“Un piano costruito da Opel per Opel, che vuole essere sincero e realistico”: così Carlos Tavares definisce PACE, sottolineando come quest’ultimo rappresenti da solo il 5% del lavoro da fare su Opel, un marchio che si trova ad affrontare una situazione finanziaria “inefficiente e drammatica”.
“Siamo qui per portare una soluzione al problema Opel e farlo in fretta. Gli impiegati Opel si aspettano proprio questo da PSA: non tutte le decisioni che prenderemo ci renderanno popolari, ma di certo aiuteranno a consegnare ai manager del futuro una compagnia in salute. E’ quello che abbiamo fatto con PSA”. Concetti dimostrati da Tavares attraverso una serie di statistiche sul risanamento del gruppo transalpino, alla ricerca di credibilità e fiducia del mercato (e dei cronisti).
“Opel rimane in mano a Opel con l’aiuto di PSA e dell’esperienza maturata in questi anni di rifondazione del gruppo francese”. E poi ci sono le ambizioni planetarie, che passano per il Vecchio Continente: “Non puoi essere un campione globale se non sei un campione a casa tua”, sostiene Tavares, sottolineando come PSA creda ancora nel mercato europeo (contrariamente a General Motors) e che quest’ultimo costituisca un pilastro per conquistarne di nuovi.
Il monito finale è chiaro: “Performance matters more than size”, le prestazioni sono più importanti delle dimensioni. Significa che per il manager portoghese margini di guadagno robusti sono questione di buoni prodotti e fidelizzazione dei clienti e che la crescita dei volumi è solo una naturale conseguenza. Principi che fanno a cazzotti con l’elefantiasi cronica di alcuni gruppi tedeschi, che puntano sui volumi per dare un senso al business.