Dallo studio di commercialista dove lavorava come contabile, Antonella pensava spesso a come sarebbe potuta essere la vita oltre quella routine fatta di numeri e documenti. Ma difficilmente avrebbe mai pensato di dover lasciare la casa ristrutturata con tanti sacrifici e prendere, insieme ai suoi due bambini di 2 e 5 anni, un volo per l’estremo oriente. Oggi Antonella Moretti, triestina di 45 anni, vive a Suzhou, a cento chilometri da Shanghai, e ha intrapreso la carriera di scrittrice con il suo primo libro pubblicato in inglese e italiano. “Avrei potuto rimanere in Italia certo, ma per me è stato come darmi un’altra possibilità, diversa, e darla anche ai miei figli”.

E la Cina è arrivata tramite suo marito Leonardo: “L’azienda per cui lavora gli propose di occuparsi della consulenza dei propri impianti nel Pacifico ma per farlo avrebbe dovuto vivere in pianta stabile in Asia”. È il 2011 e la coppia ha due figli piccoli, non è semplice. “Lui in Italia non aveva più soddisfazioni economiche, né lavorative – dice – alla fine abbiamo deciso di cogliere l’occasione”. Così Leonardo accetta e parte per qualche mese, poi lo seguono anche Antonella e i bambini. “Ho sempre voluto vivere all’estero ma bisogna dirlo: la vita in Cina è molto cara, soprattutto per far crescere una famiglia – afferma –. La scuola, l’assicurazione sanitaria e la casa sono cose che in Italia diamo per scontate”.

Ho sempre voluto vivere all’estero ma bisogna dirlo: la vita in Cina è molto cara

In Oriente per ricominciare. Si perché Antonella non è tornata al suo vecchio lavoro: “Mi sono chiesta se avessi dovuto farlo, ma essendomi spostata così lontano ho anche pensato se non fosse il caso di darmi la possibilità di fare quello che mi ha sempre appassionato: scrivere”. Ed è su questo presupposto che nasce cuCINAnto, blog familiare dove ha raccontato giorno per giorno la vita della famiglia expat. E non solo: “Ho iniziato ad occuparmi anche di donne emigrate in Cina, che abbiano seguito il marito o meno”. Da queste storie, poi, è venuta l’idea per un romanzo, Prezzemolo e cilantro: storie di donne italiane in Cina, dove vengono sviscerati molti aspetti della vita sociale e lavorativa del Celeste Impero con occhi femminili.

“Questo è un paese fortemente dinamico dal punto di vista lavorativo, e non parlo soltanto di ritmi ma anche di scommessa sulle idee – dice –. Da noi purtroppo c’è sempre più rabbia e rassegnazione, soprattutto nei giovani”. Ammette però che le difficoltà non mancano, a partire dalla sfera sociale: “Le relazioni con i cinesi sono poche, se non con le mogli cinesi di italiani – racconta –. Anche per i bambini non è semplice stringere amicizie, le differenze culturali sono una barriera difficilmente penetrabile”. Però in breve tempo le cose cambiano, ora la figlia maggiore parla sia inglese che mandarino, ed Antonella stessa si è appassionata alla lingua, un po’ anche per necessità: “Qui pochi parlano inglese – sottolinea – ma voglio sfatare un mito sulla loro chiusura. Tempo fa una signora spagnola si stupì che fossi italiana facendomi notare la tendenza a frequentarci soltanto tra di noi”.

In Italia purtroppo c’è sempre più rabbia e rassegnazione, soprattutto nei giovani

Suzhou è chiamata anche la Venezia dell’Oriente, un luogo lontano dai grattaceli della caotica Shanghai. “Qui vivo una vita tranquilla, le mie amiche in Italia invece sono sempre più stressate, soprattutto per la difficoltà di conciliare le varie attività dei figli – sottolinea –. Qui invece fa tutto la scuola, evitando a noi genitori di dover girare come trottole impazzite”. Ed è qui, su suolo cinese, dove Antonella e Leonardo hanno deciso due anni fa di far nascere il loro terzo figlio; una scelta che non lascia spazio a dubbi sul loro futuro: “Il cielo grigio della Cina pesa ma bisogna fare un bilancio e se si sa scegliere dove vivere anche questo paese può essere accogliente”. Dove sarà l’Italia nel suo di futuro? “Sicuramente nei ricordi, ma credo che bisogna anche essere realisti: il problema del nostro paese non è semplicemente ciò che non va ma l’immobilismo generale di non voler aggiustare veramente le cose – e conclude –. Qui in Asia vediamo quel futuro che in Italia si era fatto pieno di incertezze”.

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