«1 milione di posti di lavoro l’ha detto, e lo abbiamo fatto noi. L’articolo 18 lo ha detto e l’abbiamo fatto noi. L’Imu sulla prima casa l’ha detto e l’abbiamo fatto noi. Io sono sempre terrorizzato quando Berlusconi apre bocca, perché poi lui la promette, la spara, e a noi tocca realizzarla. Quindi sono preoccupatissimo, da questo punto di vista»
Matteo Renzi – 23 ottobre 2017
Fatemi capire, vi prego. Non voglio essere né provocatorio né retorico. Davvero chiedo ai lettori di aiutarmi a capire. Seguo la politica da osservatore professionale e in decenni ne ho viste di cotte e di crude, di complesse e di semplici, ma mai mi sono trovato di fronte a un dilemma che proprio non so sciogliere.
Matteo Renzi nel 2013 lastrica la vecchia classe dirigente ex-Ds, si presenta come il “nuovo” capace di liberare il Pd da in sistema ideologico, e di potere, consunto e molto compromesso. Gli basterebbe dedicarsi a una politica di centrosinistra moderna, che tenga conto del disastro in vari paesi causato dall’importazione del blairismo, ovvero della corsa rovinosa di parecchie formazioni socialiste verso politiche pubbliche di destra. Tutto qui. Semplice. Renzi invece conquista alle Europee il 40 per cento dei voti con qualche mossa demagogica, e da allora si dedica con accanimento a realizzare il programma di Berlusconi (è incredibile, ma la dichiarazione di pochissimi giorni fa, che riportiamo in esergo, lo dimostra, con un implicito invito a votare per l’avversario), a continuare alla grande la politica dell’Inciucio che aveva caratterizzato i suoi avversari interni da rottamare, e infine a ostentare un suo disegno di potere autoritario condito da rozza demagogia.
L’Italicum è stato il suo capolavoro. Dovrebbe ringraziare in ginocchio la Consulta che glielo ha bocciato. Si era costruito un bel vestito, peccato che fosse su misura dei suoi avversari. Il ballottaggio tra le prime due forze elettorali avrebbe regalato la maggioranza assoluta a Berlusconi o al M5s. La riforma costituzionale, poi, avrebbe dato a una di queste due forze i pieni poteri sull’elezione del Presidente della Repubblica, del Csm e della Consulta. Un vero capolavoro. Noi del No paradossalmente abbiamo lavorato per rimediare in parte alle scemenze renziane. Ma anche dopo il risultato negativo del referendum Renzi, ingordo di sconfitte, ha continuato imperterrito a fustigarsi e col Rosatellum ha creato un sistema che favorisce sfacciatamente le coalizioni di partito (e quindi la destra berlusconiana) e distrugge il Pd che, proprio con lui, ha perduto ogni capacità di aggregare una qualche coalizione, se non con quel fantasma di Alfano. Quindi siamo al masochismo patologico.
Che spiegazione ha tutto ciò?
La risposta al mio dilemma per molti è semplice: Renzi è solo uno sciocco, politicamente inetto e presuntuoso? Io non ci sto. A parte che sarebbe offensivo. Ma come spiegare perché attorno a lui ci siano altri personaggi, mediocrissimi, ma che dovrebbero aver cara la propria poltrona? È pensabile un fenomeno di idiozia collettiva? E pensabile che siano tutti votati al martirio?
Un’altra spiegazione potrebbe essere che Renzi non esista. Da anni c’è qualcuno creato dal nulla dal putrido sistema bancario toscano, da Verdini, e quindi da Berlusconi, per realizzare (come si vanta lo stesso Renzi) il programma di un leader ormai impresentabile com’è il signore di Arcore. Non so, forse è troppo machiavellica, come risposta. Proprio non so darne un’altra. Rimangono i fatti, duri come pietre: il sistema elettorale renziano favorisce gli avversari in modo talmente palese che anche un bambino se ne sarebbe accorto, le sue arroganze e la sua capacità di disaggregare, invece che di aggregare, sono incontestabili, che abbia velleità autoritarie è dimostrato da moltissime atti politici, che il suo partito corra il rischio d’essere ora concorrenziale solo all’Udc è altrettanto evidente.
Non so che aggiungere. So solo che se entro un mese il Pd non trova la forza di cacciarlo per presentarsi agli elettori completamente de-renzizzato, e quindi con una qualche possibilità di coalizione con altri, sarà la fine ignominiosa, non dico della sinistra italiana ormai già annichilita dal “Giglio magico”, ma di ogni prospettiva futura. Anche per il paese e la sua democrazia. E intanto cominciamo a “beccarci” il primo camerata Presidente di regione.