C’è chi sparisce per più di tre mesi l’anno tra ferie, malattie e permessi. E chi per soli 14 giorni, ma sono pagati uguale. Mentre si discute di comuni che gonfiano la tassa sui rifiuti e di come restituirla si scopre che alcuni dipendenti comunali si sottraggono più frequentemente al proprio lavoro di altri, con punte che rasentano l’assenteismo cronico come a Locri, dove i giorni di assenza dal lavoro sono mediamente quasi cento, per l’esattezza 99,37 o a La Maddalena (87,3). Così in molte regioni del Sud circondate casualmente dal mare, dove batte forte il sole e forse la tentazione di farsi largo tra le onde della burocrazia. La scoperta dell’acqua calda, dirà qualcuno, ma la classifica degli assenteisti d’Italia appena pubblicata nell’ultimo rapporto Ermes manderà in bestia ogni onesto lavoratore che paghi le tasse. Perché, è bene ricordarlo, si parla di giornate di assenza retribuita e i numeri danno la dimensione di un fenomeno che va ben oltre i singoli casi di furbetti del cartellino e si rivela come “sistema”. Ma stiamo ai numeri resi disponibili a tutti sul sito su www.ermespa.it L’edizione 2017 coinvolge le 2.298 amministrazioni con oltre 5.000 abitanti e più di 10 dipendenti censite dal Conto Annuale 2015 come regolate dai CCNL Regioni ed Enti Locali. Sono esclusi i piccoli comuni e quelli regolati dai contratti collettivi di lavoro delle Regioni a Statuto Speciale e delle Province Autonome.
Il campione copre l’ 84% delle amministrazioni e consegna una radiografata delle assenze. Come? Confrontando la media calcolata a livello nazionale con quella che emerge dai dati comunicati dalle singole amministrazioni fino a stilare una classifica puntuale. E allora, la media nazionale 2015 risultata pari a 50,2 giorni come risultante dei seguenti valori: 31,3 giorni di ferie, 10,3 di malattia, 3,4 di assenza per legge 104/1992 (invalidità), 3 per maternità e congedo parentale e 2,3 per concorsi, esami, lutti etc. In media, dice lo studio, si è lavorato 254 giorni, calcolati su uno standard di cinque giorni a settimana. Ecco, fatto 50 la media come siamo messi? Nove regioni si attestano su valori prossimi a quello medio generale, con valori medio-bassi registrati in Lombardia, Veneto, Toscana, Campania, Molise (45-50) si contrappongono cui si contrappongono indici medio-alti (55-60) di Calabria e Sicilia. Ma la vera sorpresa arriva quando si scende di dettaglio, quando si fanno i nomi dei comuni campioni di assenze giustificate.
E allora ecco svettare Locri (99 giorni) tra i primi 25 comuni mentre in fondo alla classifica c’è Biassono, in Lombardia, con una media di assenze di 14 giorni. In pratica in provincia di Reggio Calabria gli zelanti impiegati comunali riescono a lavorare 75 giorni meno all’anno, oltre due mesi di pacchia. Pagati, ovviamente, come fossero al lavoro. Tra i comuni con oltre mille dipendenti la classifica vede in pole position Palermo con 58,9 giorni di assenza, poi Cagliari e Catania (56) e quindi Torino (55,9). “Come si vede l’andamento dei giorni di assenza appare crescere all’aumentare della dimensione del Comune”, spiega il coordinatore scientifico della ricerca Nalita Buzzi: 51 per quelli oltre mille dipendenti, 50,8 tra 101 e 1000 unità, 48,9 da 51 a 100, 46,5 tra 26 e 50. “Chiaro che il dato di Locri con quasi tre mesi e mezzo di assenze di media fa discutere”, aggiunge “ma l’esposizione mediatica che deriva dalla classifica è funzionale a un progressivo miglioramento da parte delle amministrazioni”.
Il negativo del podio delle assenze tra le grandi città – sorpresa – va a Napoli (45), seguita da Rimini (46,5) e Milano (46,8). Se scendiamo tra i comuni sotto i mille dipendenti vince la palma dell’assenteismo La Maddalena, Terracina ma anche la modenese Mirandola (675,) cui si contrappongono per poche assenze Barletta e Vibo Valentia (23). Tra 51 e 100 dipendenti non c’è gara con Locri, la vera regina del cartellino non strisciato sotto i 50 dipendenti è Rizziconi, in provincia di Reggio. Menzione d’onore anche per i dipendenti di Tavernelle di Val di Pesa, provincia di Firenze, dove le assenze sono state mediamente 18,3. E c’è mezza Italia, a quanto pare, che ha una domanda per loro: ma chi ve lo fa fare?