Un appello senza autocritica e rivolto indiscriminatamente a forze che vanno dai centristi, a Campo progressista di Giuliano Pisapia fino a Mpd, Sinistra italiana, Idv e i Radicali. Quando Matteo Renzi, davanti alla direzione Pd, ha fatto il suo discorso, a distanza ascoltavano increduli i potenziali alleati. Il segretario dem ha aperto a tutti, a partiti che a malapena si parlano tra di loro ora e che difficilmente lo fanno già con Pd, e lo ha fatto alle sue condizioni: ovvero senza rinnegare niente, rivendicando gli interventi fatti e chiedendo una decisione in tempi brevi. E’ un “prendere o lasciare” la sua richiesta, che lascia perplessi i potenziali alleati. Gelo dall’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, mentre l’ex dem Pier Luigi Bersani l’ha detto alla sua maniera: “Le chiacchiere stanno a zero, ora contano i fatti”. I più moderati, chiamiamoli i pontieri, hanno detto che almeno un segnale insomma è arrivato, ma non vuol dire molto: il documento della direzione che dovrebbe andare verso l’apertura all’esterno è stato approvato con 14 astenuti dell’area di Andrea Orlando. Ai critici Renzi comunque ha garantito di non voler creare un nuova partito: “Non c’è un disegno alternativo per il Pd, se avessi dovuto fare il Macron, le condizioni politiche c’erano quando ho perso con Bersani nel 2012 e quando abbiamo vinto le Europee“.
Video di Lucio Musolino
Non credono ai deboli segnali di apertura i potenziali alleati. In casa Mdp hanno reagito con grande scetticismo: “Non vediamo nessuna novità”. Quindi Bersani, che poche ore prima gli aveva fatto domande specifiche, ha ribadito: “Negli ultimi tre anni siamo stati insieme, anche Mdp, ma l’Italia non la pensa così. Benissimo quelli che fanno appelli, siamo anche noi per l’unità, però ci dicano cosa intendono fare per cambiare. C’è un pezzo di elettorato che del centrosinistra a traino Pd e del Pd a traino renziano non ne vuol sapere. Come si fa a farli tornare? Cambiando radicalmente proposte, smettendo l’arroganza del governo, dando un messaggio in sintonia con la vita dei cittadini”. Gelo anche da Campo progressista di Giuliano Pisapia. Un no secco è arrivato dal segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni: “Renzi rilancia sulla coalizione ma rivendica le politiche che la rendono impossibile. Insomma siamo alle solite. Da un lato il disco rotto del voto utile, dall’altro la riproposizione di scelte che hanno favorito la crescita delle destre. Noi continuiamo e continueremo a lavorare con decisione alla costruzione di un altro polo, alternativo e coraggioso”.
Video di Manolo Lanaro
Dentro il Pd, dove ormai scarseggiano pure le minoranze, ancora si cerca di capire come posizionarsi. Non mancano infatti le perplessità, ma in generale si guarda con preoccupazione alle prossime elezioni e quindi si invoca un’unità generale necessaria per evitare il peggio al momento del voto. “Tutto si può fare nella vita o quasi”, ha detto Gianni Cuperlo. “Meno che rinunciare ai principi sui quali si è pensato di fondare una scelta di campo e di parte. Tu hai ragione a dire che nessuno può chiederti di abiurare nulla di ciò che hai fatto. Ma nessuno può chiedere a me, e forse ad altri, di abiurare a quella mia radice e identità. Anche per tutto questo io dico: proviamoci insieme fino all’ultimo a ricucire il campo del centrosinistra”. Michele Emiliano, il governatore della Puglia e altro potenziale avversario, ha detto di essere d’accordo a lavorare per l’unità. E dalla sua area è arrivato un documento con dieci punti. Duro il commento del ministro della Giustizia Andrea Orlando: “La verità non ci autorizza a nessun tipo di rimozione”, ha dichiarato sempre in direzione, “e allora va detto che in Sicilia si è determinata per la prima volta un fenomeno di voto utile che non premia il Pd. E’ un rischio, che in assenza di una proposta politica strutturata, anche livello nazionale si può determinare. In questo momento noi siamo in un vicolo cieco. Perché abbiamo approvato una legge che prevede le coalizioni e al momento le coalizioni non ce le abbiamo”.
Per l’occasione è intervenuto, a distanza, anche l’ex premier Enrico Letta: “Gli appelli all’unità e anche le aperture di oggi di Renzi sono sicuramente positivi”, ha detto, “ma auspico che il Pd faccia anche proposte concrete per andare davvero in questa direzione. Ritengo che si debba dare sostanza a questa apertura con proposte concrete con le quali confrontarsi e anche io mi unisco agli appelli di Veltroni e Prodi per scongiurare il rischio che si verifichi anche a livello nazionale ciò che è accaduto in Sicilia”.
Il discorso di Renzi alla direzione Pd: “In questi anni c’è stato un miglioramento nel Paese”
Se Bersani e i suoi davvero si aspettavano che Renzi avrebbe rinnegato alcune scelte, hanno dovuto ricredersi in fretta. Il segretario, nel suo intervento davanti all’assemblea ha rivendicato tutta la linea. “Noi siamo col treno nel Paese”, ha detto, “il Pd è lì e a chi dice cancelliamo il passato per ragionare del futuro, dico che dobbiamo rivendicare con forza quello che abbiamo fatto. Certo ci sono stati limiti e difficoltà ma in questi anni si è prodotto un miglioramento del Paese. Abbiamo recuperato il gap, abbiamo rimesso in moto il Paese e abbiamo tanto da fare. Ma chi si esercita in richieste di abiura di quanto fatto, non si rende conto di dove eravamo tre anni fa”. Eppure, a parole, Renzi non ha escluso l’idea di lavorare per una coalizione, progetto che a fronte della nuova legge elettorale diventa praticamente obbligatoria: “Se si vuole fare un dibattito alto e serio sul programma e le idee noi ci siamo: superiamo gli insulti che il Pd ha ricevuto in questi mesi, penso sia un errore fermarsi alla politica dell’insulto”. La mappa che Renzi progetta comprende l’area che definisce “moderata” (più di centro, insomma) così come i Verdi, Italia dei Valori e i Radicali con i quali c’è una discussione non scontata né chiusa. Poi vogliamo il dialogo a sinistra in primis con Campo Progressista, a cui lanciamo parole di dialogo e disponibilità come quelle che in larga parte abbiamo sentito ieri, e vogliamo un confronto con Mdp, Sinistra Italiana e Possibile“. Il pallone è stato lanciato dall’altra parte del campo, dunque: “Chi vorrà rompere lo dovrà fare in modo trasparente e chiaro perché da noi non troverà alcuna sponda”. E attenzione: l’invito è a decidere “in tempi brevi”.
Ma a parte questa che sembra tanto una formazione di una squadra di calcio, ci sono poi i contenuti, i temi, le idee. E su quello Renzi non molla di un millimetro: “Sulla rivendicazione del passato non faremo alcun passo indietro. Ovviamente la sfida è il futuro e il futuro è una pagina totalmente bianca da scrivere e o la scriviamo noi o la destra e noi dovremo deciderci se essere capaci di continuare una storia di progresso o tornare ad una storia che sembrava chiusa 6 anni fa. Certo c’è anche il M5s ma è ampiamente sovrastimato nei sondaggi e poi con questa legge elettorale o riesci nei collegi a stare sopra il 30 o sei difficilmente competitivo”.
A proposito di rivendicare: “Il jobs act ha prodotto quasi 980mila posti di lavoro, il tempo indeterminato è stato certo più forte all’inizio con la decontribuzione, gli incentivi hanno funzionato. Pronti a ragionare su come combattere per meno precarietà e più lavoro a tempo indeterminato” ma senza rinnegare quanto fatto. Eppure proprio il jobs act è il principale degli obiettivi delle critiche di Mdp e di Sinistra Italiana, ma – da ultima – della presidente della Camera Laura Boldrini che proprio ieri, all’assemblea di Campo Progressista, aveva stigmatizzato le riforme che creano “lavoretti e non lavoro vero”. Renzi poi ha giudicato “assurda la critica” alla politica migratoria: “Emerge con forza il calo degli sbarchi, 50mila in meno rispetto a scorso anno poi sappiamo che c’è grande scommessa su Libia e Africa“. Su questo punto a chiedere un cambio di linea era stata Emma Bonino che oggi era nella delegazione dei Radicali che ha incontrato il segretario del Pd al Nazareno, poco prima della direzione del partito. E lo Ius soli? “Lo Ius soli lo vogliamo fare lo stesso, anche senza accordo con Mdp. Non è una cosa da barattare nella logica della coalizione“. “Dobbiamo togliere dal campo” del dibattito sulle coalizioni “il tema dei diritti. Non è che facciamo lo Ius soli per fare l’accordo con Mdp. Lo facciamo perché un diritto è un diritto, senza scambiarlo in un accordo di coalizione. Cercheremo di farlo, senza creare alcuna difficoltà alla chiusura ordinata della legislatura, rispettando ciò che il governo e la coalizione vorranno fare, non pensiamo siano temi su cui fare l’accordo“. Ma non è dato sapere quale sia la strategia parlamentare del Pd per cercare di portare in votazione il provvedimento, come ha promesso tra gli altri il ministro dell’Interno Marco Minniti. E cosa c’è, allora, in quella pagina bianca sul futuro? “La pagina bianca per il futuro non è discutere se 80 euro sì o 80 euro no, ma sapere che ci saranno tre proposte in campo: una flat tax a destra e una misura di assistenzialismo a sinistra o la nostra nuova proposta di riduzione delle tasse che deve partire dall’Irpef. O qualcuno vuole mettere in discussione la battaglia per la flessibilità fatta in Europa?”.
Secondo Renzi con la coalizione di centrosinistra “anche se non fosse la più ampia come io auspico, noi siamo già oggi avanti agli altri”. Non è chiaro però a chi si riferisca quando parla di “altri”. Il segretario democratico ha aggiunto che “c’è un effetto al nostro interno di natura psicologica: dopo le elezioni, noi abbiamo la faccia dolente e chi ha perso si presenta come vincitore. E’ una situazione comica. E invece il nostro obiettivo alle prossime elezioni è essere il primo gruppo parlamentare della prossima legislatura. Lo siamo già adesso nei sondaggi, anche in quelli che ci vedono in maggiore difficoltà”.