Associazione a delinquere la contestazione per il politico: per gli inquirenti insieme agli altri indagati aveva organizzato un sistema di false fatture per evadere le tasse. Dai domiciliari scrive: "Mi avevano detto dell'arresto". Già candidato governatore, il politico fu arrestato nel giugno del 2011 per tentata concussione e abuso d’ufficio. Il pm ha chiesto una condanna a 5 anni e la sentenza è attesa entro Natale.
Eletto lunedì, arrestato mercoledì. È un vero e proprio record quello di Cateno De Luca, deputato eletto dall’Udc alle ultime elezioni regionali in Sicilia. Sostenitore del neogovernatore Nello Musumeci, De Luca era uno dei candidati cosiddetti impresentabili che sono stati fondamentali per il ritorno del centrodestra al governo dell’isola. E infatti questa mattina il politico, già deputato dell’Ars ed ex sindaco di Fiumedinisi (in provincia di Messina), è stato arrestato con l’accusa di evasione fiscale. Per lui il gip di Messina ha disposto i domiciliari: la misura è stata eseguita dagli uomini della Finanza e dai carabinieri di Messina Sud. Lui, però, non ha perso il buonumore. E subito dopo l’arresto ha aperto il computer per scrivere su facebook.. “Sapevo già che mi avrebbero arrestato, perché in già certi ambienti mi avevano avvertito. Ringrazio i militari che stamattina alle ore 7:25 hanno suonato alla mia porta per arrestarmi in quanto sono stati un esempio di professionalità, gentilezza e riservatezza. Io li aspettavo da qualche giorno”, scrive il neoeletto deputato, postando una sua foto mentre beve un caffè: “Vi saluto offrendovi virtualmente il caffè del galeotto “.
Neanche il tempo di festeggiare ed è finito ai domiciliari. Con lui anche anche Carmelo Satta “in qualità di promotori di un’associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di una rilevante evasione fiscale di circa 1.750.000 euro”. Secondo l’accusa è stato individuato “un complesso reticolo societario facente capo alla Federazione Nazionale Autonoma Piccoli Imprenditori ed alla società Caf Fenapi s.r.l., riconducibile, direttamente o indirettamente, a De Luca e a Saitta, utilizzato, nel corso del tempo, per porre in essere un sofisticato sistema di fatturazioni fittizie finalizzate all’evasione delle imposte dirette ed indirette”.
Le fatture, secondo chi indaga, era gonfiate con costi inesistenti, da parte della Federazione Nazionale a vantaggio del Caf fenapi “individuato quale principale centro degli interessi economici del sodalizio criminale. La frode si è sviluppata basandosi sul trasferimento di materia imponibile dal Caf alla Federazione Nazionale, in virtù del regime fiscale di favore applicato a quest’ultima, che ha determinato un notevole risparmio di imposta”. La conclusione, per gli investigatori delle Fiamme Gialle, è che con questo meccanismo la società ha ottenuto “un indebito risparmio” di 1.750.000 “sia ai fini Iva che delle Imposte sui redditi delle società”. Nell’indagine sono indagate altre otto persone. Il giudice per le indagini preliminari ha anche disposto il sequestro preventivo per equivalente ovvero della somma ritenuta frutto dell’evasione.