Elisabetta II, ma anche suo figlio Carlo. Oltre a un altro britannico illustre: Lewis Hamilton. I Paradise Papers gettano una luce sinistra sulla consuetudine dei notabili d’oltremanica, e non solo, di evadere il fisco nascondendo fondi nei paradisi fiscali. ma non solo loro: se la regina Rania di Giordania, inizialmente finita tra gli accusati, esce di scena, entrano i transalpini Jean-Jacques Annaud e Bernard Arnault.
A tirare in ballo i nomi del regista cinematografico e dell’uomo più ricco di Francia è il quotidiano Le Monde. Il giornale spiega come Arnault abbia – secondo le ricostruzioni – dissimulato grosse somme grazie a un complesso “puzzle” costituito da società di comodo. Il re del lusso si è così assicurato una lussuosa proprietà di 129 ettari alla periferia di Londra, Nyn Park, intestandola a una società registrata sull’isola di Jersey, uno dei famigerati paradisi fiscali.
I fondi sono invece il metodo scelto da Jean-Jacques Annaud (che ha firmato film come Il nome della Rosa, Sette anni in Tibet, Stalingrado) per nascondere al fisco 1,5 milioni di dollari. Il regista sarebbe passato attraverso il “Los Condores Trust“, fondo creato nell’isola di Guernesey. Il quotidiano nota la “singolare coincidenza” del nome del fondo, “Los Condores” con il nome dell’unico hotel di Uspallata, piccolo comune argentino in cui fu girato Sette anni in Tibet.
I documenti, riporta il Guardian, rivelano che il principe del Galles ha investito milioni di sterline in aziende e fondi offshore, compresa una società registrata alle Bermuda e gestita da uno dei suoi migliori amici. La decisione del Ducato di Cornovaglia (al quale fa riferimento il patrimonio privato di Carlo) di acquistare nel 2007 azioni per un valore di 113.500 dollari nell’azienda delle Bermuda, la Sustainable Forestry Management, che acquistava terre per proteggerle dalla deforestazione e commerciava in carbon credit, venne mantenuta segreta. I documenti mostrano che il ducato si avvicinò all’azienda attraverso il suo direttore, Hugh van Cutsem, un allevatore di cavalli milionario che possedeva una tenuta di 1600 ettari a Norfolk. Carlo e Van Cutsem, scomparso nel 2013, si conobbero all’università di Cambridge negli anni ’60. Il Ducato di Cornovaglia ha precisato che l’erede al trono d’Inghilterra non ha alcun coinvolgimento diretto negli investimenti che vengono fatti amministrando il suo patrimonio. Eppure, i media britannici sollevano il tema del potenziale conflitto di interessi di Carlo, che da anni porta avanti battaglie ambientaliste.
Tra gli altarini scoperti dall’inchiesta vi sono pure 16,5 milioni di sterline riconducibili a Lewis Hamilton, sottratti al fisco e trasferiti con “un marchingegno” su conti offshore dell’Isola di Man. Il campione del mondo di Formula 1, da poco campione del mondo per la quarta volta, viene additato dal Guardian, che gli attribuisce inoltre una fortuna pari a 130 milioni sparsa in paradisi fiscali come Malta o Guernsey. Hamilton si sarebbe in particolare fatto rimborsare 3,3 milioni di sterline d’Iva (Vat in inglese) sull’acquisto di un jet privato, trasferito fiscalmente sull’Isola di Man nel 2013 facendo apparire il tutto come un’operazione di leasing consentita – nel Regno Unito o nell’Ue – solo per velivoli usati a scopo di business commerciale e non a titolo personale.
Il vizio è diffuso anche a livelli molto più bassi: alcuni municipi inglesi sotto l’amministrazione del Labour hanno utilizzato società offshore per evitare di pagare complessivamente 12 milioni di sterline in tasse. E’ quanto rivela oggi in prima pagina il Times, che punta il dito contro il leader laburista Jeremy Corbyn accusandolo di ipocrisia per aver criticato la regina Elisabetta in seguito al suo coinvolgimento nello scandalo dei Paradise Papers. I consigli municipali finiti sotto accusa sono quelli di Sefton, area metropolitana nel nord-ovest dell’Inghilterra con 280mila abitanti, e Warrington, città situata più a sud con oltre 200 mila abitanti. Stando ai documenti visti dal Times, i funzionari locali hanno utilizzato una scappatoia legale per non pagare le tasse sull’acquisizione di proprietà commerciali valutate centinaia di milioni. Pratiche, queste, già più volte duramente criticate dai vertici del Labour.
WEINSTEIN, MADONNA E I DIVI DI HOLLYWOOD – La lista dei nomi che compaiono nelle carte è chilometrica. Uno dei nomi illustri è quello del produttore hollywoodiano Harvey Weinstein, con un’immagine già ampiamente compromessa, dopo essere caduto in disgrazia sotto il peso di decine di accuse per molestie e violenze sessuali. Weinstein investì in un’azienda con sede alle Bermuda, la Scientia Health Group Ltd, della quale acquistò 2mila azioni nel novembre del 2001. Insieme a Weinstein, investì soldi nella Health anche la celebre conduttrice televisiva statunitense, Martha Stewart, che anni fa finì in carcere per un’accusa di insider trading. Né Weinstein né la Stewart hanno voluto rispondere alle domande del Guardian.
Bermuda era la sede anche di un’altra azienda del settore farmaceutico, la SafeGard Medical Ltd, poi chiusa nel 2013. Tra gli investitori compare il nome di Madonna, che acquistò nel 1998 2mila azioni dell’azienda. La cantante non ha voluto rispondere alle richieste di chiarimenti del quotidiano britannico. Così come ha preferito non rilasciare commenti un’altra star con interessi offshore: Justin Timberlake. Nel 2015, il cantante e attore fondò nel Delaware una società per “l’acquisto di proprietà immobiliari” nelle Bahamas. Timberlake è anche uno dei principali azionisti della Nexus Luxury Collection, altra società attiva alle Bahamas, della quale sono azionisti anche il golfista Tiger Woods e il finanziere Joe Lewis.
Anche l’attrice Nicole Kidman, insieme al marito, il musicista country Keith Urban, nel 2015 ha registrato alle Bahamas una società per l’acquisto di proprietà immobiliari. Apparentemente, la mossa sarebbe servita a risparmiare sul prelievo fiscale dovuto per i capital gains, in caso di aumento del valore delle proprietà possedute, rispetto a quanto previsto invece dal fisco statunitense. Un portavoce della Kidman e di Urban ha però chiarito al Guardian che la loro società è soggetta alla tassazione Usa e che la registrazione alle Bahamas avvenne solamente in ottemperanza alle leggi locali.
SPUNTA ANCHE SHAKIRA – Nei Paradise Papers fa la sua comparsa anche la cantante colombiana Shakira, che risulta residente alle Bahamas, sebbene viva a Barcellona. Shakira è l’unica azionista della Tournesol Ltd, una società maltese con un capitale di 3 milioni di euro. I documenti rivelano che nel 2009, tutte le attività musicali e le proprietà e i diritti intellettuali che fanno capo alla cantante vennero trasferiti alla Tournesol, che a sua volta ha avuto incroci con un’altra società lussemburghese controllata da Shakira, la Ace Entertainment. Per il legale della cantante, ogni attività è stata svolta secondo “quanto previsto dalla legge”.