Si indebolisce ulteriormente il governo di Theresa May. Priti Patel, ministra per lo Sviluppo internazionale, si è dimessa per aver condotto 14 colloqui non autorizzati con autorità e politici israeliani, fra cui il primo ministro Benjamin Netanyahu. La 45enne Patel era stata richiamata d’urgenza a Londra, mentre si trovava in visita ufficiale in Uganda. Prima dell’annuncio delle dimissioni, Patel ha avuto un incontro a Downing Street con il primo ministro conservatore, che le ha concesso almeno la possibilità di uscire di scena con tanto di lettera di dimissioni, sebbene in realtà si sia trattato di un vero e proprio siluramento.
Non sono quindi bastate le scuse fatte da Patel a inizio settimana in un precedente incontro con la May. Nuovi dettagli infatti sono emersi sugli incontri tenuti con le autorità israeliane, nel corso dei quali l’ex ministra avrebbe addirittura offerto il sostegno economico di Londra per una operazione umanitaria condotta dall’esercito dello Stato ebraico per aiutare i profughi siriani sulle alture del Golan: il tutto all’insaputa del suo governo. Non solo. Patel sarebbe pure andata in visita in un ospedale militare israeliano sull’altopiano al centro di un lungo contenzioso territoriale fra Israele e Siria. Resta il dubbio, avanzato da alcuni media del Regno, che la premier May fosse a conoscenza di alcuni di questi incontri ma Downing Street lo ha seccamente smentito.
In questo caso il primo ministro ha dovuto essere il più possibile risoluta e non ha potuto lasciar correre, come fatto invece in diverse occasioni dopo le gaffe e le insubordinazioni del ministro degli Esteri, Boris Johnson. Patel, che è stata una delle figure più in vista nella campagna Leave in favore della Brexit, non è quindi sopravvissuta politicamente al tentativo piuttosto maldestro di portare avanti una diplomazia fai da te. L’ex ministra, eletta deputata fra le file dei Tory nel 2010, veniva considerata come una possibile contendente alla leadership del partito ma ora la sua carriera sembra irrimediabilmente compromessa. Discendente di una famiglia indiana che aveva vissuto a lungo in Uganda, è nota per il suo sostegno a Israele ed in passato ha occupato anche il ruolo di vice presidente dei Conservative Friends of Israel, associazione che riunisce i Tory vicini allo Stato ebraico.
La sua uscita di scena arriva dopo quella del ministro della Difesa, Michael Fallon, che pochi giorni fa ha lasciato il suo incarico dopo il coinvolgimento nello scandalo molestie di Westminster. Mentre Johnson è stato duramente criticato con tanto di richieste di dimissioni in seguito alla sua uscita incauta che ha rischiato di complicare la già difficile situazione di Nazanin Zaghari-Ratcliffe, madre di famiglia britannico-iraniana imprigionata in Iran in base a un controverso processo per presunta cospirazione. Diventa quindi sempre più difficile per la May tenere unita una squadra di governo già divisa sui temi più importanti, come la Brexit, e in balia di ministri sempre meno affidabili.