Sono animali anche quelli di Enzo D’Alò, ma di fantasia. Arriva al cinema Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note rapite, tratto dalla stessa la serie tv ideata da Vincenzo Cerami. Il pubblico trainante resta sempre quello dei piccoli under 6, ma il regista per l’occasione articola una storia più complessa per un viaggio alla scoperta del mondo musicale, strizzando l’occhio ai genitori accompagnatori. Complice come sempre l’illustratrice Anna Laura Cantone, che grazie alla sua creatività materica coniuga sapientemente i suoi disegni a fotografie di tessuti, carte e oggetti, utilizzando anche il collante del computer. Il gradevolissimo sogno a occhi aperti tra artigianato cinematografico e mainstream trotterella tra storia d’eroica amicizia e educazione musicale porgendo giocosamente ai piccoli spettatori opere come Lo Schiaccianoci di Tchaikovsky, L’italiana in Algeri di Rossini e il Don Quichotte di Massenet. Doppiatori (e cantanti) d’eccezione tutti da sorridere Francesco Pannofino e Giancarlo Giannini.
https://www.youtube.com/watch?v=fP9OzY1T-Yo
Si rivolge agli adolescenti invece I’m- infinita come lo spazio. La regista italo-finlandese Anne-Riitta Ciccone colloca in un nord europeo appena distopico una realtà intervallata da visioni in stile fantasy di una ragazza dal look elfico. Bullismo scolastico, effetti speciali, retoriche giovanili e una morale spronante animano questo film italianissimo che vorrebbe spaccare le montagne, ma si presenta con un pastiche un po’ sgangherato nel ricordare vagamente anche Elephant di Gus Van Sant. Un 3D dalla presenza inutile, pure tante buone idee nella regia ma a volte di modesta esecuzione. Spiccano positivamente una Barbora Bobulova decadente come non si era mai vista e l’ex-Wojtyła Piotr Adamczyk. Forse sarà dura la vita in sala ma all’estero e nei circuiti tv avrà i suoi ritorni.
https://youtu.be/UWI8BZL_R5c
Il ritorno di Louis Nero invece è marcato da ben 7 guest-star per particine inconcludenti nel suo The Broken Key, ma sempre distopico. Indecifrabili omicidi, ma più ancora la trama, in un futuro alla Blade Runner torinese assistiamo a un interminabile accrocco di esoterismo egizio, Santi e simbolismi a ruota libera in una storia pseudo-cristologica tra Codice Da Vinci e il Brazil di Terry Gilliam condito di grafiche alla Matrix. Questa mirabolante caccia al tesoro (la chiave rotta) non va perché non emoziona, non coinvolge ma esclude lo spettatore in una verbosa cornucopia di rimandi e citazioni. Nero è un cultore, forse dentro di lui c’è un piccolo Dan Brown che potrebbe spopolare con la penna, ma con la macchina da presa ha fatto meglio in passato.
https://www.youtube.com/watch?v=k7kQ3FOEDD0
Anche Agadah di Alberto Rondalli ha grandi ambizioni: riprende il romanzo ottocentesco Manoscritto trovato a Saragozza di Jan Potocki. Coraggiosamente fuori moda per il cinema del 2017, ma dallo charme onirico e boccaccesco al sapor di B-movie. L’intreccio di storie intorno a un ufficiale spagnolo in viaggio nelle Murge si compone in puzzle, anzi in un racconto di racconti dalla narrazione copiosa. Come un intricato Canterbury Tales non fruibilissimo, si alternano sulla scena streghe peccaminose, soldatacci di ventura e uomini di scienza. Tante guest anche qui, il migliore Umberto Orsini, in un ruolo da mefistofelico compratore d’anime. Consigliato agli affamati di cinema davvero insolito.
https://www.youtube.com/watch?v=pHoJIPFFDGU