevista nell’Aia 2011 e l’anno successivo fu inserita come nuova prescrizione per il funzionamento dell’impianto, anche se l’allora ministro Corrado Clini e il gruppo Riva spingevano per altre soluzioni. I lavori dovevano essere ultimati entro il 2015, ma non sono mai stati cantierizzati. Adesso si parte e anche diversi tecnici interpellati da ilfattoquotidiano.it ritengono che sia la volta buona. “Il progetto è credibile – spiega il professor Carlo Mapelli, ordinario di siderurgia al Politecnico di Milano – E anche i tempi prospettati sono compatibili. Sì, siamo a un punto di svolta”. “Soddisfatto” anche il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che promette di “vigilare perché gli annunci si traducano in azioni concrete e vincolate”.
L’investimento – anticipato da Ilva, che poi verrà rimborsata su Am Investco – dovrebbe essere di 365 milioni di euro, come si deduce dal piano industriale presentato dai vincitori in fase di bando di gara. I nuovi proprietari avevano previsto il completamento di questi lavori nell’agosto 2023. Poi è arrivata l’accelerata che risparmierà tre anni di “wind days” ai tarantini: quando il vento soffia da nord-nordovest, infatti, investe i parchi minerari sollevando le polveri che si disperdono nelle strade e nelle case del quartiere Tamburi, distante appena 250 metri.