Contrariamente a quanto si temeva, uno studio della Wright State University ha messo in luce come i campi magnetici creati dai veicoli a batteria non compromettano la funzionalità degli impianti cardiaci come pacemaker o defibrillatori
Le auto elettriche non comportano rischi per chi, soffrendo di cardiopatie, ha impiantati un pacemaker o un defibrillatore. Il dubbio che invece potessero esserci dei problemi era venuto ad alcuni studiosi, timorosi che i campi magnetici prodotti dai veicoli a batteria rendessero vano il lavoro dei dispositivi medico-cardiaci.
A sostenere invece la tesi della non-interferenza è un recente studio della Wright State University (Ohio) presentato alle American Heart Association’s Scientific Sessions, che si è basato sull’osservazione di 26 uomini e otto donne tutti “muniti” di dispositivi medicali impiantabili di diverso tipo, di età compresa tra 46 e 85 anni.
Queste “cavie” sono state fatte accomodare in tutti i posti disponibili dentro l’abitacolo di una vettura elettrica (è stata usata una Tesla S P90D del 2016). Dopo di che i ricercatori hanno cominciato a misurare le interferenze elettromagnetiche a bordo durante la fase di ricarica del veicolo, scoprendo che i campi magnetici generati dal sistema sono più intensi sul pavimento del sedile posteriore (vicino alla sistemazione deglin accumulatori) e intorno alla presa di carica.
Ma nulla che possa rappresentare un pericolo, sostengono gli studiosi. Secondo i quali i rilievi effettuati dimostrano che ” i segnali elettromagnetici dalla batteria dell’auto non interrompono la funzionalità normale degli impianti cardiaci, indipendentemente dalla sensibilità dei dispositivi. Gli impianti non sono colpiti perchè le interferenze generate dai veicoli elettrici sono molto basse, e li rendono sicuri per chi ha un device impiantato”.