BORG MCENROE di Janus Metz. Con Sverrir Gudnason, Shia LaBeouf, Stellan Skarsgård. Svezia, 2017. Durata: 107’ Voto 2,5/5 (DT)
6 luglio 1980. Campo centrale di Wimbledon. Forse il più combattuto e memorabile match della storia del tennis tra lo svedese taciturno e meticoloso Bjorn Borg al suo quinto possibile titolo, e John McEnroe il talentuoso ed inquieto astro nascente alla sua prima finale del Grande Slam. Prima che Borg vinca, si rimescolano narrativamente di continuo i flash dei ricordi dei due tennisti, con i loro traumi, ire e vittorie da bimbi e ragazzini, con alcuni interno giorno (albergo, uffici, appartamenti) nelle settimane che precedono Wimbledon e il grande match. Tratteggio rapido e incolore tra due rappresentanti speculari del tennis anni settanta/ottanta: estro vs rigore, istinto vs. razionalità. Solo che lo sguardo piatto e geometrico di Metz somiglia molto più alle tenaci linee di palleggio da fondo campo di Borg, più che alle folate creative tra ace e smash di McEnroe. E dopo decine di primi piani con sfondo sfuocato, con campi e controcampi ostruttivi del set in profondità di campo, si fa una gran fatica a seguire la partita del secolo. Mera tecnica ricostruttiva e mimetica al servizio della storia e concitazione da telecronaca al posto di una riproduzione qualsiasi del mito. Mica un brutto film, solo che non lo si sente palpitare. Il rullo di foto vere sui titoli di coda è da paura. I due attori tra cui l’incarognito LaBeouf un po’ meno.