Gli stereotipi di genere si fissano fortemente in precise aree del cervello – nella corteccia prefrontale mediale – a tal punto che all’ascolto di frasi che violano i cliché maschio/femmina tali circuiti neurali inviano segnali di errore, come quando udiamo uno strafalcione linguistico o una frase insensata. Lo ha scoperto Alice Mado Proverbio dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca in uno studio pubblicato sulla rivista Neuroscience.
La presenza degli stereotipi “incisi” nella corteccia prefrontale mediale è confermata anche dal fatto che pazienti che riportano lesioni in questa regione non posseggono più stereotipi di genere, per esempio non hanno più la nozione che la donna è delicata e il maschio forte. Nello studio sono stati coinvolti 15 studenti maschi e femmine all’oscuro degli scopi dell’esperimento, spiega Proverbio all’Ansa. Gli è stato chiesto di individuare frasi che terminavano col nome di un animale (32 frasi civetta come Mio nipote fotografa un FENICOTTERO), mentre i ricercatori proponevano loro 100 contenenti un cliché uomo/donna (ad es. “Finito di mettere le piastrelle, era STREMATO”), 100 contenenti una violazione dello stereotipo (il notaio sta ALLATTANDO o “Preso lo stipendio, portò in vacanza il FIDANZATO”).
Osservando con elettroencefalogramma e tecniche di imaging il cervello dei partecipanti alle prese con le frasi, si vede che quelle che rompono i cliché scatenano nel giro di 350 millesimi di secondo un segnale di “allarme” nel cervello che “registra” un errore come in caso di una frase assurda quale “il notaio sta ARRUGINENDO”; segue una seconda risposta di errore normalmente indotta da svarioni sintattici come “il notaio sta PROTOCOLLAVI”. “Gli stereotipi sono rappresentazioni che il nostro cervello si forma sulla base dell’esperienza (ad esempio ciò che viene propagandato dai media o insegnato a casa e scuola) – spiega Proverbio: si incidono in modo così forte nel cervello che ogni loro violazione è percepita come un errore”. Probabilmente anche per questo sono così duri a morire, conclude.