“Stiamo morendo, per favore”.

Il medico siriano a bordo del barcone lancia l’sos e ottiene come risposta quella di chiamare un altro numero di telefono. È la burocrazia. Secondo la normativa internazionale doveva essere Malta a coordinare le operazioni. A molti basta questo per dare un senso e una risposta a 300 morti di cui oltre 60 bambini. Il barcone stava affondando perché la motovedetta militare libica, quella grazie a cui sono diminuiti gli sbarchi sulle nostre coste, ha sparato sulle persone colpendo anche lo scafo. Come più volte abbiamo sentito dire da Matteo Salvini, un capo scuola per quanto riguarda l’incitazione a sparatorie sui barconi, con molti allievi sparsi in tutto il territorio nazionale. A destra e a “sinistra”.

Ad altri però non basta questa risposta. Qualcuno pensa sia proprio sbagliato respingere uccidendo e lasciare morire restando a guardare.

Sul barcone ci sono medici che qualcuno chiama “papà”. Il giornalista Fabrizio Gatti vede in questa storia anche quella di tre papà, medici che scappano dalla Siria con le loro famiglie perché nel paese mancano le condizioni per proseguire il loro lavoro. Salvare vite umane. Gatti rintraccia e pronuncia la parola “amore” per dire di quel sentimento provato dai medici per i loro figli che stanno affogando.

Medici che non riescono più a salvare. Nemmeno le vite generate. Vite umane che dovrebbero avere lo stesso valore in ogni angolo della terra.

Gatti pubblica le sconvolgenti intercettazioni delle conversazioni intercorse quel giorno tra la centrale operativa di Roma, quella di Malta e il comando della nave italiana Libra. Ne esce un ritratto sconvolgente dei nostri tempi nel film documentario Un Unico Destino. Un lungometraggio sul più grande massacro di civili di cui è accusata la Marina militare italiana.

Questo importante lavoro, insieme al lavoro dei legali di Mohammad Jammo, primario anestesista dell’ospedale siriano di Aleppo, che dal barcone chiamò ripetutamente con un telefono satellitare sia le autorità italiane sia quelle maltesi sono, credo, le condizioni che hanno portato il Gip a non archiviare il caso.

Spero di sbagliarmi ed essere smentito, ma mi chiedo: se su quella nave non ci fossero stati i medici, il telefono satellitare e poi i loro legali e se Gatti non avesse tenuto traccia pubblica della strage il Gip avrebbe invece archiviato il caso? Non credo ci sarebbe state grande resistenza visto il contesto politico e sociale prevalente attuale.

Secondo il dizionario una strage è un delitto di chi, al fine di uccidere, compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità. Quella di Lampedusa è stata chiamata così. Strage. Per sua natura, una strage implica qualcuno che l’ha causata. Lasciamo alla giustizia stabilire le responsabilità.

Mi chiedo anche se, questo episodio possa avere un epilogo diverso la prossima volta che arriverà a qualche umano orecchio la sovruaumana richiesta di un “Stiamo morendo, per favore”.

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