Il gip di Napoli ha firmato sedici misure cautelari. Per l'imprenditore, personaggio centrale dell'inchiesta Consip, e il manager sono stati disposti gli arresti domiciliari
Nuovo capitolo nell’inchiesta napoletana sugli appalti dell’ospedale Cardarelli che ha dato vita all’inchiesta Consip, la centrale acquisiti della pubblica amministrazione che ha fatto finire nei guai anche Tiziano Renzi e il ministro dello Sport Luca Lotti. Il gip di Napoli, Mario Morra, ha firmato sedici misure cautelari per corruzione e frode. Tra i destinatari del provvedimento figurano l’imprenditore Alfredo Romeo, protagonista dell’inchiesta Consip, e il direttore generale dell’ospedale Cardarelli di Napoli Ciro Verdoliva. Per entrambi sono stati disposti gli arresti domiciliari. Al manager è contestata l’accusa di corruzione. Stessa misura per Giovanni Annunziata, ex direttore generale dell’ufficio patrimonio del Comune di Napoli, e per Ivan Russo, collaboratore dell’imprenditore Romeo. Nei confronti di altri 12 indagati sono state disposte misure interdittive.
L’inchiesta che ha generato l’indagine Consip
L’inchiesta sull’appalto per il servizio di pulizie del Cardarelli era emersa l’anno scorso con una perquisizione negli uffici dell’ospedale ed era a sua volta scaturita da una indagine anti camorra condotta dalla Dda di Napoli. Nel decreto di perquisizione si faceva un accenno alla indagine che aveva fatto venire alla luce “acclarati collegamenti e rapporti tra le maestranze della Romeo Gestioni ed esponenti della criminalità organizzata”, in particolare dei clan attivi della zona collinare. I carabinieri notificarono nell’ambito della perquisizione tre informazioni di garanzia per l’ipotesi di corruzione. Tra i destinatari c’era anche il manager oggi destinatario della misura cautelare. L’indagine era stata poi estesa ai presunti rapporti tra alcuni dirigenti della Romeo gestione e pubblici ufficiali e si era arrivati alla Consip. Romeo era stato arrestato lo scorso 17 marzo e su ordine del Riesame di Roma era tornato libero il 16 agosto.
Tre diversi filoni
L’inchiesta, che ha portato alle misure oggi, riguarda tre diversi filoni di ipotesi corruttive, relativi ad appalti riconducibili all’ospedale, al Comune e alla Soprintendenza per i beni culturali di Roma. L’indagine è svolta congiuntamente dalla Dda e dalla sezione reati contro il patrimonio della procura partenopea. Le misure cautelari sono state chieste dai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano, con il coordinamento del procuratore aggiunto Filippo Beatrice; e dal pm della seconda sezione (reati contro la pubblica amministrazione) Francesco Raffaele, con il coordinamento del procuratore aggiunto Alfonso D’Avino. Le richieste al gip sono state inoltrate, secondo quanto si è appreso, tra il giugno e settembre scorso. All’imprenditore Romeo sono contestati otto capi di imputazione in particolare relativi a presunti episodi di corruzione. Tra le le misure di interdizione emesse figurano quelle a carico di Emanuele Caldarera, direttore generale al ministero della Giustizia e a carico di Rossella Pesoli, funzionaria della soprintendenza archeologica delle belle arti di Roma. Per un un altro stretto collaboratore dell’imprenditore, Enrico Trombetta, è stata disposta l’interdizione dall’attività per sei mesi. Secondo Il Mattino coinvolti in questa prima fase di indagine sono anche anche Stefania De Angelis, Gennaro De Simone, Achille Tatangelo (per i quali è stata disposta una sospensione per sei mesi); sospensione per quattro mesi per i finanzieri Biagio Castiello e Gennaro Silvestro, indagati per violazione di atti coperti; mentre sono indagati anche Sergio Di Stasio (Nas) e Carmen Minopoli (vigile urbano): per loro il giudice deve decidere sulla misura interdittiva.
Sistema di tangenti
Dagli accertamenti svolti dai magistrati napoletani era emerso un presunto sistema di tangenti in riferimento sia all’appalto nell’ospedale Cardarelli che per altri lavori pubblici a Napoli. Gli sviluppi più importanti dell’indagine erano arrivati dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali ed altre attività, come sequestri e perquisizioni (a Roma furono trovati in una discarica dei pizzini sui quali secondo l’accusa Romeo avrebbe annotato importo e destinatari delle mazzette) che hanno portato all’apertura del filone sugli appalti della Consip, la centrale di spesa della pubblica amministrazione. Ciò ha comportato una trasmissione, per competenza territoriale, di buona parte degli atti, alla Procura di Roma che sta operando in stretto contatto con i colleghi della Procura partenopea.
Stupore e amarezza al Cardarelli
Il provvedimento nei confronti di Verdoliva ha colto di sorpresa un po’ tutti al Cardarelli. Per i viali e i padiglioni del grande nosocomio sembra una giornata come le altre, con le ambulanze che vanno e vengono e parenti che fumano nervosamente all’esterno del pronto soccorso. Ma tra i capannelli dei medici e gli infermieri che aspettano il caffè davanti al bancone del bar si parla solo di questo. “Non so, sono qui da poco”, risponde uno dei medici che sta chiacchierando con i colleghi. Ma con il passare dei minuti qualcuno parla, anche se nessuno vuole rivelare nome e cognome: “È il miglior dirigente che abbiamo avuto finora”, commenta un medico che cammina di fretta. Opinione diversissima da un altro medico che parla dopo qualche insistenza: “Con la sua gestione non è cambiato niente – dice – le stanze dei bottoni, dice rivolgendosi verso il grande edificio che ospita la direzione generale – restano lontane”.
Il direttore generale era al suo posto stamattina prima dell’arresto e aveva anche verificato le difficoltà, cicliche, del pronto soccorso del Cardarelli, dove affluiscono le emergenze praticamente da tutta la provincia di Napoli: “In queste settimane – affermava in un comunicato stampa – c’è stato un afflusso straordinario al nostro pronto soccorso e l’esperienza ci dice che continueranno ad aumentare con la prima influenza. Per questo ho attivato stamattina l’unità di crisi”. Tra gli infermieri – come riporta l’Ansa – non manca chi difende la sua gestione: “Ci ha sempre dimostrato – racconta un infermiere prossimo alla pensione – che gli interessa l’azienda ospedaliera, ogni mattina viene nei reparti, chiede ai medici se ci sono problemi da risolvere. È sempre stato molto presente e veniva anche di domenica, cosa mai successa con altri direttori”.