Polemica vivace a Otto e Mezzo (La7) tra il conduttore di Porta a Porta, Bruno Vespa, da una parte, e i giornalisti Carlo Tecce (Il Fatto Quotidiano) e Luca Telese, dall’altra. Il casus belli è il contratto artistico, e non giornalistico, voluto da Bruno Vespa per evitare la deroga al tetto dei compensi Rai (240mila euro), imposto dal governo. Tecce spiega: “Lo stipendio di Vespa supera quella soglia, in forza di una legge precedente e di alcune sentenze su una disputa di contributi previdenziali. Vespa, cioè, si ritiene un artista. Io credo che si sbagli, anche se forse avrà queste qualità artistiche alla stregua di Mina, della Fracci o di Guttuso. Secondo me, bisogna scegliere: o si è artisti o si è giornalisti, quindi si ha la titolarità di condurre le tribune politiche, come tanti bravissimi giornalisti”. Vespa ribatte: “Secondo te, Enzio Biagi era un giornalista o un artista? Alberto Angela e Piero Angela sono giornalisti o artisti? E Massimo Giannini? E Giletti? E Floris? Avevano tutti contratti artistici come il mio. Tutte fotocopie del mio contratto, amore mio. Ti devi rassegnare. Abbi pazienza, tesoro mio: non passi, perché mi dovresti dire che tutti quanti ballavano il tip-tap”. “Il tetto ai compensi è stato introdotto quest’anno”, replica Tecce. “Non c’entra niente” – ribadisce Vespa – “Per superare il tetto c’era bisogno di una qualifica, che è la stessa da Enzo Biagi a Floris”. Telese chiede: “Ma non era un escamotage per superare il tetto?”. “Assolutamente no” – risponde il conduttore Rai – “E’ lo stesso contratto che ho dal 2001 e che prima di me, o insieme a me, ha avuto Massimo Giannini”. “Ma la legge sul tetto ai compensi è arrivata dopo” – replica Tecce – “Come può parlare di Biagi oggi? Il contratto si deve adeguare alla legge, non è che la legge si adatta al contratto”