Calcio

Calcio, Tavecchio non si dimette da presidente della Figc dopo l’eliminazione dal Mondiale. Esonerato Ventura

Il numero uno della Federcalcio resta al suo posto dopo la disfatta ai playoff contro la Svezia: "Indisponibile a rimettere il mio mandato" Lo ha comunicato agli 'stati generali' del calcio convocati a Roma a 48 ore dalla sconfitta contro la Svezia che ha lasciato l'Italia fuori da Russia 2018. Finita invece l'esperienza di Ventura come commissario tecnico: nessuna buonauscita, incasserà 8 mesi di contratto. E il prossimo ct? "Stiamo valutando orizzonti di allenatori importanti", afferma Tavecchio

Carlo Tavecchio esonera Gian Piero Ventura – che riceverà tutto quel che gli spetta da qui alla fine del contratto – ma non dà le dimissioni da presidente della Federcalcio dopo la mancata qualificazione a Russia 2018. Per la debacle contro la Svezia che lascia gli azzurri fuori da un mondiale dopo 59 anni, quindi, paga solo il commissario tecnico. Il numero uno della Figc si dice “indisponibile a rimettere il mandato”, afferma che è in corso una valutazione di “orizzonti di allenatori importanti” e promette che si presenterà davanti al prossimo consiglio federale con in mano un documento di proposte per ripartire dopo l’apocalisse, come definì lui stesso l’eventualità di una mancata partecipazione alla Coppa del Mondo. Su quei punti programmatici, i consiglieri “saranno chiamati ad esprimersi”. Viste le dichiarazioni pre e post riunione, non sarà difficile avere tutti dalla sua parte.

Tranne l’Assocalciatori, schierata apertamente contro Tavecchio. Per protesta, il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi, ha abbandonato la riunione: “Volevamo sentirci dire che si riparte da zero e si va a nuove elezioni – dice – Il presidente ha detto che non si dimette. Gli altri presenti non hanno preso posizione, rimandando al prossimo consiglio federale eventuali decisioni. Se questa è la premessa, per noi è difficile parlare di altro”. Secondo Tommasi le cariche federali “vanno azzerate, si deve andare a nuove elezioni con nuovi programmi. Non è finito il mondo, non è una tragedia, ma sicuramente è un momento in cui si deve dare una sola risposta iniziale per poi poter costruire. Oggi non c’è stata”. 

Ma già prima della riunione quella di Tommasi era stata l’unica posizione netta contro il presidente della Figc. Renzo Ulivieri, vicepresidente della Federcalcio e presidente dell’Associazione allenatori, ha detto per esempio di aver “fiducia nel programma”. Dopo la riunione, l’ex allenatore – che fu tra i più duri oppositori di Tavecchio alle prime elezioni – ha rincarato la dose attaccando Giovanni Malagò che aveva “spinto” per le dimissioni: “Le sue dichiarazioni non mi sono piaciute, non lo riconosco più come capo dello sport”.

Marcello Nicchi, a capo dell’associazione degli arbitri, ha scherzato: “Noi siamo abituati a distribuire cartellini rossi e gialli. Ma prima vogliamo parlare e capire”. Gabriele Gravina, presidente della Lega Pro, ha spiegato che tocca a Tavecchio decidere: “Io dico che un vuoto di potere, fra l’altro Tavecchio è anche commissario della Lega di A, sarebbe gravissimo in questo momento”. Dopo un primo cauto invito, al quale se n’era aggiunto uno più deciso del presidente del Coni, in mattinata anche il ministro dello Sport Luca Lotti era tornato a ribadire che “la Federazione è un’istituzione autonoma, privata, fa le sue riflessioni. Io mi auguro che queste persone facciano le riflessioni che tutta Italia gli sta chiedendo di fare. Non c’è null’altro da aggiungere”.

In serata è intervenuto nuovamente anche Malagò: “Prendo atto di quanto hanno deciso. L’ho sempre detto che il Coni non può commissariare dal punto di vista tecnico, ora vediamo, insomma mi dicono che c’è un’assunzione di responsabilità, è la vita”, ha detto il numero uno dello sport italiano. “Pentito di non essermi esposto alle ultime elezioni federali che hanno rieletto Tavecchio? No, perché io non mi sono espresso favore di nessun, non l’ho fatto in questi anni. Chi si ritene che sia eletto da una base democratica è giusto che abbia la rappresentanza di quel movimento, questo lo penso nel modo più assoluto”, dice Malagò. “Continuo assolutamente a riconoscere Tavecchio come capo del calcio perché è stato eletto su questi presupposti democratici, ma questo non vuol dire che non mi sento di esprimere un’opinione secondo me più che legittima”, ha concluso rispondendo all’attacco di Ulivieri.

Addio, invece, a Gian Piero Ventura che aveva deciso di non dimettersi subito dopo lo 0-0 di San Siro. Adesso, invece, è arrivata la separazione, probabilmente frutto del pagamento degli ultimi 8 mesi di contratto del ct. Le parti, come spiegato ieri da ilfattoquotidiano.it, cercavano un accordo, ma pare che alla fine Ventura riceverà tutto quel che gli spetta, come ha lasciato intendere Ulivieri. Paga tutto lui per la mancata qualificazione, ma incassa allo stesso tempo.