Il giudizio definitivo di Bruxelles sulla legge di Bilancio, come da copione, arriverà solo dopo le elezioni politiche. A maggio 2018. Così a farsi carico della quasi inevitabile manovra correttiva sarà il prossimo governo. Ma martedì il vicepresidente della Commissione Ue, il “falco” Jyrki Katainen, ha rotto il velo della diplomazia con un avvertimento pesantissimo: “Tutti possono vedere dai numeri che la situazione in Italia non migliora. L’unica cosa che posso dire a nome mio è che tutti gli italiani dovrebbero sapere qual è la vera situazione economica in Italia”. E la verità è che c’è “una deviazione dagli obiettivi di medio termine per quanto riguarda il saldo strutturale”. Tradotto: il deficit italiano nel 2018 sarà superiore di ben 3,5 miliardi rispetto a quanto promesso dal governo Gentiloni la scorsa primavera, come “mostrano chiaramente le cifre pubblicate la scorsa settimana nelle previsioni economiche” d’autunno.
Si sta parlando della “salute dell’economia italiana”, del “futuro del welfare“, ha spiegato il finlandese, tanto per mettere in chiaro che non si parla di numeri astratti ma in ballo ci sono conseguenze che rischiano di pesare sulla vita quotidiana dei cittadini. Proprio mentre governo e sindacati discutono di possibili salvaguardie rispetto all’aumento a 67 anni dell’età pensionabile che scatterà dal 2019.
Katainen ha parlato in conferenza stampa al termine della riunione del collegio dei commissari a Strasburgo, rispondendo alla domanda se l’esecutivo abbia l’intenzione di inviare a Roma una nuova lettera per contestare l’insufficiente riduzione del deficit strutturale. “Ne saprete di più la prossima settimana”, ha anticipato. La Commissione si prepara dunque a inviare una nuova missiva con richieste di chiarimenti e impegni. L’opinione sulla legge di Bilancio italiana era attesa per il prossimo 22 novembre. Ma come accaduto negli ultimi anni, riferisce l’Ansa, il giudizio definitivo sarà rinviato a primavera. Il che stavolta equivale a rimandarlo a dopo il voto. Ergo anche questa patata bollente finirà tra le mani del prossimo esecutivo, che dovrà correre ai ripari stringendo i cordoni della borsa troppo laschi.
Poco conta il progresso del pil, che nel terzo trimestre ha segnato un +1,8% rispetto allo stesso periodo del 2016. La performance è tutt’altro che invidiabile, visto che piazza la Penisola al penultimo posto in Europa davanti al solo Belgio. E le previsioni del governo hanno come presupposto una crescita dell’1,5%, che è esattamente il dato “acquisito” alla luce delle stime preliminari appena diffuse dall’Istat. Per cui non c’è alcuna una sorpresa positiva in grado di migliorare i saldi contestati da Bruxelles.