Per la prima volta nella storia, il Giro d’Italia partirà fuori dai confini europei. Infatti, il prossimo 4 maggio la gara ciclistica prenderà il via da Israele. Il motivo del mio dissenso a tale scellerata scelta non scaturisce da ragioni nazionaliste, per quanto mi riguarda il Giro d’Italia potrebbe partire anche da Tegucigalpa o Antananarivo, il problema è la scelta di Israele.
Purtroppo, la stampa internazionale cela ai più l’occupazione illegittima e violenta di Israele contro il popolo palestinese, reo di trovarsi in un territorio che i sionisti, già alla fine del 1800, hanno deciso si occupare. Il Giro d’Italia partirà 10 giorni prima di una data che in Occidente è ignota ai più, ma che i palestinesi ben conoscono. Il 15 maggio in Palestina si commemora il giorno della Nakba (catastrofe in arabo): dopo la guerra arabo-israeliano (1948-1949), decine di villaggi e città palestinesi vennero distrutti e più di 700mila palestinesi dovettero lasciare le proprie case e diventare profughi.
Come ho avuto già modo di ricordare, a partire da quella data Israele iniziò il percorso di colonizzazione di terre non sue e di crescente allontanamento degli autoctoni. Unità paramilitari speciali come l’Haganà, il Palmach e l’Irgun occuparono con la violenza i villaggi palestinesi e deportarono gli abitanti che furono costretti a lasciare la loro terra mentre vedevano le ruspe distruggere le proprie case.
Nel 1967, Israele, con la Guerra dei Sei giorni si impossessò delle Alture del Golan, la Striscia di Gaza, la penisola del Sinai e Gerusalemme est. Nel 2008, con l’operazione nominata Piombo fuso, fu persino usato il fosforo bianco. Nel luglio 2014, con Margine protettivo, Gaza fu colpita dai caccia israeliani; un intero popolo senza via di fuga (Gaza è una prigione a cielo aperto cui non è permesso né accedere, né uscire) fu sottoposto ai raid di uno degli eserciti più potenti spalleggiato e protetto anche dagli Usa. Centinaia furono i bambini uccisi.
Il popolo palestinese, nell’indifferenza internazionale, subisce un’occupazione che trasgredisce il diritto internazionale: sono decine le risoluzioni Onu che Israele sistematicamente viola. Dalla classe politica italiana temo non ci sia nulla da aspettarsi, altrimenti lo Stato della Palestina sarebbe già stato riconosciuto come tale e non venderemmo armi ad un altro regime, quello dell’Arabia Saudita (anch’esso storico alleato degli Usa), che le usa per sottomettere i civili dello Yemen.
Se oggi non avessimo un notaio come Sergio Mattarella ma un presidente della Repubblica come Sandro Pertini, forse sarebbe stata sottolineata tale inopportunità. I palestinesi, inutilmente, hanno chiesto agli organizzatori del Giro di spostare la partenza da Gerusalemme, ma siamo ancora in tempo. L’invito è rivolto agli sportivi e ai cittadini in generale: facciamo sentire il nostro dissenso (qui la petizione), diamo un segnale forte; non si può riconoscere al governo israeliano un tale riconoscimento da parte dell’Italia. Per una volta, facciamo prevalere la voce di coloro che hanno il coraggio e la dignità di schierarsi con chi è schiacciato e non con chi schiaccia.