In palio non solo l'accesso alla Coppa del Mondo ma anche 20 milioni di euro, garantiti da sponsor e diritti tv. Soltanto una volta nella storia gli azzurri non si sono qualificati ai Mondiali: era il 1958 e dopo la disfatta di Belfast contro l’Irlanda del Nord la Figc fu addirittura commissariata. Ventura pensa al 3-5-2 senza Insigne, davanti la coppia Immobile-Belotti. Ritorno lunedì a San Siro
Non è un’esagerazione paragonarla alla finale di Berlino 2006: lì si trattava di vincere un mondiale, andarci non conta di meno. Svezia-Italia (e ritorno) è la partita della vita: per questa nazionale, per Gian Piero Ventura e pure per la Figc. La doppia sfida ai playoff significa tutto per tutto il calcio italiano. La mancata qualificazione a Russia 2018 comporterebbe un terremoto, dalla base ai vertici. Se ne andrebbe di sicuro il commissario tecnico, rischierebbe anche il presidente Carlo Tavecchio per un tonfo sportivo che ha un solo precedente nella storia. E l’intero movimento dovrebbe ripartire da zero, subendo tagli radicali.
VENTI MILIONI IN 180 MINUTI – Lo spareggio vale tantissimo, anche economicamente: una ventina di milioni di euro in totale, a cui il nostro calcio non può permettersi di rinunciare. I conti sono presto fatti: i 180 minuti da giocare tra Stoccolma e Milano garantiscono come minimo 8,1 milioni di euro. È la cifra che ciascuna delle 32 squadre partecipanti al Mondiale 2018 riceverà dalla Fifa, in virtù del montepremi più alto di sempre (sfiorata quota 800 milioni di dollari). Poi ci sarebbero i bonus per i vari passaggi di turno, fino alla coppa, ma questa squadra non lascia sognare in grande: per il momento meglio fermarsi alla quota partecipazione. Quindi ci sono i soldi dei diritti tv (quelli della manifestazione devono ancora essere aggiudicati), gli sponsor e le royalties da contratti pubblicitari. Così si arriva presto a raddoppiare la cifra dei premi Fifa: tutti soldi senza cui la Federcalcio sarebbe costretta a rimodulare i piani per il futuro.
IN GIOCO LA STORIA – Ma sarebbe riduttivo fare di Svezia-Italia solo un discorso di denaro. Dirigenza, prestigio, storia: tutto è in ballo in questa sfida playoff. Soltanto una volta nella storia gli azzurri non si sono qualificati ai Mondiali: era il 1958 e dopo la disfatta di Belfast contro l’Irlanda del Nord la Figc fu addirittura commissariata. Carlo Tavecchio non è uno che molla la presa, ma certo la pressione mediatica e politica sarebbe difficile da sostenere. Nei palazzi del pallone sono tutti compatti a sostegno della nazionale, ma in più di uno aspettano al varco il presidente in caso di eliminazione. Poi c’è l’immagine di tutto il calcio italiano da difendere, già messa a dura prova dal declino della Serie A, in lenta ripresa dopo il buon Europeo di Francia 2016, le finali di Champions League della Juventus e i segnali di rinascita del campionato. Perdere contro la Svezia vuol dire l’anno zero. Anche nel ranking Fifa, che conta poco ma è cartina di tornasole del movimento: attualmente l’Italia vanta un già poco lusinghiero 15° posto, con l’eliminazione scivolerebbe probabilmente fuori dalle prime 20 durante il 2018. Non è mai successo.
FORZA ED ESPERIENZA – Vista la posta in palio, è anche comprensibile perché Ventura metterà da parte il suo 4-2-4, orpelli e probabilmente pure la fantasia di Insigne, in questo momento a giudizio unanime il più forte calciatore italiano. Si affiderà al 3-5-2 che piace tanto ai senatori di provenienza juventina: a partire da Gianluigi Buffon, che torna a giocarsi uno spareggio mondiale, esattamente 20 anni dopo l’esordio azzurro nel playoff contro la Russia del 1997, l’ultimo disputato dalla nazionale. Un problema al ginocchio ha bloccato il gran ritorno di Simone Zaza, riconvocato come salvatore della patria 16 mesi dopo il disgraziato rigore agli Europei contro la Germania: davanti si va verso la coppia Immobile-Belotti (anche se nessuno dei due è al meglio della condizione). Difesa, muscoli, esperienza per resistere nel gelo di Stoccolma a un avversario tradizionalmente ostico, senza grandi campioni dopo l’addio di Ibrahimovic ma molto quadrato, che non perde in casa in partite ufficiali da oltre due anni. L’obiettivo è arrivare a giocarsi tutto in casa, possibilmente con un risultato favorevole, che vuol dire segnare in trasferta (come ha rimarcato anche il ct Ventura), per non trasformare il ritorno di San Siro in una gara drammatica. Basterà per andare ai Mondiali ed evitare la più grande figuraccia della storia del calcio italiano?
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