La procura di Termini Imerese ha chiuso le indagini a carico del sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque. Il primo cittadino è accusato di falso ideologico, violazione del segreto d’ufficio e abuso d’ufficio. Eletto dal Movimento 5 Stelle, si era autosposeso dopo avere appreso dell’inchiesta a suo carico. Inchiesta che ora procede verso la richiesta di rinvio a giudizio, visto che l’avviso di chiusura indagini precede solitamente la richiesta di un processo.
L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato inviato anche alle altre 24 persone coinvolte nell’inchiesta, tra cui l’assessore comunale ai Lavori pubblici, Fabio Atanasio. A settembre il gip nella misura cautelare aveva imposto a Cinque l’obbligo di firma, ma il provvedimento era stato sospeso poco tempo dopo l’interrogatorio di garanzia dallo stesso giudice per le indagini preliminari.
L’inchiesta trae spunto dalla denuncia della dirigente del comune Laura Picciurro su un affidamento diretto, nel 2015, da parte dell’amministrazione comunale, alla ditta Tech del servizio di raccolta e trasferimento dei rifiuti in discarica e negli impianti di recupero per un importo di 3 milioni di euro. La dirigente denunciò presunte irregolarità nell’assegnazione del servizio con la procedura della somma urgenza alla società subentrata al Coinres. Il caso venne discusso anche dalla commissione regionale Antimafia che sentì sia Cinque che la dirigente. L’indagine della procura guidata da Ambrogio Cartosio si articola in più filoni. Una parte si riferisce, appunto, alla gestione degli appalti nel settore dei rifiuti, in particolare alla gara per il noleggio degli automezzi. Una seconda tranche all’affidamento della gestione del palazzetto dello sport. Un terzo capitolo riguarda, invece, una serie di abusi edilizi, riguardanti il cognato del primo cittadino.
Subito dopo la notizia sull’inchiesta a suo carico Cinque aveva annunciato di essersi sospeso dal M5s: “Ho deciso di autosospendermi dal Movimento 5 Stelle. È così che ritengo debba comportarsi un amministratore. Il movimento è la mia seconda pelle e non posso permettermi che venga colpito. Quindi che colpiscano me ma lascino in pace il Movimento 5 Stelle”, aveva detto. Cinque, difeso dagli avvocati Antonio Di Lorenzo e Vincenza Scardina, e gli altri 24 indagati avranno 20 giorni di tempo per chiedere di essere sentiti o per proporre memorie o atti o l’acquisizione di nuove prove.
“Sono stupito per la decisione della procura di Termini Imerese, mi aspettavo l’avviso di conclusione indagini, e quindi la relativa richiesta di rinvio a giudizio, ma mi aspettavo anche una modifica dell’impianto accusatorio iniziale”, ha detto l’avvocato Di Lorenzo. “Rimane lo stesso impianto accusatorio – spiega ancora il legale – mentre lui, durante l’interrogatorio, aveva chiarito tutte le sue posizioni. Ecco perché questa decisione ha destato il mio stupore”.